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Lui, Lei e l’Altra… il triangolo alla francese per davvero!


“Nathalie” è la storia di due donne e del loro segreto. Tratto liberamente da un romanzo di Philippe Blasband, la regista Anne Fontaine si è affidata all’erotismo immaginato attraverso Emmanuelle Béart, icona del cinema francese qui impegnata a rivaleggiare con l’affascinante Fanny Ardant.

La manipolazione e la fantasia sono i temi portanti di questo film che vede ancora una volta la rivisitazione del triangolo amoroso che, in questo caso, è interamente affidato all’immaginazione. Dopo aver scoperto per caso un tradimento del marito, Catherine, Fanny Ardant, vaga per la notte in una Parigi a luci rosse attraversata nei club privèe. La donna è confusa, non avrebbe mai pensato di dover rimettere in discussione i suoi venticinque anni di matrimonio ma, allo stesso tempo, adesso vuole sapere tutto. Ha scoperto che suo marito Bernard, Gerard Depardieu, la tradisce. Per conoscere tutti i desideri erotici più nascosti ed intimi dell’uomo che le vive accanto, Catherine chiede a Marlene, Emmanuelle Béart, una prostituta d’alto bordo, perché seduca suo marito e le racconti ogni particolare. Attraverso i racconti di Nathalie, Catherine, infatti, ha scoperto un nuovo Bernard: ormai lo vede sotto una luce diversa e, pian piano, il loro matrimonio è offuscato dall’importanza del rapporto creatosi fra Catherine e Nathalie: ognuna ha bisogno dell’altra, ognuna mente all’altra ma una delle due mentirà a se stessa.

La scommessa della regista è stata quella di un film sul desiderio erotico, priva di qualsiasi scena di sesso. L’esperimento è riuscito, soprattutto grazie alla sensualità della Béart che con il suo sguardo riesce a caricare il film di erotismo più di qualsiasi scena di nudo. Sublime l’interpretazione dell’Ardant con un Gerard Depardieu all’altezza della situazione. Un film interessante da non perdere.

Senza rivelare il finale, si può dire che Nathalie non è affatto un film erotico e non a caso è del tutto costruito in assenza di scene di sesso. Si potrebbe piuttosto classificare come thriller sentimentale ma, al di là dei generi, è curioso notare come la regista torni a scavare nella coppia attraverso le pieghe nascoste della sessualità immaginata. Il tema, come alcuni ricorderanno, era già presente in Nettoyage à sec, un film del 1997 dove lo stanco matrimonio di Miou Miou e Charles Berling era ravvivato dal loro incontro con una drag queen conosciuta in un locale notturno. In entrambi i film la Fontaine sembra dirci che in tutti i matrimoni più consolidati si annidano desideri nascosti e impulsi repressi, fantasie che nascono da solitudini inconfessate.

In Nathalie, ad ogni modo, l’impianto teatrale fatica a catturare l’attenzione nonostante una grandissima Fanny Ardant, una convincente Emmanuelle Béart alle prese con una triplice identità e un Depardieu all’altezza. Il gioco dell’immaginario erotico rischia di far sbadigliare qua e là lo spettatore, ma a tener desta l’attenzione del pubblico ci pensa la Beart con il suo sguardo che vale più di dieci scene di nudo anche se nella locandina del film è ritratta che balla seminuda in un numero di lap-dance: ma è solo questione di marketing.

Roberto Cecere