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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, fa vivere meglio.

Come precisato nelle altre puntate, questo lavoro riguardante i Meccanismi di difesa, si basa su una delle scale di valutazione più rigorose e affidabili (il cui acronimo è “DMRS “):  quella di John Christopher Perry, ripresa e approfondita dal prof. Vittorio Lingiardi, nelle sue pubblicazioni specifiche

Forse, il carattere, è ciò che si forma in un tardo pomeriggio, quando la delusione ha riempito le nostre mani di specchi infranti e ore perdute e promesse mai avverate. (Fabrizio Caramagna)

Queste parole di Fabrizio Caramagna ci fanno soffermare su quello di cui ci stiamo occupando dall’inizio di questo cammino di “Mente e dintorni” e che maggiormente evidenzia la personalità di ognuno: il nostro Carattere.

I meccanismi di difesa possono essere definiti non solo come quella porta attraverso cui, il carattere, procede all’esterno, nel rapporto con gli altri ma, anche, la poltrona nella quale ci accomodiamo quando siamo da soli con noi stessi.

Spesso, troppo spesso, riceviamo consigli su come sarebbe opportuno essere. La verità, però è che  se è vero che “la costruzione dei carattere comincia nella nostra infanzia e continua fino alla morte” (Eleanor Roosevelt), è altrettanto vero che la direzione intrapresa fin da bambini (frutto delle indicazioni che ci provengono dalle persona a cui, noi, crediamo di più) molto difficilmente può essere radicalmente stravolta e, comunque, anche quando riusciamo a modificarla, questo accade a certe condizioni.

Ecco perché, seguendo il motto con cui iniziamo ogni puntata di Mente e dintorni, “conoscersi e comprendersi, fa vivere meglio”

Definizione di “Scissione”

Meccanismo di difesa (attraverso cui, come abbiamo spiegato fin dall’inizio, si protegge l’IO dall’angoscia del confronto con qualcosa che potrebbe danneggiarlo) che conduce (come sempre, in maniera inconscia) ad affrontare conflitti emotivi o fonti di stress interne o esterne considerando sè stessi o gli altri come completamente buoni o completamente cattivi.

Il grave limite di questo sistema, consiste nel non riuscire a integrare le caratteristiche positive e negative, di sé e degli altri, in un continuum capace di formare rappresentazioni realistiche e coerenti.

Come dire: non esiste solo “il bianco” o “il nero” ma, ogni cosa, nella realtà è composta da un’enorme sfaccettatura di colori che vanno, piuttosto, dal bianco al nero attraversando tutti colori dell’Iride.

La scissione delle immagini di sé (quindi, il vedersi “tutto buono” o “tutto sbagliato”) si verifica spesso contemporaneamente alla scissione delle immagini di altre persone, dal momento che tutto questo è stato appreso, fin da piccolissimi, come necessaria risposta di protezione alla negativa imprevedibilità di persone significative.

Quindi, in alcuni momenti si crede di avere buone qualità come, ad esempio, la capacità di essere amorevoli, potenti, preziosi, corretti e, in altri, si è convinti dell’esatto opposto, manifestando sentimenti negativi verso sé stessi, senza rendersi conto dell’incongruenza.

Ovviamente, lo stesso discorso vale per ciò che si pensa degli altri.

In pratica, non si è in grado di sperimentare sé stessi (o gli altri) come una mescolanza più realistica di attributi sia positivi che negativi.

Ma la cosa più grave è che, questi sbalzi, avvengono in maniera imprevedibile, quasi a replicare l’imprevedibilità delle persone significative della sua vita da bambino.

Funzione

Sostanzialmente, vedere gli altri (o noi stessi) come completamente buoni o completamente cattivi, elimina il compito ansiogeno di cercare di discernere come gli altri (o noi stessi) si comporteranno, nel caso in cui si provasse a esprimere i propri bisogni.

Il punto è che si finisce col classificare, molto rapidamente, le persone in buone e cattive sulla base di sottili e, a volte, surreali indizi (ad esempio: “Ha aggrottato le sopracciglia quando ho parlato, dunque mi odia”) oppure sotto l’influenza di stati emotivi interni conflittuali e dolorosi (come, ad esempio: “Mi sento così male che tu mi devi sicuramente odiare, dunque perché dovrei aprirmi con te?”).

Come è intuibile, questo tipo di “difesa” è maladattiva, perché ci si comporta verso gli altri in modo imprevedibile e irrazionale (come, in fondo, si è stati trattati, da bambini), conquistando amicizie e, velocemente, distruggendole.

Per quanto stano possa sembrare, nonostante questi repentini capovolgimenti di convinzione, si mantiene l’opinione che si ha di sè stessi a prescindere dalle opinioni altrui.

Tutto ciò, paradossalmente (rispetto alle apparenti aspettative) rende inidonei e insensibili a relazioni più ragionevoli, prevedibili e potenzialmente più gratificanti al di fuori delle originarie condizioni di apprendimento.

Diagnosi differenziale

Identificazione proiettiva

Curiosamente, la scissione e l’Identificazione Proiettiva spesso “lavorano fianco a fianco”.

In entrambi i meccanismi di difesa, gli “altri” sono percepiti come interamente positivi o negativi.

Nel caso dell’Identificazione Proiettiva, si percepisce  e si ammette la presenza dentro di sé del sentimento negativo che, comunque, si ritiene essere stato generato per scorrettezze ricevuta dall’altro.

Ad esempio: “E’ vero, io sono arrabbiato ma, tu, ti sei arrabbiato con me per primo!”

Nel caso della scissione, questa chiarezza non c’è e si nota solo la categorizzazione in termini di “bianco o nero”.

Svalutazione.

Utilizzando il meccanismo della svalutazione si esprimono commenti negativi, in maniera da sminuire l’altro; in questo modo, avendo già espresso un’opinione negativa, non si ha la necessità di mantenere attivi l’interesse o la preoccupazione per la potenziale influenza dell’altro su di sé.

Nella scissione, come abbiamo visto, si possono anche esprimere osservazioni negative sull’altro ma, a differenza della svalutazione, si mantiene attiva la preoccupazione per la sua potenziale cattiveria.

Quindi, con la svalutazione, è come se si fosse invulnerabili (perchè non ci si interessa più, dell’altro) mentre, con la scissione, è come se si continuasse a restare vulnerabili.

Annullamento retroattivo.

Nell’annullamento retroattivo si esprime un’affermazione su qualcuno ma, poi, la si modifica rapidamente, quasi a volere evitare eventuali critiche per ciò che si detto in precedenza.

Ad esempio; “Mia moglie è un vero tormento. Ma non fraintendermi, voglio dire che è una persona molto ben intenzionata!”

Nella scissione, un’affermazione e l’affermazione opposta, sono tenute distinte e dipendono da quello che l’altro (secondo il pensiero di chi mette in atto questo meccanismo di difesa) fa, o dice. 

In conclusione della passeggiata di quest’oggi, vorrei salutarci con alcune riflessioni di Alejandro Jodorowsky che, a ben guardare, spiegano molto dei motivi che ci fanno stare così male.

“Alla radice di ogni malattia c’è il divieto di fare qualcosa che vorremmo fare o l’ordine di fare qualcosa che non vorremmo. Qualsiasi guarigione richiede la disobbedienza a tale divieto o a tale ordine. E, per disobbedire occorre perdere il timore infantile di non essere amati; vale a dire, di essere abbandonati”

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Con la speranza e l’obiettivo di essere stato utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do appuntamento alla prossima puntata, nella quale parleremo del secondo dei meccanismi di difesa definiti “di Borderline”: L’IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA

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