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Non mi riferisco alla sfortunata ragazza di Verona ! Ma questo nome mi richiama alla mente un’auto degli anni ’60, la mitica regina della strada che l’Alfa Romeo ( quella di Arese ) sfornò dalla sua catena di produzione e che si impose sul mercato nazionale ed internazionale per le inimitabili ed inimitate caratteristiche di design, oltre che motoristiche e di affidabilità che un’auto potesse, a quel tempo, garantire alla clientela, ma che, ancora oggi, restano esempio di creatività meccanica e stilistica, a tutto merito dell’ingegneria motoristica italiana.

 

Un recente” spot” televisivo ne annuncia la messa in commercio, ripigliando il fascino di quel nome che ha accompagnato i miei verdi anni, quando, con la mia” Giulietta”, correvo lucenti nastri stradali; strade statali tenute con cura e meticolosità da un esercito di stradini dell’A.N.A.S. che ti salutavano con fare paterno, quasi a rassicurarti che la strada non presentava insidie di alcuna natura: ed io guidavo, orgoglioso della mia Alfa, assaporando il rombo armonioso del motore che, docile, assecondava accelerate e riprese, tornanti, curve e rettifili a seconda delle marce che innestavo.

 

E come dimenticare la linea fluente, sportiva sulla quale l’aria scivolava impercettibile come l’acqua sul corpo di una nuotatrice?

 

Tutto era armonicamente distribuito; lo “chassis” che rimaneva incollato sulla strada, qualunque fosse l’angolo di curvatura della stessa, mentre il resto della carrozzeria si adagiava mollemente sull’angolatura centripeta, contemporaneamente sollevandosi sul lato opposto; e ciò, grazie ai possenti ammortizzatori a ruote indipendenti. C’era, a quel tempo, un’altra auto prestigiosa, che faceva il paio con la Giulietta: era la meravigliosa Lancia B/20, quella che conclude, tragicamente, il film ” Il Sorpasso “, ma che è rimasta come ulteriore simbolo della creatività motoristica italiana.

 

 

Quella mia “Giulietta” ha scorazzato per l’Italia, si è mostrata, col suo fascino sinuoso per le strade dell’Austria, rubando sguardi di invidiosa ammirazione quando, sostando lungo i viali di “Prinz Eugen Strasse ” mi compiacevo di quei taciti complimenti che erano ancor più intensi perché sul retro dell’auto, affiancato alla targa posteriore “CS 18461” faceva bella mostra di sé un grande adesivo ovale nel cui centro campeggiava la lettera ” I “: era il tempo in cui muoveva i primi passi l’idea dell’EUROPA UNITA.

Poi, come avviene per tutte le cose, la fabbrica di Arese cedette la propria signoria al potente di turno, al capitalismo mangereccio ed egoista, e insieme all’Alfa Romeo, il grande Moloc divorò la Lancia e l’AutoBianchi, ne fece un polpettone informe che tutto travisò, tranne i marchi ed i nomi.

Oggi quel nome corre per le nostre contrade: forse sarà dotata di apparecchiature elettroniche sofisticate, avrà il filtro antipolline… ed il navigatore, e il condizionatore differenziato, un più acuto indice di penetrazione cuneale…

Ma saprà soddisfare, difendere, il guidatore di oggi?

Saprà confrontarsi con l’agguerrita concorrenza del mercato automobilistico? Oppure tutti i sogni e le speranze della produzione automobilistica nostrana si fermeranno (come il Cristo di C. Levi) a Termini Imerese ?

Giueppe Chiaia (Maggio 2010)