Mattino presto. Un cornetto ed un tè, un baretto ricco di gioventù, un raggio di sole caldo. A voler definire ancora una volta, ancora di più.
Cosa starà succedendo? Paura? Non si riesce a fermare, ma, insieme, interviene l’equilibrio.
Quattro chiacchiere negli occhi fra un sorriso che non riesco a trattenere. Trattenere? Perché?
L’equilibrio. Quando è cominciato il tutto? 6 anni fa, un giro di boa, importante nella vita. Un pomeriggio di primavera preludio ad una serata che mai ha avuto fine, quelle che si vivono con la complicità che solo fra donne si può raggiungere. Siamo nel traffico, fra i rumori; una strada nuova a me negli ultimi anni, ma vissuta e rivissuta per tantissimo tempo. Amata con tutta l’anima, fatta di mano nella mano, di nascosta sintonia, di serenate nelle notti dell’estate, nel silenzio dell’ambiente.
Le dinamiche personali. Con glaciale chiarezza percepisco esattamente quello che succede nel di dentro. Allora non è proprio vero che si sbanda nelle curve senza usare la ragione! E allora perché costituisce pericolo e fa paura?
Equilibri a fatica conquistati, smossi, scossi e ricostituiti. Che strano, non ho mai avuto la sensazione che stessimo parlando di te, di me, di noi. Ho sempre pensato che la conversazione girasse intorno, ma mai dal di dentro.
Ora ed ora. Non si può pensare ad altro, quando si sfugge e si va oltre. Il perché è tutto da ricercare, oppure, come spesso accade, è già scritto e siamo noi a volerlo definire a voce alta.
Raggiungo l’equilibrio a fatica e in un sol istante lo perdo, dalle dita, dalle mani, dentro l’anima e la mente. Mi ritrovo punto e a capo ma con delle domande in più, che, tutte in fila ed insistenti, aspettano di voler essere esaudite.
Chiacchieriamo di mille cose, utili e senza senso, importanti o di sol risate, ma improvvisamente parte un blocco nel pensiero e subito dopo un altro forte ed intenso, preludio ad una riflessione che, alla fine, mi lascerà senza fiato, un po’ arresa e forse anche sorpresa. Io, che pensavo di avere l’equilibrio in ciò che manca o è mancato. Un desiderio non realizzato e, credevo, ormai non più desiderato. E invece!
In bilico, in sospeso sempre in quel tardo pomeriggio di 6 anni fa, quando tutto ebbe inizio. Uno stacco nella mente, uno scossone a scuotere, a darsi una mossa a dover rivedere il tutto. Le cose della vita non sono fatte per depositarsi e lì restare, hanno bisogno di essere affrontate, esaminate, analizzate, smontate per poter essere vissute.
Questa sera ho visto un film, come spesso accade. Quel che resta è in due parole: “Il profumo nell’aria”. L’essenza di tutto il film, per me, è solo in queste due parole. La libertà restituita, la semplicità nell’accettarsi per quello che si è, l’umiltà nel riconoscere i propri confini.
Nello sguardo fisso e proiettato verso il nulla, questo è quello che appariva nell’immagine; in realtà diretto nel profondo, in contatto con la verità più assoluta che appartiene ad ognuno di noi. Risalire da qui e ritrovare l’equilibrio non sempre è cosa semplice. Vanno “concertate” troppe cose: dalla componente più intima e radicata, alla consapevolezza del vedersi esattamente per quello che si è, anche quando quel che appare non piace.
Quel qualcosa che mi sfugge in realtà è nelle mie mani. Non mi appartiene ma so di quello che si tratta. Non mi appartiene?
Sicura? Io, sicura mai…
Fernanda (18 ottobre 2011)
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line