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Gli uomini che nascono, sono figli delle donne ma non sono come noi (Mia Martini)

Narcisismo è un termine che presenta una vasta gamma di significati, a seconda che venga utilizzato per descrivere un tratto fisiologico della personalità, o un suo disturbo, o un problema sociale o culturale.

Comunemente, diventa un sinonimo di egocentrismo, egoismo, vanità, arroganza,,,

In Psicologia, questo termine è utilizzato sia per descrivere il sano amor proprio, sia per puntare l’indice sull’eccessiva considerazione di sé, che si riflette nelle relazioni introspettive e in quelle interpersonali.

Il Narcisismo patologico, per esempio…

I maggiori autori del mondo della Psicologia concordano nell’affermare che derivi da una “strutturazione” della personalità che si origina nell’infanzia e che ha a che fare con quella che viene chiamata “ferita narcisistica”, generalmente associata a sentimenti di vergogna e di risentimento.

Le persone affette da questo “stigma”, diventano estremamente esigenti e giudicanti con sé stesse e con gli altri ma, al tempo stesso, sono insofferenti alle critiche (che vivono come un giudizio sulla propria personalità), tendono a concepire le relazioni umane essenzialmente come basate sul potere e sul controllo (in una relazione, in una discussione, si “vince” o si “perde”) e sviluppano tecniche di comunicazione seduttive e manipolatorie.

Ma, del Narcisismo, ne esiste anche una “variante sana”

Il concetto di narcisismo sano è stato coniato per la prima volta da Paul Federn e ha guadagnato importanza negli anni ’70 attraverso la ricerca di Heinz Kohut e Otto Kernberg.

Potremmo sintetizzare le sue caratteristiche dicendo che connota:

  • Adeguata autostima.
  • Empatia per gli altri e riconoscimento dei loro bisogni.
  • Rispetto e amore di sé.
  • Capacità di resilienza (emotiva e operativa)

Ed è da qui, cari Lettori, che vorremmo iniziare il nostro cammino insieme a voi, questa settimana.

Dalla storia di una donna conosciuta come Mia Martini, o Mimì, il cui vero nome all’anagrafe era Domenica Rita Adriana Bertè. Tre diversi aspetti di personalità peculiari di un corpo solo: quello di una delle più grandi interpreti italiane di tutti i tempi.

Potremmo, simbolicamente, riconoscere in Mia Martini (pseudonimo derivante dall’attrice Mia Farrow e dall’omonimo marchio di bevande alcoliche, il cui nome era tra le tre parole più famose all’estero, insieme a “pizza” e “spaghetti”) l’elemento meno costruttivo del narcisismo, quello che spinge a nutrire il bisogno di sentirsi acclamati e risarciti per ogni sforzo sostenuto ma che porta, inevitabilmente ad avvertire il peso di una profonda solitudine.

Da Mimì riusciremmo a intravedere, teneramente, gli elementi più sani del narcisismo, quelli che hanno “combattuto” contro ogni sasso lanciatole.

Su Domenica Rita Adriana, però, dovrebbe poggiare l’intero impalcato.

Una questione di autostima

Volendone cercare la definizione, partendo dai dizionari della lingua italiana, troveremmo che, l’autostima, appunto “risulta da una valutazione delle qualità percepite (in maniera corretta) come proprie, utili per sé e non dannose per gli altri. In sostanza, una considerazione positiva generale che un essere umano può avere di sé”

Quindi, la capacità di costruire con criterio, validi rapporti sociali, superando rancore, ostilità e meschini risentimenti. Valutando, inoltre il positivo ed il negativo, chiarendo eventuali disagi.

A queste condizioni, una buona autostima consente di sentirsi sicuri di sé, di considerarsi “solidi”, realizzati nel lavoro prescelto, integrati in maniera corretta nell’ambiente in cui si vive.

Come si sviluppa l’autostima?

Come il Narcisismo sano, la percezione del tempo che scorre e molto altro, è un dono concesso da nostra madre che, prendendoci fra le sue braccia e sincronizzando il suo sguardo col nostro, realizza quel fondamentale rispecchiamento, attraverso cui percepiamo il rimembrare del suo essere stata Bambina, del suo credere alla Vita, dei suoi sogni e della gratitudine per essere stati, noi, il tramite di questo transfert temporale.

Grazie alla sua presenza, si determina la stimolazione e lo sviluppo dei potenziali che dormono nelle nostre tracce geniche (un po’ come il contadino che consente al seme di manifestarsi, grazie alle giuste attenzioni), costituendo la premessa indispensabile per evolvere verso l’autonomia, a partire dallo stato iniziale di indifferenziazione e di dipendenza assoluta.

Una volta avviati sul percorso della vita, la percezione di valere qualcosa, continua attraverso svariate sfaccettature operative:

  • applicandosi con serietà al proprio lavoro;
  • andando “oltre” le dipendenze emotive e creando spazi di autonomia, acquisendo una sorta di “competenza generale di sé”;
  • rendendosi conto della validità che, il proprio operato, rappresenta all’interno della Società in cui si vive;
  • migliorando sé stessi continuamente, per riuscire a proteggere la propria Integrità valoriale.

Si scoprirà, generalmente, che gli uomini che si lamentano costantemente della loro cattiva sorte stanno solo raccogliendo le conseguenze della loro stessa negligenza, incuria, e imprevidenza, o mancanza di applicazione. (SAMUEL SMILES)

Cari Lettori, il termine “sfortuna” deriva dal Latino come alterazione di Fortuna, quindi condizione di accadimenti negativi.

Siccome noi umani manteniamo una quota del cosiddetto “pensiero magico” dei bambini convinti di potere controllare gli avvenimenti, ecco che tentiamo di annullare i presunti influssi delle avversità, con l’ausilio di amuleti di vario genere o con genti scaramantici o “protettivi”, coem quelli di allontanarsi dalla fonte della iettatura.

A questo proposito, “La patente” di Luigi Pirandello è una novella di grande qualità che molto ci dice sulla cattiveria della Società.

Un vivere negativo che attraversa tutti gli strati sociali, dai più umili ai più colti.

Tutto ruota intorno alla jettatura: “non è vero, ma ci credo”.

Rosario Chiàrchiaro, il protagonista della novella, è considerato dalla gente uno jettatore e, di conseguenza,  la sua vita diventa un inferno. Non riesce neppure più a lavorare per poter mantenere la propria famiglia, perché tutti lo evitano.

Cari Lettori, si dice che di solito la fama preceda il nome ma, nel caso di Mia Martini, è accaduto esattamente il contrario e, a volte, un nome e cognome, nonostante siano solo uno pseudonimo, pesano come la peggiore delle disgrazie.

Domenica Bertè (detta Mimì), nasce il 20 settembre 1947 a Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria.

È la seconda di quattro sorelle: Loredana, Leda e Olivia.

Inizia molto presto, nonostante la contrarietà del padre, a partecipare a feste, serate ed eventi in balere durante i quali sprigiona la sua voce con una potenza senza confini.

Trasferitasi a Roma, insieme alla madre (il padre si “eclissa” molto presto dalla loro vita) muove i primi passi artistici assieme alla sorella Loredana e all’amico Renato Fiacchini (che, più tardi, sarà conosciuto con il nome di Renato Zero).

La strada è in salita anche perché viene arrestata per possesso di marijuana, accusa dalla quel sarà in seguito scagionata ma che le creerà non pochi condizionamenti negativi.

L’importante è buttare i ricordi alle proprie spalle. Io l’ho fatto con un disco, un 33 giri intitolato “Oltre la collina” nel quale ho praticamente messo tutta me stessa, tutto il mio passato. Nella canzone “Padre davvero” c’è anche mio padre, che se ne andò di casa un giorno, vent’anni fa, e che da allora non abbiamo più rivisto. Ho saputo incidentalmente che abita a Milano e insegna in un liceo. C’è anche la mia esperienza con gli hippy ad Ibiza, in Spagna e a Katmandu, nel Nepal, in Oriente. Una vita avventurosa, imprevedibile, soprattutto sofferta.

Ed è così che inizia ad essere apprezzata sia da personaggi emergenti come Claudio Baglioni, Riccardo Cocciante, che da artisti già affermati come Bruno Lauzi, Lucio Battisti Dario Baldan Bembo  e molti altri.

Il suo successo senza tempo, dopo “piccola donna” (cantata e tradotta in più lingue) è senz’altro “Minuetto”, un’opera travolgente creata grazie all’intervento di Franco Califano che viene “cucita” seguendo le vicende intime della cantante e che ha visto, come corista in sala d’incisione addirittura Adriano Panatta.

È un brano così ricco di sensazioni che il pubblico ne decreta un record di vendite che le permetterà di vincere il disco d’oro, di platino e il Festivalbar nonché il maggior successo del 1973.

La sua strada incrocia anche il talento di Charles Aznavour che la innalza sui palcoscenici più prestigiosi.

Contesa da molte etichette discografiche ottiene frequenti attenzioni anche da Mamma Rai, che le dedica diverse trasmissioni televisive e radiofoniche.

Il suo livello artistico si innalza ulteriormente grazie all’incontro con Ivano Fossati che, però, ferirà il suo cuore in maniera significativa.

E, poi, altri successi della “Critica” a San Remo e altre collaborazioni anche con Mogol.

La carriera da artista, si sa, pesa di più sulle spalle di chi è maggiormente sensibile e, Mimì, da questo punto di vista, è una persona estremamente empatica.

Questa caratteristica è certamente un dono (perché scrive e interpreta testi che smuovono l’anima) ma è anche una condanna, perché la costringe a sentire in modo amplificato tutto ciò che la circonda.

Comincia a spargersi l’infame cattiveria che la vuole portatrice di sfortuna, a causa di un episodio avvenuto qualche anno prima quando, durante un incidente stradale erano morti due artisti che, poche ore prima, si erano esibiti con lei.

Da lì in poi, molti le applicano l’etichetta di “portatrice di jella”.

Questo atteggiamento, assurdo e incomprensibile, la induce a ritirarsi dalle scene.

La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C’era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival…

Ricordo anche Gianni Boncompagni che, al mio ingresso in studio, disse alla troupe: ragazzi attenti, da adesso può succedere di tutto, salteranno i microfoni, ci sarà un black out.

Tu che sei diverso, almeno tu nell’universo.

Ne “La patente” di Pirandello, Rosario Chiàrchiaro trova una conclusione geniale.

Pretenderà, dal Giudice, la patente di jettatore. In questo modo, avrà risolto i problemi economici ed eserciterà il potere su tutti coloro che gli hanno fatto del male.

Basterà, ad esempio, che si avvicini ad un negozio e il proprietario, dietro compenso, lo pregherà di spostarsi da un’altra parte.

Sarà sufficiente posare il proprio sguardo su qualcuno che, quest’ultimo scapperà in preda al panico.

E la nostra Mimì?

Se l’uomo in gruppo è più cattivo, quando è solo ha più paura (Mia Martini)

Nel 1989, il musicista e discografico Gianni Sanjust la convince a ritornare a cantare, a San Remo, il brano per anni rimasto inedito: “Almeno tu nell’universo”.

Lei, nel mentre, ha subito degli interventi alle corde vocali che le hanno modificato la voce e, in più, continuano a pesare le maldicenze dei più.

Ma va lo stesso.

Sul palco, inizia il sottofondo musicale e cala il silenzio.

Tutti aspettano trepidanti e l’attacco è lento.

All’improvviso ritorna la Regina e ruggisce: “…tu, tu che sei diverso, almeno tu nell’universo”.

Ce l’ha fatta. Vince il premio alla critica con l’entusiasmo dei giornalisti e del pubblico.

In autunno, riceve la Targa Tenco come migliore interprete femminile dell’anno e, un mese dopo, viene premiata dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti come “Interprete per eccellenza”.

E arriva, di nuovo, San Remo  e l’Eurovision. E, nuovamente, il disco d’oro, con “Lacrime”.

E, finalmente, fa pace con  la sorella Loredana, con la qual canterà “Stiamo come stiamo”.

Si parla di collaborazioni con Mina ma, il 14 maggio 1995, a seguito di alcuni giorni di irreperibilità, i vigili del fuoco entrano nella sua casa in provincia di Varese trovando il corpo esanime sul letto: sulle orecchie ancora le cuffie con cui ascoltava la musica e il braccio teso verso l’apparecchio telefonico.

Probabilmente, una crisi cardiaca fulminante.

Quel cuore generoso, reso orfano di un padre, dopo aver sempre sorriso alle ferite della cattiveria, ha deciso si riposare.

Ti avrei rubato la dolcezza per disegnarla sul mio viso e avrei voluto respirare solo un momento accanto a te (Mia Martini)

Cari Lettori, sono trascorsi quasi 30 anni da allora. Noi abbiamo inteso parlare di una Donna testimone del tempo e di una  Società che è passata dai figli dei fiori ai figli del piombo e del nulla e che, nonostante tutto, non si è arresa cercando, sempre, l’invincibile Estate.

Almeno tu, nell’Universo

Sai, la gente è strana, prima si odia e poi si ama
Cambia idea improvvisamente
Prima la verità, poi mentirà lui, senza serietà, come fosse niente

Sai, la gente è matta
Forse è troppo insoddisfatta
Lei segue il mondo ciecamente
E quando la moda cambia
Lei pure cambia
Continuamente, scioccamente

Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Un punto sei, che non ruota mai intorno a me
Un sole che splende per me soltanto
Come un diamante in mezzo al cuore

Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Non cambierai
Dimmi che per sempre sarai sincero
E che mi amerai davvero
Di più, di più, di più

Sai, la gente è sola
E come può lei si consola
Ma non far sì che la mia mente
Si perda in congetture, in paure
Inutilmente e poi per niente

Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Un punto sei, che non ruota mai intorno a me
Un sole che splende per me soltanto
Come un diamante in mezzo al cuore

Tu, tu che sei diverso
Almeno tu nell’universo
Non cambierai
Dimmi che per sempre sarai sincero
E che mi amerai davvero
Di più, di più, di più

Non cambierai
Dimmi che per sempre sarai sincero
E che mi amerai davvero
E davvero di più
E… di più
Di più

“Addio mio piccolo signore, che sognavi i treni e sapevi dov’era l’infinito; tutto quel che c’era io l’ho visto, guardando te. E sono stata ovunque, stando con te.” (ALESSANDRO BARICCO)

Enzo Ferraro – già Dirigente Scolastico, Letterato, Umanista, Politologo

Giorgio Marchese – Direttore “La Strad@”

Un ringraziamento ad Amedeo Occhiuto per l’affettuosa disponibilità

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