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Il Covid-19 è sempre più in espansione, morti e acciaccati stanno al pallottoliere di giornata, il mondo economico è in fibrillazione, lo sport in catalessi, il panorama politico di ogni casata mostra i segni del proprio declino, ma a noi cittadini sparsi qua e là  è chiesto di sopravvivere con equilibrio a questo inferno che pare creato a misura.

Siamo tutti in paranoia per questa epidemia non meglio precisata, una sorta di alibi perfetto per fregarcene altamente di come si fa sempre più drammatica la situazione in alcune parti desertificate del mondo, poco lontano da noi, al confine tra Grecia e Turchia.

Il paradosso è che la Turchia smobilita i rifugiati fin qui ospitati dietro lauti compensi, perché a suo dire l’Europa non ha fatto niente contro la Siria che ha reagito alla sua invasione.

I potenti non conoscono il limite della propria inadeguatezza umana, soprattutto quando di mezzo ci sono gli interessi che disconoscono ogni decenza.

In questa marea di ingiustizia, tracotanza, delirio di onnipotenza, ci sono a fare da ponte alla propria coscienza spogliata di ogni dignità, le immagini che arrivano dalle periferie globalizzate, dalle frontiere di tanti paesi. In bella mostra s’intravedono uomini in divisa che sparano, altri con il passamontagna  bastonano i migranti inermi su un gommone per allontanarli.

Di più, le pallottole uccidono un rifugiato, un bambino è affogato, le motovedette sfrecciano rasenti alle imbarcazioni nella speranza di ribaltarle.

Il resto del mondo che fa?

Naturalmente guarda da un’altra parte, ma non dove bimbi e bimbe si trascinano a piedi scalzi nella neve con addosso qualche cencio strappato. A un palmo dal nostro naso  stanno i bambini con gli occhi disperati di chi non ha più speranza.

Un bimbo senza speranza: dove mai s’è sentita una bestemmia tanto grande, dove?

Eppure quei bambini a perdere sono sotto gli occhi di ognuno e di ciascuno, ma noi guardiamo in direzione opposta, dove lo stadio di calcio ci è momentaneamente prescritto, il supermercato velocemente svuotato, la chiesa chiusa, dove la nostra vita è forse  in quarantena ma ogni respiro è colmato di attenzioni e di amore.

C’è una tragedia dis-umanitaria a pochi passi da noi, l’unione europea custode dei diritti inalienabili che fa?

Opta per i chiavistelli che chiudono bene le proprie fortezze, per non avvedersi di fatti di inusitata violenza bussare prepotentemente alla porta. Accordi, protocolli, intese e galeoni con le stive piene di dobloni stanno a galla per considerare alcuni padroni di questa terra: “come paese terzo sicuro per i rifugiati; che riportare i rifugiati in Turchia non sarebbe stato considerato un respingimento, che le leggi internazionali considerano illegale”.

Su questa commedia tragicomica  soprassediamo con una scrollata di spalle, invece, su quelle donne, vecchi e bambini destinati al macero, nessuno è autorizzato a farlo.  

Nessuno.

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