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Pochi sono i personaggi che, nella storia dell’umanità, si sono proposti ai popoli come guide capaci di traghettarli verso nuovi destini e nuovi progressi; molti, invece, furono i despoti che hanno trascinati i propri sudditi negli orrori delle guerre o nell’oscurantismo della tirannide.

Ma, tra i due termini – Carisma ed autoritarismo – corre una notevole differenza: diciamo che il primo, il Carisma, ha una connotazione piuttosto fideistica, un richiamo alle ritualità religiose e, perciò, ad una benevolenza celeste che inonda l’unto del dio di poteri e capacità superiori: ciò avveniva, in special modo, presso le prime strutture statuali a sfondo teocratico; si pensi ai popoli precolombiani, alle dinastie faraoniche, al satrapismo orientale.

Anche la civiltà romana, diversamente da quella greco-ateniese, non si sottrasse al fascino del culto della personalità: e se Romolo fu solennizzato come il dio Quirino, fu Ottaviano, primo imperatore di Roma, ad essere innalzato dal senato all’Olimpo degli dei, allorché venne gratificato col titolo di AUGUSTO, dal latino “Augere”, cioè che viene elevato, accresciuto in potenza, degno di figurare nel Pantheon.

Se, poi, consideriamo l’attualità del nostro tempo, si deve constatare che il secondo, l’autoritarismo, ha soppiantato il carisma, nel senso che il gusto del potere, la preminenza ideologica e l’apparato politico hanno determinato una soccombenza psicologica delle masse, costrette ad accettare, più per bisogno che per ponderata decisione, alcuni personaggi dotati di facoltà oratorie, potenza persuasiva dei mezzi di comunicazione, capaci di convincere e trascinare a proprio favore il consenso popolare.

Diverso è, ulteriormente, il carisma; esso è qualità interiore che non ha bisogno di un conferimento esterno di un prestigio che, invece, nasce da meriti intellettuali, da vastità culturale e da un costume di vita che è, per tutti, modello di probità

Ed allora la mente corre ai grandi del pensiero filosofico, ai benefattori dell’umanità, al Cristo, a Ghandi, all’umiltà francescana, a madre Teresa di Calcutta, ai coraggiosi e spesso misconosciuti “medici senza frontiere” ed a quanti operano per alleviare l’indigenza, la fame, le malattie e tutte le povertà di questo mondo che, all’inizio del terzo millennio, si macchia ancora di orrendi misfatti.

Certamente anche le religioni esercitano una potestà carismatica sui propri seguaci, ma bisogna distinguere tra fideismi e massimalismi, tra forza persuasiva della fede praticata con amore e carità, e inconciliabilità di certe religioni con i grandi temi universali dell’etica.

Le cronache attuali ci mostrano raccapriccianti orrori praticati in nome di Allah; un continuo fiume di sangue che ha avuto una fonte lontanissima, che scaturì a partire dall’esodo di Abramo dalla città di UR, nell’antica Caldea, che si trapiantò, con la sua tribù, lungo le rive del Giordano, scacciando e sottomettendo i popoli autoctoni della Palestina; quell’odio dura, ancora oggi, in uno stillicidio di stragi quotidiane da una parte e dall’altra. Ed allora apparve Maometto, forte di un carisma inimitabile, che propugnò una sua religione, radice autonoma dell’ebraismo, che chiamò “ISLAM”, cioè “sottomissione assoluta alla volontà di Dio” , ma che rappresentava la vendetta postuma della schiava di Abramo “Agar” e di suo figlio Ismaele, scacciati, ambedue, dalla tribù del primo patriarca.

Nacque così la civiltà araba che ha sempre considerato Israele ed il Cristianesimo come religioni da combattere, i cui praticanti sono infedeli da uccidere, in una reciprocità di odio inconciliabile che ha avuto i suoi picchi più alti nei tentativi di conquista e islamizzazione dell’Europa, a partire dallo sbarco dei Mori nella Spagna del Cid, nell’argine opposto da Carlo Martello alle orde arabe, nelle scorribande piratesche degli ottomani e degli arabi d’Africa sulle nostre coste, sull’ultimo tentativo che vide gli eserciti dell’Islam arrivare fin sotto le mura di Vienna nel 1683, vittoriosamente contrastati dal Principe Eugenio di Savoia.

Ovviamente, il mondo cristiano non stette a subire la minaccia araba, ne è riprova la serie di Crociate inviate in Terra Santa con il pretesto di liberare il Santo Sepolcro, ma, in realtà, con lo scopo di aprire, con la forza, le vie del commercio con l’estremo oriente; anche queste, furono guerre di religione, dove il sangue versato fu così ingente che i Crociati, nella presa di Gerusalemme del 14 e 15 luglio del 1099, furono definiti dal Voltaire veri e propri macellai e la battaglia si svolse all’interno delle mura della città fu di tale efferatezza che il sangue degli uccisi lambiva le caviglie dei combattenti; né mancarono casi di vero e proprio cannibalismo…

Eppure, tanta crudeltà fu prevista, giustificata e perdonata dall’autorità papale dell’epoca: Urbano II.

Da questi pochi richiami storici si può valutare come sia rarissimo l’esempio di personaggi storici che abbiano usato il loro carisma religioso e la loro autorità culturale a favore delle genti dei loro tempi.

Oggi l’Europa si caratterizza come terra d’accoglienza per extracomunitari provenienti da tutti i sud del mondo, quasi tutti di religione islamica, mentre numerose moschee alzano i loro minareti sfidando la sacralità dei campanili; certamente i vari Imam, responsabili di queste moschee predicano il Corano, ma alcuni inneggiano alla guerra santa contro i cristiani infedeli, sperando, ancora una volta, di suscitare l’odio plurisecolare per l’affermazione mondiale dell’Islam.

Ancora una volta, l’autorità religiosa araba fa valida presa sulle coscienze dei più fanatici tra i fedeli; ma non si sono accorti che la pratica quotidiana della nostra civiltà, la frequenza dei loro bambini nelle scuole europee, lo studio della storia europea, l’apprendimento scientifico sono i migliori viatici per svegliare le menti e le coscienze dal torpore narcotizzante di una religione vissuta come violenza ed odio razziale; basterà il breve volgere di un quarto di secolo e finalmente la saggezza, la democrazia, il rispetto dell’uomo avrà, nei futuri giovani islamici i nuovi carismatici che sapranno imporre il valore dell’autorità morale contro tutti gli autoritarismi.

 Giuseppe Chiaia (5 Febbraio 2010)