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Arriva sempre così nella mia vita, all’improvviso all’apparenza, ma, sotto sotto, dopo molta meditazione.

Una strana smania scopre un buco che necessita di essere riempito. Lo spunto da una lunga chiacchierata che ci ha riportato con dolcezza agli anni più belli, già passati, quelli che tenevamo stretti senza mai immaginare quale poteva essere il loro valore. Senza sapere, li abbiamo così vissuti fino in fondo, ed oggi con piacere ricordiamo.

Dopo, cosa ci sarà dopo? Tanta gente da aiutare.

Mi sorprendo quando nella desolante solitudine dei miei pensieri consapevolizzo della forza che mi appartiene: la forza nel dolore, nella mia fragilità, nella grande difficoltà che ho a staccarmi dalle cose, dai sentimenti, da chi non c’è più nella mia vita.

L’incertezza. Sarà questo che si insinua nelle nostre menti a complicare un momento che è già di per sé complicato da gestire. Una fortissima esigenza di sicurezze, di quotidianità, quella che, fino ad un anno fa era scontata ed oggi, invece, appare come un sogno lontano.

Pensavamo … cosa pensavamo?

Le feste lentamente volgono al termine, tracciando un’altra crepa sulla nostra strada di vita.

Il cambiamento ha cominciato a mostrarsi nei nostri modi, nei comportamenti, purtroppo nelle relazioni.

Mi accorgo della sospettosità che pongo quando mi ritrovo a dover interagire, un muro di difesa costruito senza volerlo, che inasprisce. E me ne dispiaccio. Ora è ora di agire per evitare di rimanere chiusi dentro una gabbia fatta con le nostre paure.

Qualcosa … da fare.

È vero, alla fine ci sarà da fare molto là fuori, per tutti quelli che avranno camminato nonostante, barcollando, tutti quelli che non hanno avuto la possibilità di fermarsi ad aspettare. E ne pagheranno.

Mi fermo ad aspettare, lasciando scoperto per un po’ il cuore.

Una boccata di aria oltre il fumo dei pensieri chiusi in una stanza, quasi fosse una fuga dalla realtà di questi giorni. I miei passi ritornano su quelli andati alla ricerca delle riflessioni che poi diventano parole e, a chiudere il cerchio, diventano di nuovo pensieri.

Le necessità. È cambiato l’ordine delle cose e quando ce ne renderemo conto, se non lo abbiamo già fatto, le ritroveremo, quelle che più ci appartengono, tutte lì, ad aspettare di essere risistemate.

Qualcosa da fare. Quello che è rimasto uguale, la smania non di riempire il tempo ma di occuparlo nel migliore dei modi, facendo in modo che diventi nutrimento per l’anima, scatto di crescita che si aggiunge al ritrovato raggiungimento dell’equilibrio.

Provo a scrivere della vita vissuta al contrario, dai giorni nostri alle origini, ma il continuo evolvere delle situazioni, il trascorrere del tempo lo rende difficile da dipingere nelle righe. Potrebbe essere questo quel qualcosa … quel qualcosa che non manca ma non c’è.

Cercherò di smussare gli angoli, ammorbidire le linee che si sono tracciate intorno ai miei confini per poter tornare a correre  e a sbandare nelle curve, senza controllare…

Sui miei passi.

Mi arrabbio con me stessa quando, alla fine, mi trovo, ancora una volta, di fronte al muro delle mie debolezze e costretta a tornare indietro, sui miei passi.

Non avrò imparato nulla? Sarà forse troppo tardi?

Fernanda

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