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A chi, almeno una volta nella vita, non è capitato di innamorarsi?

In un momento storico così difficile segnato da ansie, intime paure e mancanza di riferimenti importanti, penso sia fuori dagli schemi e decisamente rilassante la trattazione di un tema così delicatamente intenso.

Ritengo che la fase dell’innamoramento, nella vita di ogni essere umano, rappresenti una parentesi, breve o lunga, durante la quale il nostro animo viene pervaso da sublimi sensazioni che, per alcuni aspetti, si possono solo vivere intensamente, ma che risultano, poi, difficilmente traducibili in parole…

Molti studiosi hanno tentato, avventurandosi in definizioni che si sono, poi, rivelate aride e tecniche architetture di parole, nelle quali inquadrare queste emozioni che, in quanto tali, a parer di chi scrive, non possono essere confinate in un concetto unitario, bensì debbono necessariamente spaziare nelle sterminate praterie del nostro animo, da dove, in genere, trapela solo ciò che noi permettiamo, libere, quindi, di essere vissute secondo i parametri della soggettività com’è giusto che sia, tanto è vero che gli studi e le ricerche intorno all’argomento non hanno soddisfatto la sete di conoscenza, intensificandosi con continue aggiunte di dati.

Di questi tempi, purtroppo, l’innamoramento viene vissuto con sempre meno intensità confondendo, a volte, questa emozionante fase della nostra vita, con una mera storia basata semplicemente sull’intesa sessuale: chi dovesse cadere in un simile errore non assaporerà i momenti più belli di un’intensa storia d’amore la cui sublimazione è rappresentata anche dalla sfera sessuale.

Ma l’innamoramento, dicevamo, non è solo questo, non prevede solo un vertice, ma tutta una serie di passaggi precedenti che ci fanno sentire in un’altra dimensione, una dimensione dove tutto ci riesce più semplice, dove i problemi ci sembrano meno insormontabili, dove le difficoltà vengono affrontate con maggiore decisione, insomma ci troviamo a vivere una fase di vita in cui siamo continuamente sollecitati al positivo in nome di un qualcosa che non sappiamo bene cosa sia ma che siamo certi esserci perché lo avvertiamo dentro noi stessi.

Però l’amore prevede anche delle insidie, insidie che risultano essere inversamente proporzionali alla nostra maturità , alla nostra capacità di comunicare, insomma allo sviluppo della nostra personalità del nostro io… infatti può capitare di identificare nel partner non la persona che dovrà stare al nostro fianco, ma una spalla su cui piangere i nostri errori le nostre carenze la nostra immaturità, come solo rifugio nei momenti di burrasca.. da dimenticare, poi, in quelli di bonaccia.

E’, questo, il peggior modo di intendere un rapporto d’amore, in quanto, alla lunga si rischierebbe di diventare succubi del partner, e se malauguratamente la storia d’amore dovesse finire, allora sarebbero dolori, in quanto verrebbe meno quel punto di riferimento che invece di essere dentro di noi, si verrebbe a trovare al di fuori, minando, così, il nostro equilibrio e la nostra lucidità con serie conseguenze al negativo.

Da qui, dunque, la necessità di vivere un rapporto d’amore con grande maturità proprio per non cadere in quei fastidiosi “effetti collaterali” che purtroppo sono previsti nelle “indicazioni per l’uso”. Certo non regole scritte, ma semplice prassi, però sempre ubbidiente alle leggi di natura, le uniche che possano disciplinare una “materia” tanto vasta e complessa, ed attenendosi alle quali si eviterà di soffrire oltre misura! Seneca sosteneva che “(…) un rapporto d’amore è da paragonarsi ad un grosso calderone dentro il quale riporre sapientemente tutti gli ingredienti di cui si dispone, è nel mescolarli ripetutamente e pazientemente, che ci si dovrebbe accorgere se sono quelli adatti a preparare un ottimo pasto , assaggiando continuamente il brodo, tenendone sotto controllo la cottura, così da potervi porre rimedio in caso di carenza di qualche ingrediente, altrimenti si otterrà una minestra non rispondente ai nostri gusti, e, quantunque volessimo gustarla egualmente, alla lunga finirà con il produrci qualche danno…quindi le minestre mal riuscite meglio eliminarle piuttosto che provare a gustarle per vedere se con il tempo il nostro palato vi si potrà abituare…”

Stando al pensiero di Seneca, l’amore non prevede forzature, in quanto, queste, alla lunga, risultano essere dannose, quindi è fondamentale, in amore , rispettare le leggi naturali per poter pensare di intraprendere un rapporto che possa darci qualcosa e nel quale valga la pena di investire il nostro tempo e le nostre energie!

Ed un rapporto d’amore si fonda su più elementi concatenati tra loro come stima, fiducia, rispetto, affetto, complicità che si rafforzano nel tempo ma che vanno essi stessi alimentati nel tempo, altrimenti, inevitabilmente, si affievoliscono causando un attenuazione di quel rapporto….fino alla sua fine.

Ed a questo punto introduciamo un altro elemento che identifichiamo come abitudine.

Questa, infatti sopraggiunge quando i componenti della coppia non vivono il rapporto, bensì si lasciano vivere da esso andando, con esso, alla deriva. In questo caso bisognerebbe chiedersi con grande maturità il perché ci si ostina a puntellare un rapporto le cui fondamenta sono sgretolate, e se è il caso di intervenire, magari con l’aiuto di persone competenti, per cercare di rimetterlo in piedi partendo proprio da quelle fondamenta così compromesse.

Bisognerebbe, quindi, chiedersi il perché di un unione, quali le affinità dei partners quali gli obiettivi di ognuno, quali quelli della coppia…

Un rapporto d’amore non dovrebbe prevedere sofferenza, certo si possono preventivare momenti difficili, derivanti da fattori esterni alla coppia e, quindi, superabili.. ma mai sofferenza per colpa di un partner o dell’altro…altrimenti tutto ciò risulterebbe illogico e, quindi, non da perseguire.

Ma il rapporto non dovrebbe basarsi anche sul dialogo?

Ed allora perché troncare di netto delle relazioni affettive, provocando sicura sofferenza all’altro, quando si potrebbe discutere per individuare affinità e diversità, valutarle e quindi decidere serenamente se è il caso oppure no di stare insieme?

In questo caso sono assolutamente da evitare situazioni di comodo come, ad esempio, ..se continuassi la relazione ne conseguirei un determinato vantaggio o similari, perchè tali situazioni offenderebbero chi le ponesse in essere, quanto chi le dovesse accettare, perché ne mortificherebbero, con gradazioni e valenze diverse, la personalità e la dignità di ognuno: “decisione cum mediatione” sosteneva Solone, grande personaggio politico che contribuì alla grandezza di Atene, infatti nelle più disparate situazioni non serve solo essere decisi ma bisogna anche saper mediare, non esiste rapporto umano se manca una delle due componenti del rapporto stesso e cioè la decisione del soggetto di polso come la capacità di saper correttamente mediare che è dell’uomo saggio!

Da qualche parte mi è capitato di leggere che “un rapporto d’amore è l’unione di due solitudini”

…per cui non se ne dovrebbe temere la fine e sarebbe saggio rispettare le autonomie dei singoli componenti per far si che uno dei due non rivendichi i suoi spazi violati…fuggendo!

Un rapporto d’amore dovrebbe essere inteso come un grande fiume nel quale fare affluire sempre acqua limpida rappresentata dal meglio di noi stessi, la minima traccia di melma presente in uno dei due affluenti alla lunga finirebbe col lordare l’intero corso principale.

Vorrei concludere con una frase di Erich Fromm:”(…) E’ l’amore un’arte? Allora richiede sforzo e saggezza “, io aggiungerei che l’uomo è saggio quando lavora su se stesso per lo sviluppo della propria personalità e lo sforzo consiste nel cercare di tenere fede agli apprendimenti acquisiti, senza predicare bene e razzolare male, in quanto una persona correttamente formata sarà in grado di vivere un rapporto d’amore al meglio, respirandone l’intensità delle emozioni forti, ineguagliabili e positive che esso produce.

Mariano Marchese (24 luglio 2008)