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Pensieri, emozioni, stati d’animo di adolescenti (gli alunni dell’IIS “Lucrezia della Valle” di Cosenza) dedicati ai propri nonni, “testimoni del passato, garanzia del presente ed eredi del futuro”.

Caro nonno, ieri ho trascorso una giornata molto triste.

Mi sei mancato più del solito quando, mentre aiutavo mamma a mettere in ordine il ripostiglio, ho trovato il tuo bastone, quello che ti ha accompagnato per anni. Era lì, riposto dietro altre cose, che lo avevano nascosto per tanto tempo.

L’ho preso, l’ho guardato, ho sperato di poter sentire ancora il tuo profumo. Non era, però, il solito bastone, quello che poggiavi quando, piano piano, con fatica, ma con tanta buona volontà, riuscivi a sederti da qualche parte.

Ricordo ancora quando ti trovavo seduto sulla panchina, sotto casa, mentre guardavi i bambini che giocavano e strillavano.

Quando mi vedevi arrivare, i tuoi occhi diventavano lucidi per la gioia immensa che provavi. Io ero felice di mettermi seduta vicino a te; poi, quando nonna ci chiamava dal balcone per comunicarci che potevamo salire per mangiare, io ti aiutavo a sollevarti e tu cercavi di farmi credere che non avevi bisogno del mio aiuto.

Volevi farcela da solo, perché eri “cocciuto”, come ti definiva sempre nonna.

Proprio il tuo essere “cocciuto”, però, ti ha sempre dato la forza di reagire e di non rassegnarti ad una vita diversa rispetto a quella di prima.

Il diabete ti metteva continuamente a dura prova, ma tu non gli davi vinta la partita. Avevi rinunciato a tante cose buone da mangiare e tutti noi, per non fartelo pesare, evitavamo di mangiare alcuni cibi in tua presenza.

Andava bene lo stesso, purché eravamo insieme!

Cosa darei per poterti ancora aiutare a dare i primi passi, dopo essere stato seduto a lungo! Quella panchina è vuota senza di te.

Sono sicura che anche quei bambini, ormai cresciuti, sentono la tua mancanza.

Tutto ancora ci parla di te, nonno!

Ora che sei lassù, non hai più bisogno del tuo bastone per camminare.

Lì è tutto più facile, come mi dice sempre mamma. Forse lì puoi anche mangiare qualche dolcino, qualche “pastarella” (così chiamavi i biscotti).

Mi manchi tanto, nonnino mio. Vivrò sempre tenendoti nel mio cuore!

Antonietta (15 anni)

A cura di Maria Felicita Blasi

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