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Mente e dintorni è una rubrica (nata da una fortunata serie televisiva) che ci porta a curiosare nei meandri della nostra personalità, per scoprirne i segreti e capire i motivi per cui compaiono i disturbi e, ovviamente, prendere rimedio.

Perché, conoscersi e comprendersi, fa vivere meglio

In questa tredicesima puntata, ci occuperemo del secondo dei meccanismi di difesa primitivi e problematici: “L’Aggressione passiva”

Come precisato nella precedente puntata, questo lavoro riguardante i Meccanismi di difesa, si basa su una delle scale di valutazione più rigorose e affidabili (il cui acronimo è “DMRS “):  quella di John Christopher Perry, ripresa e approfondita dal prof. Vittorio Lingiardi, nelle sue pubblicazioni specifiche

Qualche tempo fa leggevo una frase di Neale Donald Walsch che diceva: “Non entrare nella vita di qualcuno se non riesci a essere un dono. Quando qualcuno entra inaspettatamente nella tua vita, cerca di capire quale dono è venuto a ricevere da te” (Franco Fortini)

Queste interessanti riflessioni del poeta e saggista Franco Fortini, ci portano a immaginare le difficoltà di tutti quelli che, pur sentendo dentro di sé. Il potenziale del “dono”, non riescono ad estrinsecarlo e, allora, non potendo sopportare il peso dell’angoscia, inconsciamente proteggono il loro “IO” attraverso i meccanismi di difesa.

Uno di questi, fra quelli che camuffano maggiormente le vere intenzioni, c’è proprio l’aggressione passiva

Definizione

Modalità “indiretta e apparentemente  “passiva” attraverso cui, un individuo affronta conflitti emotivi o stress non sopportabili, mediante aggressività e rancore verso gli altri non in maniera diretta (come, per esempio, attraverso l’Acting Out).

Paradossalmente, una facciata di apparente disponibilità maschera una resistenza passiva e una profonda aggressività nascosta, nei confronti degli altri.

Quindi, volendo riepilogare, l’aggressione passiva è caratterizzata dal modo indiretto, velato e passivo con il quale vengono espressi l’ostilità e i sentimenti di rancore nei confronti del mondo esterno.

Di solito compare quando, alla persona, viene richiesta disponibilità o quando, qualcuno, ha frustrato il suo desiderio di essere in qualche modo considerato.

Funzione

La persona che utilizza questa modalità di comunicazione (e questo meccanismo di difesa) ha imparato ad attendersi una punizione, una frustrazione o un rifiuto ogni qual volta si trovi (a suo parere, legittimamente) a esprimere emozioni, sentimenti o l’esigenza di un proprio  bisogno, verso qualcuno che ha autorità su di lui.

In questo caso, il soggetto si sente impotente e, conseguentemente, carico di risentimento.

Questa aspettativa è più pronunciata nelle relazioni gerarchiche di potere.

Il risentimento viene espresso attraverso un atteggiamento passivo: il soggetto ritiene di aver diritto proprio alle cose che non chiede apertamente.

Il disagio che il comportamento passivo-aggressivo causa agli altri, suscita anche un certo piacere, in colui che lo mette in atto.

L’espressione passiva della rabbia, attraverso un atteggiamento passivo testardo, inetto, lento o sbadato viene rapidamente appresa come modalità per esprimere:

1) La convinzione di avere il diritto di rimanere passivo mentre aspetta che i suoi bisogni vengano soddisfatti.

2) L’apparire apparentemente disponibile (e quasi servile) per evitare una ritorsione a seguito di una richiesta diretta di ciò di cui necessita;

3) L’esprimere il risentimento provato verso coloro che fanno delle richieste nei suoi confronti attraverso una dissimulata resistenza, per provare piacere nell’irritazione altrui, anche a costo di danneggiare sé stesso.

Qualche esempio “famoso”

Nella prima puntata di “È domenica… ma senza impegno”, andata in onda il 16 marzo 1969, un giovane Paolo Villaggio esordisce con:

“Io sono Fracchia. Da cinquant’anni presto servizio in questa società e in cinquant’anni non ho mai fatto un’assenza. In cinquant’anni non ho mai chiesto un’ora di ferie. Non ho mai manifestato un’indisposizione. A rigore mi spetterebbe un aumento di stipendio”.

L’effetto comico di questo primo sketch nasce dal fatto che, Fracchia, prosegue sostenendo che ha intenzione di andare dal direttore generale (interpretato da Gianni Agus) e, “calmissimo, con molta calma”, chiedere un aumento.

Il direttore generale, sempre secondo Fracchia, sarà “un po’ emozionato”, lui lo inviterà a stare calmo, a fumare una sigaretta e, infine, otterrà l’aumento.

In realtà accade l’esatto contrario.

Fracchia entra nell’ufficio del direttore generale e, per nulla calmo (mentre il direttore è calmissimo), viene costretto a sedersi su una poltrona sacco.

È talmente nervoso che non ricorda nemmeno il proprio nome e, alla fine, quando il direttore gli chiede se vuole un aumento, Fracchia risponde di no.

A quel punto, l’irritazione del suo capo diventa incontenibile e lui la subisce convinto di meritarla in pieno.

  • Domani chiederò il suo nome al capo del personale e le farò diminuire lo stipendio!
  • È giusto, è giusto!

Diagnosi differenziale

Ipocondriasi (Rinuncia dell’aiuto richiesto).

In questo caso, la richiesta di aiuto è fatta apertamente; ciò che è invece velato dai lamenti con i quali si respinge l’aiuto proposto è il rimprovero che il soggetto rivolge all’altro.

Al contrario, nell’aggressione passiva le richieste di aiuto, di attenzione o il desiderio di esprimere sentimenti sono presenti ma non verbalizzati o verbalizzati in ritardo, mentre il risentimento viene espresso tramite l’inettitudine e i ritardi come mezzo per irritare gli altri.

Comportamento nocivo o autodistruttivo.

Si tratta di acting out quando la funzione principale è l’espressione impulsiva e sconsiderata di ira, o comunque di pulsioni non contenibili che il soggetto non può tollerare di posporre.

Si tratta di aggressione passiva quando il comportamento dannoso del soggetto  è chiaramente diretto a irritare qualcuno dal quale il soggetto vuole qualcosa.

Spostamento.

Nello spostamento, il soggetto può esprimere ostilità, ma può scegliere il bersaglio sbagliato o reagire alla provocazione sbagliata. Il soggetto di solito non fa un danno diretto a se stesso,  né agisce passivamente.

Per addolcire un po’ la nostra mente “provata” da tanto tecnicismo, prima di salutarci proviamo a ristorarci con alcune particolari riflessioni di Eugenio Scalfari, riportate nel suo “Incontro con IO”

“Ha lasciato IO su un’isola remota, cinta di scogli, fitta di alberi, popolata di gabbiani biancovolanti. Quella scheggia di isola custodisce Io e, lì, tornerà Odisseo. Itaca è IO, la memoria è IO. Fino a quando la mente potrà pensarlo, la tua avventura avrà il senso che tu le darai. Se te ne scorderai, sarai stato una traccia smarrita tra indecifrabili galassie” (Eugenio Scalfari – Incontro con IO)

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Con la speranza e l’obiettivo di essere utile per conoscere sempre meglio chi incontriamo (soprattutto quando ci guardiamo allo specchio), vi do l’appuntamento alla prossima puntata, nella quale parleremo del terzo meccanismo di Acting: “Il rifiuto dell’aiuto richiesto”

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