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Ha una sua solitudine lo spazio, solitudine il mare, e solitudine la morte-eppure tutte queste sono folla in confronto al punto più profondo, segretezza polare, che è un’anima al cospetto di se stessa: infinità finita.(E. Dickinson)

Questa sera mi voglio fermare, respirare profondamente e ascoltare… ascoltare il rumore del mare che si fonde con il suono dei pensieri che attraversano la mia mente e che chiedono di essere espressi… Voglio godermi il tramonto lasciandomi accarezzare dalla brezza marina che ritempra dopo una giornata di calore estivo…

Desidero lasciarmi pervadere da questo insolito senso di pace che provo… perchè non so quanto durerà… ma so che ci saranno ancora molte sere in cui avvertirò il desiderio di tendere una mano e trovare qualcuno, e molte sere in cui questo non accadrà… sere in cui il senso di solitudine non lascerà spazio ad altre sensazioni… sere in cui cercherò un contatto, un abbraccio che non ci sarà …

Cerco di non sentire il vuoto, di non sentire la mancanza, di non sentire l’assenza, ma proprio non riesco ad accettare tutto questo… l’abitudine non riesce ad anestetizzare il desiderio, non sfinisce il bisogno… e mi sento come divisa a metà, tra l’insicurezza che mi trattiene e mi impedisce di cambiare, e la voglia di andare….

Provo a seguire il filo dei mie pensieri, cercando di non rimanere imbrigliata in ragionamenti intricati, senza rigidità, senza costrizioni… e soprattutto senza soffocare l’emozione… rifletto, non per prendere le distanze dalle mie sensazioni e dai miei desideri, ma perché vorrei viverli con intensa profondità… però poi qualche volta inevitabilmente cado… e mi sembra di essere ritornata al punto di partenza dopo aver tanto vagato…dopo aver tanto cercato. Finisco con il perdermi in pensieri che portano lontano dalla verità… dubbi, domande…che a volte diventano ossessioni, e che non posso fare a meno di ascoltare… invece di lasciare che le cose accadano, prendendole per quello che sono, semplicemente vivendole …

Ho bisogno di verità, verità che a volte sfugge alla mia comprensione…. e poi mi chiedo per essere onesta fino in fondo: quanto sono disponibile ad affrontare la verità? Quanto sono in grado di offrire sincerità? Ma la verità è che a volte la verità mi fa paura… e provo a nascondermi … altre volte ho paura di essere rifiutata e trattengo la mia rabbia… altre ancora tengo per me la voglia di tendere la mano ed incontrare qualcuno disposto a scaldarla, temendo che questo desiderio non potrà essere condiviso… ma come si fa? Come si esprimono certi stati d’animo, dei quali non vorrei essere consapevole neppure io? Essere sincera rispettando il mio bisogno di esprimermi e rispettando gli altri… io mi trovo sempre ad uno di questi due estremi…esternazioni sull’onda dell’emozione, oppure silenzio, rigidità, frasi dette a metà… ma, in realtà, il silenzio mi appartiene di più… quante volte ho preferito implodere invece di parlare… rimanendo muta, incapace di esprimere il bisogno di trasmettere e ricevere calore… perdendomi la possibilità di comunicare e di ascoltare per conoscere quella porzione di verità che chi ho di fronte è disposto a donarmi… si, perché non si può pretendere di sapere tutto, e qualche volta bisognerebbe fidarsi… abbandonando la paura dell’ignoto e godendo del piacere della scoperta, semplicemente donando se stessi.

Passo attraverso la “perturbazione” emotiva che questi stati d’animo generano in me, senza cercare di evitarla, ma rimanendone travolta in pieno…ed ogni volta è come dopo una tempesta che lascia il segno al suo passaggio… tempesta alla quale non ci suo può sottrarre…ci si può solo asciugare e ricominciare …per non lasciarsi sopraffare dall’abitudine… per non lasciarsi appassire lentamente, come un fiore che avvizzisce prima ancora di essere sbocciato, prima ancora di aver potuto vedere la luce… e non avere la sensazione che la propria vita sia come un libro pieno di pagine banche, ingiallite dall’usura dal tempo senza essere mai state scritte… (24 luglio 2013)

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

(Poesia di Martha Medeiros comunemente attribuita a P. Neruda)