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Questo articolo nasce, nel lontano 18 giugno 2003, dalla richiesta della rivista “Le Due Città”, dell’Arcidiocesi metropolitana di Cosenza-Bisignano fatta ad un uomo che non si riconosceva nella comunità ecclesiale, proprio come nel caso dell’autore del medesimo articolo, l’Avv. Ernesto d’Ippolito, illustre penalista, oltre che Accademico di Cosenza, Presidente Emerito dell’Unione degli Ordini Forensi della Calabria, per 18 anni consigliere comunale (a Cosenza) del Partito Liberale Italiano ( oltre che membro della Direzione Nazionale “sotto” il grande Giovanni Malagodi ), insignito, con voto plebiscitario, a Rimini, durante il congresso nazionale del Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani, del titolo di Gran Maestro Onorario della Massoneria Italiana G.O.I (Grande Oriente d’Italia) Palazzo Giustiniani.

Riproponendo tale lavoro, vogliamo ricordare la figura di questo illustre personaggio, a cinque anni dalla sua scomparsa (o “passaggio all’Oriente Eterno”), ringraziandolo, ancora una volta, per averci concesso (diciannove anni fa) tale pubblicazione.

BUONA LETTURA

Una “lettera alla chiesa”, che mi si propone, “in una prospettiva di dialogo” mi incuriosisce ed intriga. Perché il “dialogo” è l’impegno costante, la pratica scontata, il desiderio fervido del laico, da sempre. Laddove la Chiesa, le chiese, i fondamentalismi religiosi hanno, quale connotato costante, sigla precipua il dogma che, del dialogo, è l’esatto opposto. D’altra parte le “due città” dell’arcivescovo, da cui prende il titolo la rivista dell’Arcidiocesi, tosto colgono il dualismo tra grano e zizzania, nel cui orticello legge non pochi poteri occulti, mafie sempre più frenanti.

“Uno e uno fa uno,

basta con il due

va bene per le scuole

ma per la scelta interiore

vita/ soltanto/ o morte

o l’eterno.

Due è troppo vasto

Perché l’anima lo contenga”.

Così Emily Dickinson.

Il laico guarda alla società tutta intera, impasto di bene e di male, intreccio, insieme virtuoso e malizioso, di umori ansie tendenze istanze bisogni.

Il laico non ha mai scomunicato nessuno. Non discrimina l’uomo, a seconda del sesso della razza della lingua della religione delle opinioni politiche, delle condizioni personali e sociali, come dal pensiero, dai principi e dai rappresentanti laici è travasato nella Costituzione repubblicana.

Alla fraternità, alla tolleranza, all’amore, il laico unisce la consapevolezza del diritto dell’altro ad opinioni diverse dalle proprie, con identica vocazione al giusto ed al vero.

Il laico, ricorda i guasti, nella Storia, dell’intolleranza, e non soltanto religiosa, i lutti delle Crociate, i processi dell’Inquisizione. Il rogo di Giordano Bruno, dei Templari.

“Brucerò ma non è che un fatto. Continueremo a discutere nell’eternità”

così Michele Serveto, riformatore religioso, ai giudici, dopo la sua condanna al rogo.

Il laico ha preso buona nota del perdono, che , a distanza di secoli, la Chiesa ha chiesto ai diversi” perseguitati, agli Ebrei, agli “infedeli”.

Il laico sa che restano zone d’ombra, dove la Storiografia non ha compiutamente rivisitato errori ed orrori. E teme che possano ripetersi. Non ne esce, per rifiutare il “dialogo”. Con chiunque. Si può, si deve, fare un pezzo di strada, con chiunque sia disponibile. Incontrare quanti la pensino in modo difforme, verificare la percorribilità di strade che menino a plaghe migliori per l’uomo. La solidarietà umana impone all’uomo del terzo Millennio di esercitare la virtù del sacrificio, la concreta vicinanza all’altro uomo, la convivenza pacifica ( altro è, naturalmente, il “pacifismo” a senso unico, d’antica matrice comunista e catto-comunista, ancora presente in tante manifestazioni attuali).

Per un comunista come l’On.le Giuseppe Pierino, è facile assolvere la faziosità, le scomuniche dell’Ottocento e Novecento, citando Bloch. Non è un caso che il filosofo tedesco, pure marxista, sia stato ammonito e accusato nella Germania orientale, mentre gli chiudevano la rivista e gli arrestavano i collaboratori; che si sia dovuto trasferire nella Germania occidentale, lì esprimendo in libertà e autonomia le sue opinioni e tesi.

Il laico sa che la Storia non ha chiuso i battenti. Che opinioni diverse, su materie essenziali per la vita dell’uomo moderno, permangono a volte drammaticamente. Su problemi, quali il divorzio, l’aborto, la pianificazione familiare, la bioetica, la scuola, la libertà d’insegnamento, la ricerca scientifica. La chiesa cattolica conserva, e con l’autorevole e decisa personalità del Papa polacco ribadisce, opinioni nettamente contrarie, rispetto al pensiero scientifico occidentale, a alle acquisizioni della società moderna.

La società comunista, ma anche gli ex comunisti come Pierino, non sentono la gravità perdurante di tale dissenso, non si interrogano sul se , sul quanto, il “crescete e moltiplicatevi” cattolico abbia drammaticamente contribuito all’esplosione demografica del, nel, terzo e quarto mondo. Ricordiamo che, proprio quando Fortuna e Baslini presentarono i due progetti di legge sul divorzio, il PCI ( primo firmatario l’On. Nilde Iotti) presentò un corposo progetto di legge sul diritto di famiglia, nel quale non era previsto il divorzio.

Esiste un vasto ventaglio di tematiche, di problemi, situazioni in ordine ai quali la società, i cittadini, le istituzioni hanno opinioni diverse, programmi differenziati, orizzonti, a volte opposti, quindi progetti operativi difformi. C’è chi, al primo accenno di codeste piattaforme operative variegate, scacchiere diverse, ricorre all’antico facile gioco dell’allusione gratuita, della dietrologia, suggestiva. ” Poteri occulti”, ” mafie frenanti”.

Usciamo da questi scenari generici e sfuggenti. Chiamiamo le cose, e le persone, con il proprio nome. E se e quando, individueremo grumi di resistenza alla libertà, alla democrazia, al progresso della gente, soprattutto la più umile, bisognosa, sofferente, sarà facile perseguirla e combatterla.

Si vedrà, allora, chi ci sta, e chi no, dove si colloca un’opinione pubblica, che si riconosca nell’insegnamento e nella tradizione del cattolicesimo, e dove quanti rappresentano la tradizione ed il pensiero laico.

Ernesto d’Ippolito (18 giugno 2003)