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Questa è l’undicesima puntata del percorso fatto di ricordi, sensazioni, riflessioni, stati d’animo di chi ha trascorso gran parte della propria vita accanto a un genio ribelle (e incompreso) del mondo della psicoterapiaGiovanni Russo

12 / 07 / 2023

Oggi voglio parlare del perché ho accettato l’invito del dott. Giorgio Marchese, a intraprendere questo nuovo lavoro sotto forma di diario.

Nell’arco della mia vita, ho sempre avuto un diario, prima cartaceo poi al computer. Il motivo era la necessità di mettere nero su bianco, i miei pensieri, i miei stati d’animo, i miei accadimenti, che spesso non volevo o potevo condividere con tutti.

Inizialmente non credo fossi consapevole dell’utilità di avere un diario..mi rivolgevo a lui come ad un interlocutore reale, con tanto di date e iniziavo dicendo “caro diario, oggi ti voglio parlare di ciò che mi è accaduto.”

Lo consideravo un destinatario perfetto delle mie confidenze..c’è ma non c’è, non ti contraddice, non ti giudica ma alla fine molto efficace.. rileggendo i miei scritti riflettevo e rivisitavo i miei pensieri  aiutandomi a vederci più chiaro.. Tutto questo aveva una funzione catartica, liberatoria, mi esprimevo in modo sgrammaticato, di getto, in modo da essere autentica senza far filtrare i miei pensieri dalla ragione.. Ero sicura di tirar fuori in questo modo i contenuti più profondi e mi piaceva il mio modo di esprimermi  che definirei molto pittoresco.

 In virtù di queste mie abitudini, mi sono detta:” ma perché non raccontare la mia esperienza accanto al mio geniale, affascinante e turbolento compagno di vita?

Ho dovuto, naturalmente, modificare il mio modo di esprimermi dandogli una veste narrativa, i miei studi e il mio arricchimento culturale anche nell’ambito psicologico, hanno fatto il resto.

Il mio approccio è stato quello di osservatrice esterna ma anche di persona che era all’interno del rapporto,  ora ho una visione più completa  e man mano che i ricordi emergono il puzzle prende sempre più forma.

Naturalmente con Gianni non sempre le dinamiche si svolgevano in modo sereno e pacifico, non eravamo la famiglia del mulino bianco, mi sembra ovvio.. quella serve solo per vendere dei prodotti ma non esiste nella realtà..

 Un elemento che ho sempre ammirato in lui era la sua Onestà, con la lettera maiuscola.

In un mondo di squali, di cui per la maggior parte è composto il genere umano, non c’era posto per lui. Non è mai sceso a compromessi con nessuno, soprattutto con gli allievi.

Se non li riteneva pronti per il diploma, spiegandone le ragioni diceva loro che dovevano continuare a lavorare sodo, era chiaro senza mezzi termini. Non tutti capivano e alcuni abbandonavano. Ma chi è restato, non solo ha esercitato come psicoterapeuta ma è entrato anche nel corpo docenti.  

Oretta Lanternari – Pedagogista

Adattamento del testo: Mariella Cipparrone

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