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Diversi anni fa, in un periodo difficile in cui stavo mettendo in discussione molto della mia vita, un’amica mi consigliò di leggere un libro, “Donne che amano troppo” di Robin Norwood. Lo lessi tutto d’un fiato! E’ un libro che racconta di donne che, in base a situazioni di disequilibrio personale, si ostinavano a voler “amare” (se di amore vogliamo proprio parlare) uomini sbagliati: uomini sposati quindi impegnati, uomini in carriera, alcolisti, drogati, delinquenti, uomini psicologicamente in difficoltà….

In tutti questi casi, l’iter era lo stesso: donne provenienti da realtà familiari difficili ( e per difficili intendiamo un vasto ventaglio di possibili difficoltà) e che speravano di “riscattarsi” e migliorare la qualità della propria vita, attraverso la vittoria di una “sfida”: quella di riuscire a stare con un partner che non aveva fondamentalmente nulla di quello che loro desideravano, ma che loro stesse erano convinte di potere e volere “cambiare” senza che l’uomo di turno volesse farlo e senza che si impegnasse minimamente per far funzionare la relazione.

Ricordo che, leggendo, avevo la sensazione di riconoscermi ora in questa ora in quella donna e poi dicevo a me stessa… “no, ma io non sono così“.

Beh… credo che un po’ di quelle donne, finché non si tende verso una gestione corretta ed equilibrata della propria identità, ci sia in ognuna di noi. Oggi che comincio a lavorare come counselor, raccolgo gli sfoghi di alcune donne… e, molto spesso, la musica non cambia!!!

Sovente, nello sfogo, si parte da tutt’altro, si tende a non vedere il problema, a sottovalutarlo, a non volerlo considerare (per la paura di doversi mettere in discussione, di troncare la relazione e di restare soli), ma c’è ed è pesante.

Ho notato che la maggior parte delle donne (ma anche molti uomini non sono da meno), non provano attrazione per chi offre la possibilità di una relazione serena ed appagante. Una volta ho sentito dire ad una donna ” A me, se non sono bastardi, non mi garbano!”. Una volta un uomo mi ha detto “Tienimi sulla corda, altrimenti mi allontano”….

Se non è zuppa è pan bagnato!!!!

Intanto, alla base, ci sono apprendimenti scorretti (che vagano nell’inconsapevole) secondo cui se non si arranca per conquistare una persona, la persona non è stimolante e quindi non risulta degna di interesse.

Uomini…. donne…. siamo tutti sullo stesso piano….

Si utilizza questa sfida per dimostrare di valere, di poter “riuscire”, per cercare di sentirsi “meglio”, utili a qualcuno (ma non a se stessi!), adattandosi-subendo, in un comportamento che tiene conto più delle esigenze e dei desideri dell’altro che non dei propri…..

Forse le donne cadono di più in questo tipo di comportamento per apprendimenti tramandati da generazione in generazione, anche se, in ogni caso , per chi sceglie di dover “arrancare” per tenere insieme un rapporto (e non parlo di faticare perché faticare è corretto in quanto un rapporto si costruisce con impegno!), … alla fine siamo lì.

Capita di sentirsi fortemente stimolati anche sessualmente da persone che non ci accettano, (per le quali si attende ed auspica un “cambiamento”) o, al contrario, di non sentirsi affatto eccitati da persone che ci danno sicurezza, solidità, rispetto….. perché risultano…. “noiose”.

Sovente i tipi di esseri umani di cui stiamo trattando, utilizzano il sesso per farsi accettare, per raccogliere delle briciole di interesse, di affettività, a volte solo un po’ di attenzione, ma, subito dopo il rapporto sessuale, si rendono conto che nulla è cambiato e che sono più soli di prima e lì scatta la frustrazione ed il dover ritornare di nuovo al “punto di partenza”.

Il quadro che ho cercato di tracciare penso sia all’ordine del giorno e probabilmente molte persone si sono riconosciute o ci hanno riconosciuto qualcun altro.

Partendo da qui direi che possiamo cercare di fare un po’ di chiarezza.

Iniziamo dal rapporto con se stessi.

Quando si decide di “arrancare” per portare avanti un rapporto di coppia, molto probabilmente si sta cercando di spostare l’attenzione da sé, e quindi dall’identità, alla individualità (rapporto con l’altro) nel tentativo (inconsapevole!) di non affrontare le proprie difficoltà occupandosi di quelle altrui, per cui ci si “consuma” il più possibile utilizzando moltissime energie per realizzare “il sogno” impossibile, prendendo una serie di frustrazioni che ovviamente non gratificano,ma rinforzano l’idea che il problema, inerente alla coppia, stia esclusivamente fuori da sè, nel comportamento della persona con cui ci si relaziona. In tutto ciò, ovviamente ci si dimentica, o non si prende affatto in considerazione, l’analisi di costi e benefici che ovviamente risulterebbe in netta “perdita”.

Si può andare avanti così per anni! Individuando volta per volta un partner diverso su cui concentrarsi, ma sempre con caratteristiche similmente difficili che impediscono di trovare quella serenità che porterebbe,lasciando spazio per riflettere, a fare i conti col proprio mondo interno. Proprio per questo motivo, queste persone non riescono a stare da sole, anzi sono continuamente alla “ricerca” e conducono esistenze estenuanti senza raggiungere, in tal senso, degli obiettivi reali e tangibili…. Un po’ come fa un povero criceto che si affanna a correre nella rotellina-giostra della sua gabbietta senza poi,alla fine, essere arrivato da nessuna parte.

Sicuramente quando si passa, se si è pronti, all’aspetto riguardante l’individualità e quindi al rapporto con l’altro, in questo caso col partner, è errato pensare di poter trovare strada in “discesa”. Ovviamente, anche nel più “azzeccato” rapporto di coppia, stare insieme costa fatica e impegno per cercare di ravvivare la relazione e tenerla in corso al meglio!

Ma… chi di noi non ha sentito dire …”ma dopo un po’ la passione finisce…E’ finito l’amore?”

Non sempre, se parliamo di amore vero!!!!!

Il fatto è che, siccome la nostra esistenza, divide il nostro 100% energetico tra l’aspetto più propriamente neutrergico(razionale), quello affettivo e quello aggressivo, se le cose vanno davvero bene in una coppia, a furia di stare insieme e di conoscersi in maniera proficua, cambiano le percentuali relative allo scambio, aumenta l’affettività (che davvero potremo chiamare AMORE!), aumenta anche l’interazione sotto l’aspetto neutrergico per cui l’aggressività positiva, che è quella che riguarda lo scambio sessuale, potrebbe risentirne, ma non patirne….attenzione!!!! in questo casoi non bisogna avere paura arrivando quindi a cercare il bisogno di “ravvivarsi” sessualmente con altri partner (per sentirsi di nuovo “vivi”), ma cercare di reinventarsi col proprio, quello di sempre, quello che ci conosce più intimamente meglio di ogni altro, quello che sa davvero chi siamo e che può appagarci davvero fino in fondo… quello che, se davvero c’è sia una compatibilità di fondo sia ciò che si può definire AMORE, è il nostro COMPLICE.

In definitiva si può dire di amare “troppo” quando si ama per davvero ( e non arrancando in una “storia fantasma”), in una relazione a due in cui entrambi abbiano ottenuto un buon rapporto con se stessi, raggiunto una buona autostima ed un buon grado di maturità per potersi impegnare (ENTRAMBI!!!!!!) nella costruzione di una coppia in cui ci si sia uno scambio corretto,equilibrato ed appagante, alimentato giorno per giorno con impegno….

Non è facile, ma ce la possiamo fare!!!