Quando le immagini che si proiettano innanzi appaiono meravigliose le parole vivono un’altra dimensione. Incontrano la forma, si materializzano e prendono vita.
Sto benissimo qui su questa spiaggia deserta e mai calpestata di fine estate. Il mare nei giorni passati, agitatissimo, ha spazzato via le polveri della stagione. L’estate dà poco spazio alle riflessioni, sei costretto a dover fare e a non pensare. È questo il mare che preferisco, blu, quello in cui il sole tramonta già al mattino. Sì, perché preferisco i colori tersi e nitidi che rendono chiare le sensazioni e non abbagliano, come può essere la luce accecante e afosa nel mezzogiorno di un caldissimo agosto.
Finalmente vedo solo il cielo.
Dopo il secondo tunnel mi si ferma il respiro, non riesco in alcun modo a bloccare la sorpresa. Tutti i puntini di terra all’orizzonte spuntano dall’acqua al limite fra cielo e mare. Un mare d’autunno, aria fresca e acqua calda. Non ho nessuna voglia di rimettermi in macchina, ho rilassato ogni angolo di Fernanda, ho riempito i miei occhi di paesaggi luminosi ed ho vissuto con il corpo, ignorando le curiosità di tutto il resto.
Può anche essere questa la strada! Buttando giù nel modo che preferisco tutto quanto passa dentro e poi trovando solo una forma un po’ armonica.
Sono attratta sempre più da quello che non riesco a vedere con i miei occhi. Cercando di scrutare all’interno dei miei affetti finisco come sempre per ritrovare me stessa. Vorrei poter donare e trasmettere dolcezza con lo sguardo senza dover necessariamente ricorrere alla parola, che molto spesso inquina i sentimenti, confonde gli stati d’animo e conduce altrove.
A volte rimango sospesa nell’istante e nella fase di massima armonia vedo solo il cielo.
Ritorno nel tempo che più preferisco, accompagnata dal buio rassicurante della notte, quando non hai obblighi e ti senti libera di guardare nel profondo di chi sta di fronte senza per questo doverlo ricercare.
L’azzurro violento incrocia la luce intensa del bianco dai contorni un po’ sfuocati e nasce un nuovo raggio, pieno di promesse ed emozioni da riscoprire.
Con violenza e piena di rabbia strappo quanto ho costruito con l’anima negli anni più difficili e forse tormentati della vita, alla ricerca di un equilibrio perduto all’improvviso, percorrendo, fra l’ansia di riempire i giorni e il desiderio della normalità, una strada illuminata dal gioco delle stelle. Non mi pento, rimane conservato nell’interno, la parte più nascosta che si schiude in un sorriso, aspettando senza cercare lo sguardo che lo possa accogliere.
La percezione di quanto avviene si fa sempre più forte, spesso ne avverto la paura e per una volta mi rifugio senza fuggire…
Desidero la compagnia dei miei pensieri, non riesco a trovare un compromesso con me stessa, diventa una lotta a cielo aperto che comincia non appena riapro gli occhi al sorgere del sole e finisce nell’incoscienza del sonno più intenso della notte.
Ma, come sempre avviene dopo un cerchio che si chiude alle riflessioni e alle domande, mi ritrovo a guardare un cielo senza forme, popolato dal volo della libertà di chi lo abita e lo vive quasi con prepotenza lasciando poco spazio.
Provo a stuzzicare la fantasia, ricordando i miei giochi di bambina nella fase di esplosione e di massima vitalità. Sempre in corsa ed in velocità ad inseguire il dolce fruscio del vento, quasi ad innalzarmi da terra e schizzare un volo verso un azzurro indefinito. Sentivo un senso di libertà che difficilmente oggi riesco a provare. Solo in alcuni momenti, quando le ansie e le paure sono assopite, quando le connessioni trovano l’incastro e si stabiliscono i legami giusti. Tornerò a correre!
Il cielo. Lo riesco ad intravedere da uno dei miei rifugi preferiti, mi sistemo in modo tale da annullare il contorno e tutto quello che potrebbe turbare il mio stupore. Anche ore ed ore…solo ad osservare, a sognare, fantasticare…
Fernanda (19 settembre 2007)
Biologa CNR, Counselor. Responsabile “gestione area informativa” Progetto SOS Alzheimer On Line