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Là, dove prende vita il respiro più intenso…


Pensieri degli anni difficili

Avanzava lentamente, lasciandosi trasportare dal suo sorriso.

“E dove te ne vai?”

Che bella domanda! Avrei dovuto rispondere che è quello che cerco di capire da un po’ di tempo, che sento di vagare senza meta, forse perché perdo continuamente i riferimenti, oppure li evito. Anche questo è un gran bel conflitto da risolvere. In ogni caso l’atmosfera densa ha cancellato, almeno solo per un’ora, le tensioni delle giornate fra la gente ed i problemi, che a volte sembrano insormontabili.

È fondamentale avere la lucidità di pensiero per rendersi conto che arriva un momento in cui, vuoi o non vuoi, devi staccare la spina, chiudere la porta e riprendere le forze. Il tutto è sempre costellato da un’analisi nel profondo che si traduce, si spera, in qualche bel pensiero da tirare fuori.

Spesso ho la sensazione che dentro di me vivano più sensazioni contrastanti che spingono da una parte e con la stessa intensità anche dall’altra. Ed è veramente difficile districarsi e trovare il capo della matassa. Pare che trovando questo tutti i nodi si sciolgono senza alcuna complicazione. Ma il problema consiste proprio nell’arrivare al punto di inizio…

Che tristezza accorgersi che il tempo è scivolato dalle mani e poco ha lasciato, se non il piacere di rivedersi anche solo per un istante. Ma…, un solo istante è veramente insignificante di fronte a quanto è stato, alle giornate trascorse fra le parole e le risate, alle interminabili chiacchierate e voglia di condividere una fase della vita. E’ in questi momenti che prendo coscienza di quanto siamo fragili.

Non è così facile chiamare e chiedere aiuto quando senti che la necessità di un contatto con gli occhi, mettendo da parte le parole, è indispensabile. Basterebbe solo prendersi la mano e, superando la rigidità imposta dagli schemi nati forse senza volerlo, lasciare che gli sguardi si incrocino e nella spontaneità prenda vita il sentimento più intenso. Senza un nome, basta solo fidarsi di quello che si sente, liberandosi. È un sentimento che non ha nessuna voglia di essere chiamato!

Mi sveglio nel silenzio di una città che ha voglia di augurare ed augurarsi. Un momento di panico. Voglio ricordare, anche se le immagini appaiono lontane e fanno un po’ male. E mettendo in moto tutta la mia fantasia, accompagnata di sicuro dalla capacità di entrare in contatto con la parte più profonda dei legami, immagino.

Predomina la voglia di scappare, quindi senza rimanere troppo a pensarci su, indosso le ali della libertà e prendo il volo. Una ricerca spasmodica alla conversazione, per non sentirsi troppo accompagnati da quella compagna di vita che rimane dentro anche quando sei nella parte più affollata dell’universo. Parole, parole, che trovano la via d’uscita ma, chi ben comprende, legge l’ansia che affolla questo viaggio.

Cosa vorrei lasciare e cos’è che mi piacerebbe rimanesse con me in questi nuovi giorni che si preparano ad essere vissuti?

La fragilità dell’essere umano!

La sento nelle cose che mi appartengono e mi circondano, fra le mura che contornano la profondità dell’anima, là dove prende vita e inizia il respiro più intenso. Cerco di costruire intorno a me dei punti fissi e spero irremovibili, tramutandoli in legami, ma ancora una volta sento l’amaro in bocca per tutto quello che non si riesce a dire. Pur cercando di incrociare e catturare, gli occhi evitano, è come se nel momento il tempo passasse un po’ più velocemente del solito, lasciando solo un po’ di polvere alla magia dell’attimo. E quando provi a ricordare per dare un nome alla sensazione, è solo allora che ti accorgi che è sfuggita e rimane fra le dita la certezza della fragilità.

Sento la fragilità nelle note di una musica melodiosa che spesso vive nei miei pomeriggi tersi, quando la luce cerca di filtrare ad insinuarsi e quasi ad inseguire quel pensiero che non vuole mostrarsi al mondo. È come un segreto che non si racconta, che accoglie e si raccoglie, trova spazio in una nicchia, nell’ansa più nascosta e rimane lì ad osservare. E nel durante non sai se questo serve a chiudere la porta a non lasciare entrare, a fortificare o ad indebolire…

Bello, lo sguardo che si accompagna ad un sorriso, senza troppo riflettere e senza usare la ragione. Nel pieno della spontaneità, non avendo alcun timore di mostrare la fragilità.

Fernanda