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Questa vuole essere l’ultima che chiude la trilogia, per non lasciare le cose incompiute e col fiato in sospeso e magari iniziarne una nuova, su un altro argomento.

Uomini e donne: due mondi così lontani, ma in realtà legati dalle stesse paure e anche se le motivazioni, gli obiettivi e i messaggi inviati appaiono profondamente dissimili, in fondo diciamo e vogliamo le stesse cose. Forse in momenti diversi, come sempre è una questione di sintonia.

Alcuni giorni fa, chiacchierando con un amico è come se avessi avuto una illuminazione.

Tutta l’essenza della contraddizione del mio essere donna risiede nel caffè!

Dopo ogni fugace pranzo nei giorni lavorativi, arriva un momento che mi crea non poche difficoltà. Quello del caffè. Tutti i miei colleghi si apprestano a gustare questa pausa di relax, è un momento anche di incontro e di comunicazione mettendo da parte e dimenticando i problemi che si instaurano fra le persone. Io resto pietrificata e con un conflitto grande da risolvere e anche nel più breve tempo possibile, perché tutti accorrono all’erogatore per soddisfare questo desiderio abbastanza velocemente e credo che il piacere sia molto legato anche alla condivisione del momento. Parte e si aziona nella mia mente una ruota che trascina un ragionamento che mi fa vergognare di me stessa per quanto risulta futile e inutile, ma che non riesco a bloccare in alcun modo:

Lo bevo o non lo bevo, quanti tè avrò preso nel corso della mattinata, quanti recettori saranno ancora liberi, mi innervosirò ulteriormente?”

E intanto qualcuno mi invita a scendere. Io sento il terreno franare sotto i piedi, non riesco proprio a prendere una decisione. Perché la verità è che io ancora non ho chiarito bene a me stessa se il caffè mi piace o non mi piace. Al mattino è la prima cosa che voglio, non vorrei aspettare nemmeno un minuto in più da che apro gli occhi, ma durante il giorno diventa un estraneo che piomba puntualmente alla stessa ora a tentarmi e a mettermi in discussione.

L’indecisione nasce dall’insicurezza, da quello che non riusciamo a prevedere, da quello che potrà accadere.

Come si lega il caffè alla nostra trilogia?

Beh, intanto serve ad introdurre il solito concetto della contraddizione insita nell’essere umano e che a volte fa sorridere, e forse più legata alle donne. Un maschio credo sia molto più pratico e immediato: un caffè, senza tutte queste masturbazioni mentali, che male vuoi che faccia!

Ma, la verità come sempre sta nel mezzo…

Quante volte nella vita abbiamo rinunciato a qualcosa che ci tentava per paura dell’ignoto, di quello che potrà accadere o peggio di quello che la gente potrebbe pensare! Questo è un grande condizionamento che ci portiamo appresso ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto e che ci fa precludere tanto.

Scendiamo un po’ più nel dettaglio, anche adesso sto girando intorno alle cose

Un momento di grande intimità, le condizioni esterne sono ottimali, la luna è ben sistemata e lascia intendere, la musica di sottofondo è gradevole e si incastra perfettamente coi movimenti. Lei lascia fare e ogni tanto osa liberando anche solo con una occhiata, alimentando una serie di reazioni a cascata che una volta innescate è difficile bloccare. Lui, d’altro canto, incoraggiato dal momento, esitando debolmente e con la sicurezza del conquistatore che sa di essere arrivato, si lancia in questa nuova avventura. Pensa fra se e se, e, con una sorta di soddisfazione legata al traguardo insperato finalmente raggiunto, sghignazza felice, ma… ahimè la delusione è là, dietro l’angolo. I neurotrasmettitori che trasportano i messaggi dedicati a questo momento sono liberati nei punti giusti e alla concentrazione adeguata per raggiungere il risultato desiderato, le mani bruciano nell’ardore della focosità, tutto sembra andare per il verso migliore… quando, quasi come fosse una voce che proviene da un altro mondo che assolutamente non è stata chiamata a partecipare, si imprime nell’aria un secco ma anche un po’ timido:

No, questo no!”

Una pausa. Cade un silenzio ricamato da una delusione che annulla in un solo istante quella magia. Non esiste spazio per alcuna considerazione, se non che la triste constatazione che si era quasi a un passo, giunti a rompere quel muro di ghiaccio!

Mettiamoci un momento anche dall’altra parte, perché è bene precisare che queste “inconcludenze” avvengono da tutte le angolazioni. Sfatiamo questo mito: non è mica vero che sono sempre e solo le donne a scatenare e bloccare, a concedere e ritrarre, a trattenere e lasciare andare!

E così vengono fuori i famosi “Scusami, non sono preparato”, “Mi dispiace, troppo presto”, “Mi dispiace, troppo tardi”.

Non è mica vero che a guardare il soffitto è solo una donna che poco si trova interessata a questa modalità di comunicazione, può accadere che anche l’uomo perda di interesse e chissà per quali motivi! Potrà essere un po’ di paura, la tensione che difficilmente si scioglie come dovrebbe spontaneamente avvenire durante, nello scambio di carezze, baci e quanto altro compone un bellissimo rapporto sessuale.

Ma allora io mi chiedo che senso ha lasciar intendere quello che in realtà non esiste, una sicurezza che al contrario cela uno dei più grandi timori dell’uomo, che in questo campo si sente in continua competizione, molto spesso, con un avversario inesistente. Se non con se stesso. E qui sto parlando indistintamente di uomini e donne! Che cosa ci può essere di più sincero, naturale e intrigante del raccontarsi senza sentirsi in soggezione, senza provare quella sensazione sgradevole come se stessimo sostenendo un esame che richiede concentrazione, facendo perdere la spontaneità dei rapporti, il benessere del trovarsi in sintonia, il piacere di donare il piacere.

Alla prossima trilogia

Fernanda – 27.02.2009