Pari, o dispari?
Pensieri degli anni difficili
A questo punto della mia vita, comincio ad avere ben chiare le cose più importanti per il proseguo del viaggio, quindi dove concentrare le energie per ottimizzare e vivere godendo della gratificazione che dovrebbe far parte del bagaglio che accompagna l’essere umano.
La risorsa tempo!
Come ho avuto modo già di dire, il tempo rimane una delle risorse più importanti che desidero, non risparmiare ma, come dire, non sprecare. Ho la fortuna di saper godere del piacere di vivere la vita nei suoi tanti aspetti. Talvolta, però, mi fermo e mi accorgo, forse un po’ tardi, di aver perso troppe energie; non vivo quasi mai la noia e, pur assaporando il sonno, alla sera un po’ mi dispiace dover spegnere le luci per trovarmi velocemente abbracciata a Morfeo.
Mi piace tantissimo vivere l’accoglienza della casa, poltrire da un divano all’altro, leggiucchiando qua e là. La guardo scoprendo ogni particolare o dettaglio che, sistemato proprio lì in mezzo, da un tocco particolare esaltando un’altra parte della mia persona.
È proprio vero! La casa, la persona. Rispecchia se stessi e il proprio modo di essere.
Ma come si collega il discorso risorsa tempo al mio tempio dell’accoglienza?
Fino a tarda, tardissima età poco mi sono occupata della gestione della casa, vivendola quasi come un albergo (quante volte ce lo siamo sentiti dire?) e trovando il tutto sistemato quasi per magia in ogni angolo e al suo posto. Quando arrivò il momento di rimboccarsi le maniche non poche le ansie che mi accompagnarono. Disordinata per natura, ma costretta alla maniacalità dagli apprendimenti, a fatica trovai una dimensione per non far si che le onde del caos coinvolgessero ogni aspetto o piccolo spazio. E allora ho cominciato a fare i conti con tutte quelle cose, indispensabili per il proseguire della vita, ma che riducono di molto la preziosa mia risorsa tempo.
Ci sono alcuni lavori domestici che mi riportano col pensiero all’infanzia. E in giornate come questa, quando un po’ di nostalgia avvolge teneramente il mio stato d’animo, mi ritrovo proiettata nella calda atmosfera rossa della stanza più frequentata, sicuramente oggi piccolissima, ma allora immensa. Un piccolo asse da stiro, una piccola cucina per preparare manicaretti gustosi da offrire ai miei ospiti immaginari, un sediolone per la bambole ad esercitare il mio ruolo di madre, ma anche le macchinine e immancabili le fionde artigianali, costruite con un legnetto di forma adatta e l’elastico più grosso.
Torniamo ai giorni nostri. Per ottimizzare i tempi e non perderne di prezioso ho trovato una soluzione ad un compito che, impossibile da evitare, mi costringe a sprecarne forse troppo. Si tratta della lavatrice, o meglio quello che ne segue. Penso che insieme ai surgelati sia una delle più importanti invenzioni che l’uomo abbia mai potuto creare. Sogno di averne due, una vicina all’altra, perché ne ho talmente stima e rispetto che la tratto come un essere umano e mi spiace lasciarla spesso sola, vorrei poterle offrire un compagno di vita. Il momento in cui torno dai viaggi diventa protagonista indiscussa della casa. Il mio trolley si ferma davanti a lei, quasi ad onorarla ed adorarla; lo apro e in un solo momento il tutto scivola dentro di lei, nella sua tonda bocca. Una palla di sapone, i giri. La magia di questa fantastica operazione svanisce alla fine della centrifuga, quando è richiesto l’intervento “manuale” e la “fatica”. Impossibile pensare che gli umidi e profumati indumenti e quant’altro possano ritrovarsi autonomamente sistemati e ben in fila sulle corde tese dell’aria fresca, ad asciugare. Ma, l’operazione della “stenditura” la si può addolcire con la musica, in auricolare con l’amica più cara, oppure canticchiando allegramente. Riesco bene a tollerare. Quello che proprio non sopporto è passare una consistente dose del mio tempo in seguito poi a raccogliere.
Per ovviare a questo inconveniente, qualche anno fa, cronometrato il tempo perso a mettere insieme per trovare il giusto partner alle coppie di calzini, ebbi un’idea “risparmiante”. Comprai un grande e allegro cesto, ricamato di stoffa colorata e che ben si adattava con l’ambiente che lo avrebbe ospitato. Quindi acquistai calzini a volontà, ma…tutti uguali e nella lunghezza e nel colore. Il momento della raccolta cambiò immediatamente il suo amaro significato! In un batter d’occhio e senza stare a cercare il suo lo stesso, coppie di calzini profumati e asciutti non piegati nella cesta. Immediatamente e senza alcuna inutile perdita di tempo.
Però, dopo qualche tempo, notai con stupore che il loro numero si riduceva progressivamente. Quante volte nel cuore della notte, nel silenzio della strada, ho provato a far la conta? Innumerevoli. Sulla corda tutta tesa sto a contare: uno due tre quattro cinque… Non è possibile, quando il dispari si impossessa della corda incomincia una caccia al tesoro. Dove sarà l’altro, il suo compagno? Uno sguardo fra le lenzuola, uno nel cestello roteante, uno ancora sul pavimento. Impossibile, svanito!
Questo rimane uno di quei misteri irrisolti che non trova alcuna soluzione. Ho provato anche, su consiglio di qualcuno, a smontare più e più volte il filtro, ma senza successo, se non che una copiosa perdita d’acqua improvvisa e abbondante. Niente!
E allora mi sono fatta un’idea. Famiglie intere e numerose di calzini vivono indisturbate, conducendo una vita segreta e parallela all’interno della mia casa. Chissà dove e senza contribuire in alcun modo alle spese generali! Organizzate forse per colore e tessuto, quelle estive, primaverili, invernali, tutte compatte fra di loro ed omogenee, segretamente e con discrezione, non appena lo spaiato manifesta il suo disagio, interviene il “rapimento”.
Ora, miei cari lettori, se siete arrivati fino a qui, sopportando questa intricata e assurda, ma reale descrizione, se siete incuriositi o, ed è quello che io spero, se qualcuno vive questo stesso mio tormento e, per caso, ha trovato una risposta allo “smarrimento senza traccia”, mi piacerebbe mettermi in contatto con lui, magari per poter condividere un pensiero che assilla, scambiarci opinioni e idee. E perché no, anche calzini spaiati! È vero che si tratta di un indumento personale, ma anche solo per contribuire alla costituzione di una coppia.
La vita segreta del calzino.
Fernanda
P.S.: prima che qualcuno possa chiedermi se effettuo la conta prima del salto nella tonda bocca…, si, conto e sono sempre in pari, è poi alla fine che misteriosamente… sempre uno in meno.
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line