Posted on

L’avanzare dell’età è un fenomeno affascinante ed estremamente complesso: è un fenomeno di cambiamenti a più livelli con influenze biologiche, comportamentali, sociali ambientali che interagiscono tra loro”. (Debeni R., 2009)

Il tema dell’invecchiamento è un processo complesso, determinato da molteplici fattori impossibili da ricondurre a vere e proprie variabili che dettano tali cambiamenti: non è possibile ricondurre ciò ad un solo fattore determinante, in quanto differenti variabili possono alterare in maniera significativa tale evoluzione.

L’invecchiamento può essere definito come un processo di modificazione dell’organismo durante tutto l’arco della vita da un punto di vista psicologico e fisico. (Baroni M. R., 2010)

La gerontologia e la biologia considerano l’invecchiamento un processo continuo, universale, progressivo intrinseco e deleterio, che riduce progressivamente la capacità di un organismo a mantenersi in equilibrio (omeostasi) nei confronti dell’ambiente, aumentando la probabilità di ammalarsi e di morire. (Quaderni europei sul nuovo welfare, 2006)

Tradizionalmente la ricerca ha guardato all’invecchiamento adottando due diversi punti di vista: da un lato l’invecchiamento come un processo continuo che inizia con la nascita e chi invece lo datava da un certo momento in avanti. Il terzo punto di vista, emerso negli anni ‘90 del secolo scorso, ha messo l’accento sulla eterogeneicità e sulla progressività del fenomeno.

Secondo questa prospettiva, il corpo che invecchia, è un mosaico, con organi e tessuti e persino organelli cellulari dello stesso organismo che hanno ritmi diversi di invecchiamento. I responsabili individuati sono stati i geni, lo stress ossidativo cellulare, alterazioni endocrine e da studi recenti, condotti dal gruppo di Claudio Franceschi dell’Università di Bologna, l’INFLAMM-AGING, nuovo termine per indicare un’infiammazione legata all’invecchiamento.

Da questi studi emerge che le persone che raggiungono maggiore longevità, sono quelle che hanno un maggior equilibrio del sistema immunitario. La parola chiave sembra proprio equilibrio, ma non semplicemente legato al sistema immunitario, bensì alla grande connessione, al network che lega i grandi sistemi di regolazione fisiologica, il nervoso, l’endocrino e l’immunitario, alla dimensione psichica individuale. (www.oloselogos.it)

Inoltre, studi recenti dimostrano come il paradigma della PNEI può essere considerato valido per la comprensione e lo studio sull’invecchiamento.

Con la PNEI viene a profilarsi un modello di ricerca di salute e della malattia che vede l’organismo umano come un’unità strutturata ed interconnessa, dove i sistemi psichici e biologici si condizionano reciprocamente.

IL PROCESSO DELL’INVECCHIAMENTO

L’invecchiamento è un processo caratterizzato da una progressiva diminuzione della corretta funzionalità dei vari apparati e sistemi dell’organismo, coincidente con l’aumento dell’età dell’individuo.

Per l’OMS il benessere dell’anziano deve essere valutato soprattutto in termini di autosufficienza (capacità funzionale residua) più che di assenza di malattia. (Capurso A., 1992)

I progressi scientifici, specie in ambito bio-medico, nonché le trasformazioni sociali, culturali e demografiche degli ultimi decenni, hanno comportato un allungamento della vita media ed un aumento crescente di persone anziane.

Obiettivo della psicogerontologia e delle altre discipline – biologiche, umanistiche ed economiche – che si interessano dei problemi e delle risorse dell’età senile è quello di comprendere l’eziopatogenesi per prevenire e curare le malattie di cui troppi anziani ancora soffrono, riabilitare le funzioni alterate e riattivare quelle sopite per consentire ad un numero sempre crescente di persone che invecchiano di poterlo fare con serenità.

L’invecchiamento biologico non è un processo lineare, si distingue in:

·  invecchiamento primario: cosiddetto invecchiamento normale, che riguarda tutta la popolazione e comporta modificazioni biologiche, psicologiche e sociali, in una sostanziale stabilità della struttura della personalità;

·  invecchiamento secondario: sarebbe l’invecchiamento patologico, ove al quadro dell’invecchiamento primario si aggiungono malattie croniche o meno. In questo stadio spesso è difficile capire ciò che appartiene alla malattia e ciò che appartiene alla vecchiaia. Queste modificazioni non sempre sono irreversibili e possono anche essere curate;

·  Invecchiamento terziario: si riferisce al declino rapido e irreversibile che caratterizza l’avvicinarsi alla morte. Questo stadio può durare mesi o anni ed è conosciuto anche come terminal drop hypothesis. (www.psicoweb.net)

I FATTORI COINVOLTI NELL’INVECCHIAMENTO

Il processo dell’invecchiamento interessa varie funzioni fisiologiche, ad esempio, la capacità visiva ed uditiva, perdono efficienza con l’età.

Gli eventi morfologici e funzionali dai 30-35 anni in poi sono quantificabili in una diminuita efficienza fisiologica per ogni anno di età di circa l’1%.

Si verifica una riduzione numerica delle cellule, una riduzione del contenuto dell’acqua del citoplasma dovuto all’alterazione della permeabilità di membrana. Le cellule, inoltre, perdono la capacità di controllare alcune caratteristiche fisiologiche interne, ad esempio l’omeostasi: mantenimento costante della temperatura e composizione interna attraverso sistemi di controllo mediati da diversi fattori. Di conseguenza l’organismo perde la capacità della termoregolazione, e del mantenimento dei liquidi interni.

TEORIE DELL’INVECCHIAMENTO

Secondo alcuni studiosi l’invecchiamento dipende dal lento formarsi di numerosi eventi:

1. processi biologici progressivi che determinato lesione del citoplasma e del materiale intercellulare

2. malattie metaboliche congenite o acquisite che richiedono un tempo più o meno lungo per manifestarsi

3. minore capacità di adattamento alle variazioni dell’ambiente circostante

4. accumulo di diverse affezioni e patologie che portano nel tempo ad un decadimento non rimediabile

Le teorie sull’invecchiamento fenomeno non del tutto chiaro, si basano su alcuni fattori:

1. teorie dei radicali liberi: Secondo tali teorie le modificazioni dell’organismo che determinano l’invecchiamento derivano da danni prodotti da molecole molte reattive, chiamate radicali liberi. Alcuni, come l’anione superossido (particella di carica negativa) e il radicale ossidrile, sono prodotti dall’organismo e vengono utilizzati nei processi metabolici. Una piccola frazione è prodotta dai fattori ambientali. I radicali reagiscono con gli acidi grassi insaturi, determinando nel citoplasma un accumulo di lipofuscina e danni strutturali alle membrane delle cellule.

2. teoria dell’accumulazione di errori nel DNA o alterazione della sintesi proteica Proposta alla fine degli anni ’50, ipotizza che nel processo di duplicazione del DNA si verificano degli errori (mutazioni) che determinano la sintesi di proteine anomale. Se l’organismo non è in grado di riparare con enzimi specifici il DNA nel citoplasma cellulare si aumenta la quantità di proteine alterate con conseguente rallentamento delle capacità di duplicazione della cellula.

3. teorie dell’orologio molecolare Proposta negli anni ’60 ipotizza che la capacità replicativa e di crescita, che inizialmente avviene in modo rapido e poi rallenta progressivamente (fase senescente), fino ad esaurire ogni possibilità riproduttiva. I fattori che determinano questa degenerazione sono: specie di appartenenza, età del soggetto, accumulo di danni genetici.

4. teoria autoimmunitaria Proposta nel ’64 completa l’ipotesi dell’accumulo di errori nel DNA proponendo che le alterazioni morfologiche e fisiologiche in età avanzata sono da imputare alle cellule immunitarie che perdono la capacità di riconoscere le strutture e i tessuti dell’organismo producendo anticorpi. Si determina una sindrome autoimmune che produce senescenza precoce.

5. teoria neuroendrocrina L’involuzione del sistema endocrino con la perdita della capacità funzionale secondo alcuni autori, sarebbe causa dell’invecchiamento. Le ghiandole più interessante sono le gonadi e l’ipofisi. (www.inftub.com)

IL CONTRIBUTO DELLA PNEI NELLO STUDIO DELL’INVECCHIAMENTO

Francesco Bottaccioli, studioso di psiconeuroendocrinommunologia, nonché fondatore e presidente della società Italiana a questa dedicata, definisce tale scienza come “una disciplina che studia le relazioni bidirezionali tra psiche e sistemi biologici, nella quale convergono, all’interno di un unico modello, conoscenze acquisite a partire dagli anni ’30 de XX secolo, dall’endocrinologia, dall’immunologia e delle neuroscienze. (www.docsity.com)

La psiconeuroendocrinoimmunologia, rappresenta quel settore di ricerca che abbraccia un ampio ventaglio di discipline scientifico umanistiche e, in definitiva, si pone come strumento unificante di vari aspetti del complesso quadro dei fenomeni di adattamento dell’organismo. Infatti, molti squilibri (anche se, purtroppo, non tutti) di un sistema molto sofisticato possono essere compensati soltanto in caso di perfetto funzionamento di singoli elementi (cellule, organi e apparati) che dialogano continuamente, in maniera proficua.

Varie sono le situazioni che riducono tale capacità. Tra le più comuni lo stress e l’invecchiamento. Molto spesso, un’alterazione significativa delle capacità di adattamento di uno solo degli elementi che costituiscono il grande network del circuito psiconeuroendocrinoimmunologico, può dar luogo a manifestazioni patologiche che coinvolgono l’intero organismo. Al tempo stesso, ripristinando la funzione compromessa mediante un corretto approccio terapeutico, l’intero sistema potrebbe risentirne positivamente. 9

In ogni essere umano esiste una struttura psicofisica organizzata, divisa in tre importanti settori:

·  Il sistema nervoso – All’interno del quale, nel DNA delle sue cellule, si determinano la consapevolizzazione della coscienza e tutte le strategie importanti da comunicare al resto dell’organismo, mediante impulsi elettrici che raggiungono il sistema neurovegetativo (il quale dialoga con gli altri due sistemi) e i fasci muscolari;

·  L’apparato endocrino – Composto da tutte le ghiandole che secernono ormoni indispensabili per il metabolismo; anche nel DNA delle sue cellule, si stabiliscono le operazioni da compiere per portare avanti un lavoro costruttivo;

·  Il sistema immunitario – I globuli bianchi, divisi in Granulociti, Macrofagi e Linfociti; anche a questo livello, si elaborano tattiche comportamentali: serviranno per garantire una difesa nei confronti di attacchi esterni (come ad esempio virus, batteri ed inquinanti vari) o interni (cellule degradate, cellule tumorali, etc.).

Riassumendo, i tre principali sistemi dell’organismo concorrono in maniera integrata al mantenimento di quell’equilibrio di funzionamento, definito omeostasi. Le comunicazioni fra tre sistemi così diversi dal punto di vista funzionale si realizzano grazie a impulsi elettrici e unità funzionali composte da: sostanze “liganti”, recettori per tali molecole (le sedi delle cellule “bersaglio”, cui arrivano i messaggi) e sistemi cellulari di interpretazione dei messaggi. È a seguito dei processi generati dal corretto fluire dei reciproci messaggi scambiati, che l’omeostasi viene mantenuta in condizioni ottimali. (www.lastradaweb.it)

La scoperta innovativa che la PNEI propone è che, negli esseri viventi, ogni sistema organico (psichico, nervoso, endocrino e immunitario) non fa vita a sé, ma influenza gli altri in un continuo circuito di scambio di informazioni. Una relazione altrettanto stretta e biunivoca sussiste fra interno (organismo) ed esterno (ambiente fisico e sociale) determinando salute e benessere fuori. (Cosmo E., Burnacci C. De Floro N., 2014)

PNEI. APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE ALLO STUDIO DELL’INVECCHIAMENTO

Applicando all’invecchiamento il modello PNEI, per spiegare l’invecchiamento occorre mettere in campo sia la dimensione biologica che quella psichica e vederne le relazioni reciproche. Occorre cioè, ad esempio, correlare i danni cellulari da stress ossidativo prodotti da un certo tipo di alimentazione, con quelli prodotti dall’inquinamento ambientale, dalla sedentarietà, da un certo tipo di terapie farmacologiche e, non da ultimo, dallo stress psichico.

Lo stress emozionale infatti causa infiammazione e ossidazione al pari di un patogeno, di una tossina o di molecole di colesterolo ossidato. E uno dei bersagli privilegiati è proprio il regolatore centrale, il cervello.

La PNEI ha un approccio multidisciplinare, che include diverse discipline, quali:

·  Endocrinologia e reumatologia;

·  Biologia molecolare:

·  Farmacologia;

·  Fisiologia;

·  Genetica;

·  Psichiatria;

·  Psicologia;

·  Neuroscienze;

·  Immunologia;

·  Medicina comportamentale. (www.lastradaweb.it)

TERAPIE DELLA PNEI APPLICATE ALL’INVECCHIAMENTO

Le terapie preposte al trattamento dell’invecchiamento si dividono in:

Terapie “specifiche” (preventive e curative):

§  Neurofarrnaci (Modulatori della plasticità sinaptica; neurotrofici; neuroprotettivi)

§  Modulatori ormonali

§  Immunomodulatori

§   Antiossidanti

Terapie “generiche”:

ovvero definite, terapie di “igiene globale comportamentale” sotto forma di norme estetiche, nutrizionali e, in generale, esistenziali – comportamentali.

§  Evitare eccessivi stress termici (inutili sbalzi di temperatura esterna) –Infatti, per mantenere costante la temperatura interna, si consuma energia che si sottrae al circuito generale.

§  Dormire a sufficienza – Presso la University of California di San Diego, hanno studiato gli effetti del sonno sul sistema immunitario ed hanno scoperto che, in coloro che dormono meno del necessario, i linfociti K (che aggrediscono direttamente gli agenti infettanti e li eliminano mediante produzione di sostanze tossiche) diminuiscono del 30%.

§   Evitare l’assunzione di farmaci che disturbano il sonno fisiologico – E’meglio consultare il proprio medico di fiducia e ridurre il comodo ma rischioso “fai da te”.

§  Disintossicare ciclicamente l’organismo – Quadri sintomatici come il raffreddore o l’influenza, rappresentano occasioni per allontanarsi da fumo, caffeina, zuccheri in eccesso ed alimenti eccessivamente lavorati, in quanto si sviluppa una naturale repulsione verso queste sostanze nocive. La caffeina esplica un’azione diuretica, producendo una disidratazione dannosa per le patologie catarrali in quanto non consente la necessaria produzione di “espettorato”; il fumo riduce le difese di bronchi e polmoni e produce radicali liberi, che danneggiano le cellule; l’eccesso di zuccheri riduce la capacità dei globuli bianchi di sopprimere virus e batteri; i cibi fritti e molto lavorati sono “ricchi” di radicali liberi che, elettivamente, riducono la funzionalità del sistema immunitario.

§  Praticare una sana e regolare attività fisica (anche passeggiate di 30 minuti) – Aiuta a scaricare la tensione, anche se bisogna moderarla o sospenderla quando si molto raffreddati o influenzati, per evitare di depauperare altre energie.

§  Cercare di mantenere una normale attività sessuale
   
Secondo gli psicologi della Wilkes University in Pennsylvania, una normale attività sessuale (almeno due volte a settimana) aiuta a mantenere alti i livelli ematici di IgA, prima linea difensiva anticorpale del nostro organismo, operativa dappertutto, 24 ore su 24.

§  Non ridurre le relazioni sociali – Frequentare molte persone, porta ad assumere quantitativi continui ma diluiti di virus e batteri che fungono da agenti “vaccinatori”: in pratica allenano il sistema immunitario.

§   Evitare condizioni da stress cronico – La persistenza di situazioni che richiedano una capacità di adattamento superiore alle nostre disponibilità del momento, porta, inevitabilmente, ad un esaurimento delle nostre attività vitali. (www.lastradaweb.it)

CONCLUSIONE

Nel XVIII secolo Lamarck differenziò due tipi di mortalità: morte accidentale (malattie, predazione ed incidenti) vs morte naturale (invecchiamento), postulando che l’invecchiamento sia dovuto a cause intrinseche. Un avanzamento nella comprensione dell’invecchiamento venne un secolo più tardi quando Weismann ipotizzò che l’attività cellulare normale è dannosa per l’organismo e porta alla sua distruzione sia direttamente che indirettamente (aumentata suscettibilità alla morte accidentale).
Negli ultimi decenni l’allungamento della vita media e della sua durata massima, l’elevata prevalenza di soggetti anziani nella popolazione generale, specialmente nei paesi sviluppati, e l’incremento della spesa sanitaria e sociale ascrivibile alla cura ed all’assistenza degli anziani hanno stimolato, sia nei ricercatori dell’area economico-sociale che in quelli dell’area biomedica, un particolare interesse nello studio dei processi dell’invecchiamento. (Maggi S, Marzari C, Crepaldi G. , 2006)

Basandosi sull’evidenza che molti meccanismi possono interagire simultaneamente operando a diversi livelli di organizzazione funzionale, la visione dell’invecchiamento come processo multifattoriale complesso ha sostituito le precedenti teorie “monofattoriali” che vedevano una singola causa come responsabile di tale fenomeno. Di fatto molte teorie singolarmente possono spiegare alcuni dei fenomeni che caratterizzano un invecchiamento cosiddetto “fisiologico”, ma non possono dare ragione del processo nella sua globalità. (www.newsitaliane.it)

La definizione di invecchiamento di per sé è aperta a varie interpretazioni, sebbene possa essere condivisa la raffigurazione di tale processo come la somma di tutti i cambiamenti fisiologici, genetici e molecolari che si verificano con il passar del tempo, dalla fertilizzazione alla morte.

L’invecchiamento è, dunque, caratterizzato da un complesso di mutamenti che aumentano il rischio di malattia e di morte. Una recente definizione amplia ancor di più tale concetto riconoscendo l’invecchiamento come una trasformazione che coinvolge l’organismo in ogni tempo, riferendosi non solo a cambiamenti associati alla perdita (ossia alla senescenza, che è la definizione più comunemente accettata per invecchiamento), ma anche all’acquisizione di funzioni (crescita e sviluppo). Usando tale definizione, la velocità di invecchiamento sarebbe sinonimo di velocità di cambiamento. 

Sul piano teorico i meccanismi di base sono quelli relativi alla teoria dell’invecchiamento programmato (secondo cui la durata della vita dipenderebbe da geni che sequenzialmente inviano e bloccano segnali ai sistemi nervoso, endocrino ed immune) ed alla teoria dell’errore (in cui gli insulti ambientali sarebbero responsabili del danno progressivo a vari livelli degli organismi viventi). Negli organismi multicellulari complessi (dove i singoli meccanismi possono sovrapporsi a vari livelli di organizzazione) lo studio delle interazioni tra cause intrinseche (genetiche), estrinseche (ambientali) e stocastiche (danno casuale di molecole) permette un più corretto approccio per la comprensione del processo dell’invecchiamento. (Di Muzio G., 2016)

BIBLIOGRAFIA

 Baroni M. R., (2010) I processi psicologici dell’invecchiamento. Pag. 7

Capurso A., Elementi di gerontologia e geriatria. Roma. Carocci (1992)

Cosmo E., Burnacci C. De Floro N., Il benessere in mano di palmo

De Beni Rossana (a cura di), Psicologia dell’invecchiamento, Bologna,

il Mulino, 2009, p. 17 (2014)

Di Muzio G., Medicina antiaging chronoaging e teoria dell’

invecchiamento (2016)

Maggi S., Marzari C., Crepaldi G. Epidemiologia dell’invecchiamento (2006)

Quaderni europei sul nuovo welfare, (2006)

SITOGRAFIA

www.oloselogos.it

www.psicoweb.net

www.inftub.com

www.lastradaweb.it

www.docsity.com

www.newsitaliane.it

Dott.ssa Elisabetta Rizzo – SFPID BARI (10 Novembre 2018)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *