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Il senso della battaglia? Non arrendersi mai!


 

Counseling News

 Sto vivendo una condizione che, proprio, non mi aspettavo. Ho deciso, a maggio 2011, di iniziare, insieme ad un buon numero di collaboratori, a proporre ne La Strad@, una sezione dedicata alle novità sul mondo del counseling.

Immaginavo, come in effetti è stato, di esporre nella maniera più chiara e semplice possibile, spunti sull’operatività “sensata” di una così particolare disciplina professionale.

A distanza di tempo, mi sono reso conto del fatto che, le contingenze, hanno trasformato questa sezione, in una sorta di piattaforma sindacale, da cui partire, senza timori reverenziali, verso tutto ciò che impedisce il raggiungimento dell’obiettivo (la meritata nobilitazione del counseling e la sua spendibilità, nel mondo del lavoro), “risolverlo” e proseguire senza tentennamenti.

Tutto ciò non mi dispiace. Anzi, mi galvanizza. Solo, pensavo (ingenuamente) che sarebbe bastato impegnarsi per ottenere i risultati per via scientifica. E invece, bisogna combattere per rimuovere tutti gli ostacoli intermedi. Fa niente!

Sono molte le mail di lettori con i quali mi confronto sulla costellazione del Counseling. Ho pensato, a questo punto, di sintetizzare un po’ di questi dialoghi per proporli all’attenzione di chi “sfoglia” questo giornale. Non voglio attuare un uso strumentale ma, semmai, dimostrare l’impegno e la chiarezza di un gruppo che ha in testa la realizzazione di un programma di alto profilo. Tutto qui.

 

Questa settimana, vorrei iniziare, proponendovi qualche estratto (non avendo chiesto esplicita autorizzazione alla pubblicazione, anche se sono convinto che non l’avrebbero negata, si utilizzeranno solo le iniziali dei cognomi) con qualche risposta aggiuntiva. È anche un modo per continuare questa interessante discussione in quell’Agorà che sta diventando La Strad@

 

Salve Signor Marchese,

ho letto il suo interessante articolo sulla Agenzia (sedicente) di certificazione iacc e la LUC.

A me pare che la questione più “interessante” sia la cosiddetta “parte terza”, ovvero il gigantesco conflitto di interessi del gruppo in questione.

Il Presidente che si presenta come certificatore italiano è socio dello studio associato Prepos membro costituente della Luc, nonchè fondatore dell’Associazione dei Counselor Professionisti, la cui Presidente è parte del gruppo Prepos, e insegnante e formatore all’interno delle scuole Prepos. Sia lui che la Presidente di Associazione counselor professionisti sono dei prestanomi per coprire il nome di colui che in Faip è molto noto per aver agito allo stesso modo.

Mi chiedo come abbiate potuto non accorgervi molto prima di tutto questo in Faip e soprattutto come possiate non denunciarlo all’autorità garante per l’indegno conflitto di interessi che di certo con la certificazione di qualità ha poco o niente a che fare.

Cordiali saluti

Massimo B. (12.12.2011)


P.S. Dimenticavo: è un po’ vetusto ma molto chiaro. In pratica la storia, o meglio, il modus operandi del gruppo sopra citato. Dia un’occhiata a questo forum

 

Risposta

Caro sig. B., la ringrazio per l’apprezzamento relativo al mio articolo. In realtà, da quando, ad aprile 2011, sono stato nominato (per cooptazione) nel Direttivo FAIP, sto cercando di adoperarmi per contribuire, insieme agli altri componenti, alla normalizzazione e all’ottimizzazione del funzionamento dell’associazione medesima (per quel che mi riguarda, per scelta personale, solo del Counseling). In ciò, fra gli altri, sono compresi i seguenti punti:

    • Verifica e rimodulazione delle linee guida relative alle scuole affiliate (che consentano di migliorare, in maniera oggettiva, lo standard di qualità, sia didattico che logistico, tendendo ad escludere le scuole fuori da questi nuovi parametri, che non intendano adeguarsi in tempi brevi);
    • Acquisizione di informazioni da parte dei Counselor (al momento, FAIP) per realizzare una mappatura delle criticità (operative, lavorative, giuridiche, etc.) e di spunti da trasformare in idee legittimamente, scientificamente e legalmente spendibili per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro.

L’individuo cui fa riferimento, presumo sia il precedente responsabile nazionale Counseling. Il signore in questione non fa più parte del Direttivo FAIP e ci si sta muovendo da tempo per tutelarsi nei confronti del suo operato.

Purtroppo, ci sono strascichi sul sito FAIP, opera sempre del soggetto sopracitato, che vanno sistemati al più presto.

Ad esempio in questo link, troverà gravi inesattezze circa il rapporto fra CNEL e registro counseling. E’ stata predisposta da tempo una rettifica ma, ad ora, il Web Master (con cui non dialogo direttamente) “nicchia”. Se, costui, non ci farà il regalo di Natale, modificando quanto richiesto, il sottoscritto, gli farà quello di Capodanno, denunciandolo.

In conclusione, il mio interesse e il mio amore verso il counseling, nasce dalla seguente considerazione: La medicina, la psicologia e la psicoterapia (e le parlo da medico psicoterapeuta in ottimi rapporti di collaborazione col proprio Ordine dei Medici di Cosenza, in qualità di consigliere tecnico) hanno fatto il loro tempo. Non per inefficienza quanto, piuttosto perché la Società, oggi, ha altre priorità e altri metodi di comunicazione.

La Medicina continuerà a sopravvivere perché, nei momenti critici, per paura, ci si rivolge ad essa come se si andasse in Chiesa per ottenere l’assoluzione.

Psicologia e psicoterapia, non possono permettersi lussi di tal genere, perché sono come barche a vela in un mondo che (non sapendo e non volendo manovrare alcunché) vuole andare col motoscafo, nonostante la benzina scarseggi. Il mio, non è problema lavorativo perché, come specialista, non ho disagi di alcun genere, essendo anche un riferimento del settore, come è evidenziabile anche dalla lettura dei miei articoli e dalla visione delle tante trasmissioni scientifiche contenuti in questo magazine. Penso, piuttosto, alle giovani generazioni del presente e del futuro: esiste questa bellissima professione del Counseling e non si riesce a valorizzarla per come merita. Un peccato!

Per quello che è in mio potere, sto impegnandomi a fondo per contribuire alla sua corretta diffusione e per farmi da parte (per non costituire ingombro), quando la strada sarà spianata.

Buona serata

Giorgio Marchese (14.12.2011)

P.S. Le chiedo l’autorizzazione a girare le sue mail, anche al resto del C.D. FAIP

Nuova comunicazione

Non ho difficoltà a darle il permesso però penso che si debba omettere l’omertà. Se non controllate e denunciate voi da dentro… chi può rendersi conto di quanto succede? Coloro che, in buona fede, abboccano? A meno che, prima che arrivasse lei Signor Marchese, anche in Faip…

saluti M.B.

Risposta

Questa volta, mi rivolgo, direttamente ai colleghi del direttivo FAIP:

“Cari signori, io sono convinto di trovarmi seduto, quando vi incontro, in un consesso di gente per bene…. ma, come possiamo tranquillizzare, coi fatti, i tanti Massimo B. che, giustamente, attendono chiarezza e purezza? In tempi brevi!”

 

Cari lettori, sottopongo alla vostra attenzione, lo scambio di opinioni, col collega Antonio R.

Lui scrive:

Sono assolutamente d’accordo con te su questi punti:

  1. La necessità di uno Statuto chiaro
  2. Democratico
  3. E di una FAIP che corregga al più presto tutte le ambiguità.

A questo punto però devo confessare quanto invece sono “turbato e perplesso”. Uno statuto chiaro e democratico deve fare i conti con la realtà da cui nascono le scuole di psicoterapia e prima di tutte la psicoanalisi. Freud era democratico? E quante delle oltre cinquecento scuole di psicoterapie che esistevano prima dell’entrata in vigore della L. 56/89 lo erano?

Chi si sarebbe mai sognato di chiedere a Jung, ad esempio, di essere il geniale maestro che fu e al tempo stesso di essere anche … democratico. Le scuole di psicoterapie sono nate per lo più intorno a Maestri geniali, tu lo sai e anch’io. Ci sono momenti storici ed esistenziali in cui la democrazia appare come un lusso, e comunque non ci si può rivolgere ad un maestro pretendendo da lui stili democratici.

Tuttavia non posso neanche più tollerare un Presidente del Consiglio, ad esempio, che dura in carica vent’anni o un Presidente della Repubblica che non è mai uscito dai palazzi della politica. La primavera araba con il rovesciamento delle dittature è, a mio avviso, il segno violento e superficiale di un desiderio di cambiamento più profondo in seno all’umanità.

Mi chiedo se la Costellazione Counseling della FAIP possa essere il laboratorio di un simile cambiamento culturale, antropologico, in realtà lo spero: una laboratorio nel quale, senza eliminare i padri o i maestri, si possa sperimentare una forma di convivenza nuova … Forse è un’occasione per verificare nella realtà storica le scoperte che abbiamo fatto in tanti anni di lavoro sulle dimensioni più nascoste dell’uomo.

Dunque sono turbato, perché non ho una soluzione pronta, e non perché stia facendo una strada in compagnia di presunti masnadieri, ma perché sono convinto, che “Ci possono essere mete giuste contenute dentro modalità sbagliate”.

Questo mi fa pensare ad una storia. Il 20 aprile 1964, all’età di 46 anni, Nelson Mandela pronunciò un discorso di quattro ora davanti ai giudici del tribunale, che lo avrebbero condannato all’ergastolo. Era accusato di sovversione e terrorismo, per avere intrattenuto rapporti con i comunisti e aver fondato l’Umkhonto we Sizwe, la Lancia della nazione, il braccio armato dell’Anc (African National congress).

Pur sapendo che gli sarebbe costato l’ergastolo, ammise tutto, ma negò decisamente le azioni violente che gli venivano imputate, rivendicando la linea di non provocare vittime.

Ciò che comunque lo aveva indotto a cambiare la posizione non violenta era stata la progressiva diminuzione dei diritti degli africani e i continui massacri della sua gente. A quel punto non restava che “Sottomettersi o lottare” e sottomettersi avrebbe significato rinunciare alla propria dignità. Il senso del ragionamento di Nelson Mandela era “che avreste fatto voi al nostro posto?”. Non c’era nulla di scandaloso nell’aver fatto un pezzo di strada con i comunisti e i violenti, lui che comunque aspirava ad un modello di democrazia anglosassone, dato che erano gli unici a proporsi sulla stessa strada: la liberazione del Sudafrica. Solo Hitler avrebbe osato insinuare che la collaborazione tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia, rendesse Churchill e Roosvelt comunisti o strumenti del comunismo.

Insomma alla fine Nelson Mandela ce l’ha fatta, senza sovvertire e senza distruggere nulla. E se per compagni di strada ha avuto dei masnadieri, aveva però ben chiara la sua meta: una società giusta e libera. Ecco allora di cosa potrebbe avere bisogno la FAIP di una meta chiara, del progetto di Uomo e di Mondo che vuole proporre alla Società civile. Nella Scuola in cui sono cresciuto è stato questo il mio pane quotidiano e sono certo, avendo avuto la fortuna di conoscere il tuo Maestro, che anche per te non è stato molto diverso.

Dunque la mia proposta è di unire le energie per mettere a fuoco innanzitutto una visione, che sia la Visione della FAIP.

Con amicizia e stima

A.R.

Io rispondo

 

E’ un piacere leggerti apprezzando, soprattutto, la tua voglia di combattere per uno scopo degno.

All’età di 12 anni insieme a due compagni di viaggio, fondammo un’organizzazione al confine legale con l’eversione (con l’appoggio di vari centri sociali): si chiamava Nucleo Sterminio Borghesi – NSB. L’obiettivo era quello di combattere i falsi perbenisti, per come sosteneva anche Giorgio Gaber (“I borghesi son tutti dei porci…”). A distanza di 35 anni, uno dei due è diventato un famoso urbanista di fama internazionale e, dell’altro, non se ne ha più notizia (spero stia bene). Io sono ancora qui, con coerenza a combattere per una causa che renda più sensata la mia vita.
Ho imparato tanto dai salotti buoni (scoprendo pregi e, soprattutto, difetti di ministri e sottosegretari, professionisti di grido, etc.) quanto dall’ambiente operaio (dall’età di 16 anni mio padre, imprenditore, mi mandava, come manovale, nei periodi festivi, a “servire” nei cantieri di lavoro), fino ad arrivare, senza pentimento, agli ambienti malfamati (avendo, per interlocutori d’opinione, figli di n.n., scippatori, rapinatori e killer “convertiti”: Vincenzo Androus è uno di questi).

Ecco perché trovi in me un alleato che non si tirerà indietro davanti agli ostacoli, come fa un pugile (lo sono stato per quattro anni) che, pur avendo paura dell’avversario, si piazza al centro del ring e lo invita, con la mano, a farsi avanti.

“…unire le energie per mettere a fuoco innanzitutto una visione, che sia la Visione della FAIP.”

Ma siamo sicuri (mettendoci un mano sul fuoco) che, noi tutti (direttivo compreso), riusciremo ad amalgamare i rispettivi interessi (che spesso non collimano), rinunciando a qualcosa, a favore del bene comune?

Non siamo Mandela, apparteniamo a quella strana razza (e mi riferisco alla classe che abbiamo delegato a rappresentarci, nei vari Parlamenti) che, pur di non perdere un privilegio, tagliano il ramo sul quale sono seduti.

Ecco perché, a volte, appaio un po’ ispido e poco conciliante.

Ti auguro una buona giornata

Giorgio

E, per concludere questa carrellata, vorrei accludere una comunicazione (A./R.) inviata, in data odierna, all’assessore (per la solidarietà e coesione sociale del Comune di Cosenza) Alessandra de Rosa e, per conoscenza, al suo Sindaco. Giusto per dimostravi che non ci tiriamo indietro di fronte a nulla.

 

Caro assessore, ho appreso della lodevole iniziativa della solidarietà promossa dal suo assessorato che, meritoriamente, coinvolgerà 22 Associazioni di Volontariato, al fine di divulgare i propri servizi e, soprattutto, per esporre i loro prodotti, il cui ricavato sarà reinvestito in azioni e progetti in favore dei soggetti svantaggiati e che popolano l’area del disagio.

Come lei ha sottolineato “L’obiettivo dell’iniziativa è, da un lato promuovere, la cultura della solidarietà e della responsabilità sociale sul territorio cosentino e, dall’altro, coinvolgere quanti più soggetti in una gara di generosità ed altruismo a beneficio della comunità maggiormente segnata dalla sofferenza”

Ottimo, ben fatto. Noto, però che il nome di Neverland (che io rappresento) non compare in questo “elenco dei 22”, per avere, gratuitamente, la possibilità di esplicitare la propria opera.

Eppure, più volte abbiamo avuto modo di confrontarci sulle nostre attività a favore della collettività, che si diramano attraverso una Scarl, una No Profit (fra i cui soci onorari, stanno per entrare i componenti del Circolo della Stampa di Cosenza, di cui faccio parte, in qualità di giornalista) e una ONLUS.

Prevengo la sua possibile obiezione in merito alla nostra assenza dagli elenchi ufficiali delle associazioni di volontariato. Come avevo avuto modo di spiegarle, la nostra organizzazione (che, pur avendo la sede legale e operativa a Castrolibero, ne ha un’altra operativa a Cosenza), è composta da professionisti che “volontariamente” prestano la loro opera, a favore di chi soffre, senza chiedere un centesimo ma, anzi, generando utili da redistribuire a chi ne ha bisogno.

Un concetto considerevolmente diverso da quello classico della solidarietà, lo ammetto. E, quindi, necessitante di tempo adeguato per essere compreso. Tempo che, chi come lei, è dedita “H 24” al lavoro, non può concedersi.

Mi permetto, quindi di rammentarle quello che facciamo, “a costo zero” per la collettività.

Orientamento al lavoro

Una guida per tutti coloro che riscontrano difficoltà nell’inserimento lavorativo. Consiste, in incontri individuali, che consentono alla persona in cerca di occupazione di superare le criticità legate al mondo lavorativo.

 

Attività di consulenza e informazione nelle scuole

 

Counseling scolastico

Corsi di educazione alla legalità

Consulenze tecnico didattiche

Centro Counseling

 

Rivolto a giovani disagiati, diversamente abili, anziani, genitori in difficoltà, coppie separate e chiunque voglia imparare ad utilizzare i propri potenziali psicofisici in modo da imparare a vivere e operare al meglio delle proprie possibilità, mediante incontri peer to peer.

 

Telefono amico

 

Per persone in crisi esistenziale, disagio morale e sociale, disoccupate, che subiscono mobbing, stalking. Etc.

 

Organizzazione e svolgimento di corsi psicoeducazionali finalizzati all’acquisizione

di conoscenze positive per la costituzione di una famiglia corretta


 


Organizzazione e svolgimento di corsi di informazione/formazione per chiunque volesse imparare ad utilizzare i propri potenziali psicofisici in modo da imparare a vivere e operare al meglio delle proprie possibilità.


 

Nel salutarla, augurandole un sempre maggior successo per le sue iniziative… una sola richiesta:

quando affiderà ad altri, la realizzazione del progetto “Urban Angels”, almeno ricordi che, l’idea, gliela avevamo fornita noi.

Buon Natale

Giorgio Marchese

 

Cari lettori, vorrei salutarvi proponendovi la visione di questo spezzone tratto tratto da Rocky 1, di Sylvester Stallone. Secondo voi… “Noi” chi siamo, dei due?

 

Il senso della battaglia….

 


Non arrendersi. Mai.

 


G. M. – Medico Psicoterapeuta / Counselor – Presidente Neverland (Scarl – No Profit – ONLUS)