Dopo aver udito papa Francesco sentenziare: “Vaccinarsi è un atto d’amore” ho capito che era giunto il momento di scendere in campo. E dato che le vie del signore sono infinite, non escludo che il Santo Padre possa leggermi.
Nel nostro vocabolario non c’è una parola più abusata di “amore”, di cui ci si serve per designare sentimenti disparati. L’amore può essere filiale, può essere una profonda amicizia… In rari casi può essere rivolto all’intera umanità, ma più spesso è rivolto a noi stessi.
Gli antichi greci avevano almeno sei termini per distinguere i vari tipi di “amore”. Noi invece ne abbiamo uno solo. E su tutte le connotazioni che presenta tale termine, quella legata alla sessualità e quindi all’egoismo – un egoismo a due – è la predominante.
Secondo il giornalista Massimo Fini: “L’amore è un disturbo psicosomatico creato dalla Natura per costringere a congiungersi due sessi altrimenti incompatibili.”
Ha molto amato, si tende a dire di un uomo che nel corso degli anni ha disseminato il suo seme con grande generosità, a beneficio di un gran numero di partner. Una donna che abbia molto amato è una donna che ha avuto storie amorose con svariati uomini, ai quali all’inizio aveva creduto ma che poi l’hanno delusa. “Per amore ho rischiato la vita” ha sentenziato Annapaola Xodo, avvelenata dalla protesi al seno e che racconta la sua storia in un libro – “L’amore perfetto” il cui tema centrale è “la trasformazione fisica per ‘amore’, la chirurgia plastica inseguita come soluzione al sentirsi inadeguata al fianco dell’uomo dei suoi sogni.” Insomma, si cerca il principe azzurro e si ricorre alla chirurgia e al silicone per rendere più appetitosi per lui seno e chiappe. Un magnifico esempio anche questo di amore”, anzi di ammore”.
Uno che amò molto fu il romanziere Georges Simenon, che abitualmente aveva in casa due partner femminili, sempre disponibili, e che fuori casa conobbe” in senso biblico qualche migliaio di donne. Questo esperto dell’amore scrisse: “In tutti i miei romanzi credo che non ho mai parlato d’amore altrimenti che come un incidente, ossia una malattia, io credo quasi una malattia vergognosa, in ogni modo qualche cosa che non poteva che diminuire l’uomo togliendoli il controllo su sé stesso.” E ancora: “Considero la passione, come d’altronde gli psichiatri e i medici, come una malattia.” Neppure Giuseppe Prezzolini ebbe un’idea molto alta dell’amore. Scrisse: “L’amore fra i sessi è, fra tutte le passioni, la più egoistica, la meno sociale di tutti. Non vi è un ostacolo morale, non vi è ritegno di pudore, non vi è preoccupazione del bene comune, non vi è devozione di patria o interesse di stato che non possa essere sorpassato dalla passione amorosa. Non vi è piccolo mondo più chiuso ed esclusivo di quello di due che si amano.” Il sociologo Alberoni: “Nel libro Innamoramento e amore ho definito l’innamoramento come lo stato nascente di un movimento collettivo formato da due persone.” Ma – aggiungo io – l’affinità con gli anni diminuisce, e il collettivo si allarga…
Oso dire che la prova di un sentimento normale di amore verso la società consiste nell’accettare i principi del vivere civile. Facendo il proprio dovere di padre, di marito, di amico, di connazionale, di cittadino, di lavoratore, si dimostra un sentimento di amore o almeno di rispetto per gli altri, anche per quelli che non si conoscono.
Un’infinità di abitanti dello Stivale si proclama amante dell’umanità intera, del diverso, dello straniero. Questi italiani, gran moralisti predicatori, sono però in perenne conflitto tra loro; tra vicini di casa, tra condomini, tra parenti, tra avversari di squadra di calcio, di setta, di parrocchia, di campanile, di clan… Sono campioni di odi civili. Ma manifestano a parole un grande amore per il diverso, per lo straniero, per l’umanità intera. Purché questa resti lontana…
Claudio Antonelli – Giornalista, Scrittore