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Il mare, la spiaggia, il sole. Mi accorgo che dentro di me predominano i paesaggi, i rossi dei tramonti, troppo pigra purtroppo per gustare il fiorire dell’alba, che passa la mano al giorno. Dalla notte. Mi affascinano i cieli stellati delle notti di caldo. Sento la proiezione nell’immenso, quasi come se avessi una posizione prestabilita, un posto tutto mio, un riferimento che nessuno può rubare.

L’allegria.

Nelle piccole cose che arricchiscono la vita, nei sorrisi tirati a fatica, nei giorni che devono passare senza volerli per forza riempire. Negli sguardi che vedono al di là, che accompagnano la sofferenza e il sentirsi inquieti. Il prezzo da pagare!

Sempre più spesso avverto la necessità di sentire intorno a me la presenza. L’affetto nel calore umano, le catene che congiungono la solidarietà delle persone.

Quanto importanti possono essere le parole?

È un conflitto questo fra il desiderio di trasferire direttamente e il comunicare senza i suoni.

La fabbrica delle emozioni vive di vita propria all’interno, là dove non si vede e non è consentito entrare a tutti. Si alimentano di cose di vita vissute e ancora da vivere. Non solo le più profonde, ma anche le più semplici, a voler dare una descrizione dettagliata e piena di sentimento anche all’azione più banale. È un segno di vitalità questo, non và confuso.

L’allegria nasce quando si supera l’istante, quando la nostalgia che avvolge lo stato d’animo si scioglie e abbandona, si libera in volo e va a posarsi in un altro giorno, che arriverà presto o tardi.

A volte sento che si ha il bisogno di produrre una emozione, trovare il collegamento diretto fra la sensazione dell’impressione, onde in movimento di un mare in tempesta, e la fredda razionalità che guida i pensieri stabiliti, programmati, piatto mare senza un alito di vento.

All’arrivo dell’estate avverto sempre più il desiderio di vivere nella strada, godere del piacere della vista, proiettando lo sguardo e lasciandosi accarezzare dalla debole brezza dei pomeriggi vissuti all’ombra del sogno che hai cullato per tutto l’inverno e che sta per spiccare il volo.

È vero, pensandoci bene anch’io sento la voglia di rientrare quando il buio è già sceso. Talvolta la luce non facilita le comprensioni, diventa più facile nascondersi dietro l’oscurità che cade dolcemente sui punti di forza e li rinvigorisce. Non va però interpretato come un modo per nascondere, al contrario rappresenta solo il momento in cui è massima la capacità di trasmettere.

L’allegria. In una rapida domenica di sole, soffio di leggerezza spruzzato dalla salsedine, tocco di colore al grigiore del pensiero cupo. Voglia di trascinare e coinvolgere nel piacere, della buona compagnia, dei legami che si incastrano all’istante senza alcun bisogno di indagare. Sono nati nel momento stesso in cui gli occhi si incontrano e si sorridono, si aspettano durante le piogge e si ritrovano come se il tempo non fosse passato. Afferri, lanciandoti nel vuoto ma sapendo di cadere sul soffice delle più belle parole che esprimono allegria nelle emozioni.

Fra le incomprensioni che dividono le persone si costruiscono le fondamenta dei malesseri, delle parole non dette, delle esplosioni di pensiero che nascono in un attimo e nello stesso identico tempo si consumano.

La speranza nel sole, oggi la vedo come una pioggia di luce che infiltrandosi fra i folti rami di un grande albero esplode nel verde corallo e si tuffa nell’ombra proiettata su di una piccola laguna. La quiete e la dolcezza del silenzio ovattano questa atmosfera che lentamente ti cattura e trascina.

Come l’oscurità si colora naturalmente dei toni più luminosi e splendenti mano a mano che avanza il giorno, allo stesso modo la malinconia tramonta e ne rimane solo l’acre odore. L’allegria trova spazio, seduce, coinvolge e si esprime.

Fernanda (26 giugno 2007)