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Sono davanti al mio notebook, il foglio elettronico, bianco, è aperto, si tratta di quella tavola su cui incidere parole virtuali, che denotano quel linguaggio conosciuto, attraverso il quale far comunicare la mia mente.

 Ho tanto – e da tanto tempo – bisogno di raccogliere i dati che sto acquisendo nel corso del mio cammino, organizzandoli funzionalmente in dei “cassetti” fruibili per la mia identità.

 Inizio.

 avverto disponibilità.

 Se, ora, vi dicessi che si può godere dei singoli passi che ci conducono ai nostri obbiettivi (corretti), iniziando dai vari elaborati di pensiero che ci guidano?

Ci credereste?

 Oppure obbiettereste che per raggiungere i vari obbiettivi prefissatici si devono fare i giusti sacrifici inquadrati, questi ultimi, nei “singoli passi” di cui ho appena sopra cennato?

 Provo a riflettere ad alta voce, preannunciandovi che non ho raggiunto gli obbiettivi che mi sono prefissato, che, in verità, sono mutati da qualche tempo, nella speranza di non annoiarvi.

 Mentre si cresce da bambini si vive quella che viene definita “l’età spensierata”, perché si è, apparentemente, senza problemi. E quando, una volta adulti – almeno dal punto di vista anagrafico – ci fermiamo, quelle rare volte, a ricordare quei momenti, assumiamo quell’aria melanconica e triste di ciò che un tempo era ed adesso non è più…ma chi l’ha detto?!?

 Vivere, cari miei, di per sé è un obbiettivo da raggiungere, con ogni mezzo.

 Poter vedere, ascoltare, camminare, pensare, viene considerato come un qualcosa che di “dovuto”, e quando, per qualche incidente di percorso, anche banale, ci si vede costretti a letto o a subire delle diminuzioni delle nostre funzionalità, in attesa di ritornare alla normalità, si pensa a cosa si farà appena guariti: una bella passeggiata, sorseggiare un gradevole caffè, un incontro con gli amici, una serata piacevole in compagnia di una bella donna, o, se si ha la fortuna di avere un buon rapporto di coppia, ci si ripromette di evitare quelle piccole scaramucce che sino a quel momento si sono avute perché non sono altro che scarichi di tensioni che si accumulano durante la giornata, programmando così una serie di incontri positivi al meglio di noi stessi, magari ricominciando a corteggiare il/la partner:

 e dobbiamo avere una sofferenza per capire come è meglio vivere?

 Se ogni giorno per qualche attimo, possibilmente a contatto con la natura circostante, ci alleniamo a vedere davvero, ad ascoltare davvero, a camminare davvero, staremo imparando a pensare davvero e, soprattutto, a VIVERE davvero!

 Ancora. Se mentre siamo in compagnia di un altro essere umano ci poniamo all’ascolto di ciò che dice, ma fino in fondo, inizieremo a capire quanto bisogno c’è di essere accettati e di saper accettare; ed allora, se sapremo capire l’altro impareremo a capire noi stessi, e capendo noi stessi impareremo a capire l’altro, questo recita un antico aforisma, mai passato di moda.

 Fermiamoci e sostiamo nei momenti in cui se ne sente il bisogno…cercando di decodificare i segnali di questo bisogno.

 Sapeste quanto è gratificante avere le idee chiare e conoscere le motivazioni che ci conducono a determinati pensieri e consequenziali scelte, specie in un mondo come il nostro dove esiste una confusione di segnali eccessiva…

 

E allora? Mi pare di sentirvi fra l’annoiato e l’impaurito.

 Tranquilli! Non ho alcuna intenzione di ergermi a filosofo o ad maestro di vita, sto solo portando dei miei pensieri che in questi anni mi accompagnano, ed accompagnano il dialogo con un mio amico, lui sì, capace di rispondere – è uno strizzacervelli…- col quale parliamo di automobili, di cavalli motore, di spinta in accelerazione, di vita pratica vissuta, di progetti per il futuro, di scelte attivabili di…di esistenza in una parola, intesa quale attimo da assaporare hic et nunc, ma anche a medio e lungo periodo, con i vari progetti che abbiamo in mente di realizzare, un po’ come quando pensiamo allo sguardo meraviglioso e luccicante della persona che amiamo e ce lo portiamo dentro, con un sorriso.

 Lo so! Ho detto cose scontate; ma voi che me lo fate presente, le attuate?

 Come capita durante i fine settimana sulle autostrade i lavori in corso si fermano, liberando la strada dalle varie deviazioni, per riprendere il lunedì; e così, io mi fermo qui, ma non con me stesso, solo con voi che leggete, lasciandovi con un piccolo aneddoto.

 …in una città andava in giro gridando un uomo, rivolgendo ad ognuno che incontrava la stessa domanda. Un giorno uno di quelli che aveva fermato gli disse “…perché vai in giro gridando, guarda che non puoi cambiare gli altri” e lui, guardandolo fisso negli occhi, rispose:” io non vado in giro gridando per cambiare gli altri; io grido affinché gli altri non cambino me”.

 Oggi di una cosa sola sono sicuro: che non c’è bisogno di gridare, non più.

 Francesco Chiaia (5 ottobre 2003)