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 Mi sollevo per il gusto di cercare, a fatica ritorno in piedi e pronta, una nuova corsa.

 Finalmente quest’oggi il sole raggiunge le finestre e battendo delicatamente ai vetri cerca di entrare. Lentamente e con discrezione, senza invadere e lasciando il tempo di gustare. L’energia che è in me trova lo spazio per esprimersi ed impegnarsi. Ma questa volta non è per riempire, semmai armonizzare, i movimenti, i pensieri che non vogliono una collocazione, tutto quello che messo insieme compone un naturale percorso di una esistenza che sempre più ha bisogno di sentire.

 Rovistando fra le cose del mio passato ritrovo un tesoro, un qualcosa di inestimabile valore che appartiene a me, solo a me. Rimango sospesa e una scintilla di calore mi pervade, per un attimo il respiro prende pausa, poi ritorna lentamente a seguire il suo ritmo vitale. Le parole lasciano posto al ricordo di quello che è stato, le forme tondeggianti familiari riportano nel cuore l’odore, il profumo del passato. Un sorriso viene strappato senza chiedere, è grande ritornare con la memoria e sentire che in fondo nulla è cambiato, se non che le immagini, ma solo un po’ sbiadite, come se il tempo le avesse consumate.

Delicate le lacrime nell’emozione, nelle atmosfere che si rivivono anche solo per un attimo, avvolte dal calore della protezione. Ti lasciano comprendere quanto sia cambiata la vita oggi, quanto malessere vive intossicando le cose che ormai sono tue e che difficilmente si scacciano dall’anima.

Ripenso all’espressione diretta e lineare, dolce come l’affetto che allontana la sofferenza e trasmette la tranquillità. Vorrei ritrovare i miei sguardi fra le lacrime e urlare a chiunque ami. Vorrei non dover più correre affannosamente.

 Immediatamente l’impulso di comunicare il mio sentire così com’è, senza né punti né virgole, senza i segni che mi ricordano quello che non si può. Non lo voglio elaborare, perderebbe il senso, nessuna scrematura, mi piacerebbe però se fosse accompagnato dai miei occhi. Gli sguardi parlano più in profondità, non raccontano menzogne, la verità nell’anima. Qualche riga con le palpebre socchiuse, il messaggio parte istantaneamente e raggiunge ciò che è sempre con me…

 Fra le giornate avvolte dalla normalità, è sempre con me. Fra le punte di dolore quello che raggiunge e trafigge, è sempre con me. Quando la serenità prevale e le note di allegria compongono una melodia piacevole all’ascolto e i luoghi che più ti appartengono si riscaldano, è sempre con me. Nella rabbia più intensa, quella che irrigidisce e comunica tensione, è sempre con me. Anche quando cerchi nell’orizzonte il dipinto della tua vita e lo vorresti bianco ma non vuoto, coi contorni definiti ma con la possibilità di estendersi, è sempre con me. Quando lo vuoi levare via e un po’ ti arrabbi con te stessa se non riesci, è sempre con me.

 E allora seguendo la scia delle domande che assillano la mia mente mi ritrovo in una giornata di debolezza in compagnia di Fernanda. Mi chiedo, sforzandomi di essere sincera, da dove nasce il senso della solitudine, quello che si prova e diramandosi all’interno del tuo cuore si accampa, estendendo i suoi tentacoli e ingabbiando in una stretta morsa, circonda e costringe. Non è facile avere una risposta, forse non c’è, non esiste. Anzi non ha voglia di essere spiegata.

 Vorrei raggiungere l’immediatezza delle azioni e dei pensieri, senza dover necessariamente riflettere ad ogni passo, rallentando la mente che viaggia sempre più a mille…e va da sé, come fosse altro, staccata dal tuo corpo e dall’essenza della tua persona.

 Mi guardo intorno e cerco di capire quanto sia giusto risistemare i frammenti delle cose più importanti che circondano la mia vita. In fondo messe così, non a caso, ma secondo uno schema che molto riflette la mia personalità, meglio si esprimono. Non voglio l’ordine, sto cercando di liberare il disordine che è costretto e legato forse alla paura di lasciarsi andare. Non posso più pretendere, ho bisogno del suo spazio e voce.

Mi guardo intorno e, annullando le note scordate del sottofondo, provo ad immergermi ascoltando il silenzio. Ne ho cercato e raccontato le parole, ma ben poco mi è rimasto. Ho allungato le dita con la speranza di poter toccare i significati nascosti, ma ho trovato solo la delusione che avvolge il vuoto legato all’assenza del rumore.

 Sento. E provo un senso di serenità frammista alla dolcezza.

 Fernanda (19 gennaio 2008)