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La “collana” sull’Amore che vi proponiamo, prende origine dall’Opera Omnia “Il sofferto bisogno di amare” e si offre come spunto per le brevi riflessioni video del canale YouTube “infinito presente”. Nessuna velleità di apparire come una guida per vivere meglio ma, soltanto, un’occasione per provare a ritrovare la via, incisa in ognuno di noi, che ci ha permesso di sorridere ogni volta che abbiamo incrociato gli occhi di chi ci ha amato veramente.

In questo diciottesimo incontro: La sindrome del Don Giovanni

Mi chiamo Don Juan De Marco; sono il figlio del grande spadaccino Antonio Garibaldi De Marco, che è stato tragicamente ucciso per difendere l’onore di mia madre: la “muy hermosa” donna di Santiago di San Martino. Io sono il più grande amatore del mondo. Ho fatto l’amore con più di mille donne. Nessuna donna ha lasciato le mie braccia insoddisfatta. Solo una mi ha rifiutato e, come vuole la sorte, è l’unica che abbia mai contato per me. (Don Juan de Marco, maestro d’Amore)

Questo interessante monologo è tratto da Don Juan de Marco, maestro d’Amore, un film del 1995 con Marlon Brando, Johnny Depp e Faye Dunaway. liberamente ispirato al protagonista del poema “Don Juan” di George Byron.

La trama racconta di un giovane affascinante il quale, con un difficile passato (soprattutto nel rapporto con la propria madre) trasforma la realtà in un meraviglioso (e, al tempo stesso triste) mondo di fantasia che finisce per coinvolgere anche il suo psichiatra, in crisi coniugale. 

Ma, il “Don Giovanni” è, soprattutto, un’opera lirica di Mozart, che descrive la vita di Don Juan Tenorio, un libertino che passa il tempo a sedurre (e abbandonare) donne e a doversi poi scontrare con i rispettivi uomini, non rispettando alcuna legge umana o divina. La rappresentazione termina con la discesa negli inferi di questo personaggio di nobile stirpe ma di squallidi comportamenti.

Da un punto di vista psicologico, dietro la maschera dell’infallibile seduttore si nasconde spesso un soggetto insicuro, dotato di una bassa autostima che ricerca la sua identità attraverso la sua conferma grazie alla buona riuscita della conquista.

A tal proposito, è stato proposto anche il termine “bulimia erotica” che indica proprio il paradossale rapporto fra l’arte della seduzione e l’incapacità di abbandonarsi all’empatia e all’amore verso l’altro.

L’unico sentimento d’amore che l’individuo riesce a provare è autodiretto, a conferma della sua natura narcisista e ciò comporta un’inevitabile sterilità di sentimenti, con la conseguente superficialità nei rapporti.

Non esiste “relazione”: il partner (bello, brutto, giovane o meno che sia), serve solo da strumento per rafforzare l’ego del Don Giovanni, in un circolo infinito che conferisce una illusoria conferma di esistere.

In aggiunta a queste peculiarità, si riscontrano altre caratteristiche che rendono la vita difficile, nella relazione: menzogna patologica; percezione di onnipotenza, con idealizzazione; depressione latente; rivalità e competitività verso gli altri uomini;assenza di empatia

La sindrome di Don Giovanni riflette un ampio spettro di patologia narcisistica maschile: un uomo che ha un disperato bisogno di sedurre le donne (nell’illusione di incontrare simbolicamente “una madre che non lo deluda”) e viene trascinato in una relazione sessuale che finisce per frustrare e umiliare la donna del momento.

All’estremo più sano, il dongiovanni è un miscuglio di tratti narcisistico infantili, una specie di “uomo-bambino” dalle qualità effemminate, che seduce le donne proprio sulla base della mancanza di una minacciosa virilità.

L’idealizzazione che il maschio narcisista fa delle donne, espressa nelle sue infatuazioni intense quanto transitorie, spesso esercita una poderosa attrazione sulle donne, specialmente su quelle che hanno un significativo potenziale masochistico o che si sentono insicure rispetto alle loro attrattive femminili.

Anche le donne narcisistiche, possono venire attratte da questi uomini, il cui senso di grandiosità e superiorità gratifica i loro stessi bisogni di gratificazione narcisistica e finiscono con l’accettare una relazione stabile con un uomo che considerano “il meglio”, come soluzione inconscia di compromesso alla loro invidia per gli uomini. 

Alcune possono mantenere a lungo un legame autodistruttivo con uomini estremamente narcisistici, a cui potere, fama o insoliti talenti danno l’apparenza di una figura maschile ideale.

Altre combinano la ricerca dell’uomo ideale con un’ugualmente intensa svalutazione del proprio partner, il che le porta a gravitare da un uomo famoso ad un altro.

Le donne narcisiste possono esprimere la loro patologia nella relazione con i figli, o mostrando di   non   desiderarli (perché si sentono oppresse dall’idea della  dipendenza   del   bambino), o li vorrebbero sempre “piccoli” e dipendenti da loro (come estensione narcisistica della propria personalità), oppure si “concentrano” su una qualità del bambino che suscita ammirazione negli altri, ma mostrano uno scarsissimo interesse per la sua vita interiore.

Dongiovannismo e omosessualità…

Una possibile eventualità di questa spasmodica ricerca di sedurre l’altro sesso viene ricollegata, a volte, come tentativo di rifiuto (più o meo consapevole) di una omosessualità latente, vissuta come inaccettabile.

Nonostante la sindrome del Don Giovanni sia riconducibile al sesso maschile, esiste anche la sua variante femminile, ossia il Complesso di Messalina.

Come ha scritto qualcuno, inseguire i sogni (soprattutto quelli narcisistici) è rischioso. Il sogno è come un cespuglio, ci si può nascondere dietro e dormire…Altri meno fortunati, o forse solo più pigri, questi sogni li inseguono fino a schiantarsi… Ma imparare a riconoscere i sogni e svegliarsi al mattino e lasciarli colare con l’acqua della doccia non è un dono del cielo…

Ritorniamo, allora, al momento di coppia affrontato qualche incontro fa, con la percezione di non riuscire  mai a raggiungere ciò che amiamo (o che pensiamo di amare) veramente.

Ma allora, Quanto può durare un amore impossibile?

Un amore impossibile, che ha avuto anche solo un istante di possibilità ma, per qualche normalissimo e sadico o assurdo e inevitabile motivo, non può svolgersi, non può viversi, un amore che è, ma non può esistere, un amore che non ci sarà mai tempo a scalfire, né abitudine a spegnere. Il guaio, meraviglioso e terribile guaio, è che basta anche solo un attimo per creare un ricordo e, ciò che sopravvive alla dimenticanza, è destinato, o forse dovrei dire condannato, all’eternità.

Un amore impossibile, è possibile che resista a tutto, anche ad altri amori, perché lascia sempre intatto il desiderio che brilla nel ricordo, e nel ricordo si ama davvero, forse anche di più.

Quanto può durare un impossibile? Un vero amore impossibile, è per sempre.
(“I ponti di Madison County”)

Questo video riassume, semplificandoli, i contenuti finora espressi, offerti con una delicata base musicale. Buona “degustazione”

Arrivederci al prossimo incontro, che avrà per titolo: “Uomini che odiano le Donne”

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