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In atletica leggera.


Approfondimenti tecnici

In effetti i due termini hanno lo stesso significato: “Lepre (atletica), in lingua inglese pacemaker, ovvero l’atleta che in una gara di corsa prolungata è deputato a mantenere elevata l’andatura affinché il tempo realizzato dal vincitore sia di livello.”

Ma c’è da dire che in pratica si distinguono i pacemaker che accompagnano i maratoneti fino al traguardo e “le lepri” che scandiscono il ritmo ai top runners per alcuni chilometri della gara.

Sembra esserci differenza tra pacemaker e lepre, il pacemaker ti accompagna per tutta la gara, la lepre ti accompagna fino ad un certo punto; del pacemaker generalmente si avvale l’amatore che vuole essere tranquillo mentalmente e lavorare solo con il fisico, quindi si affida al ritmo dell’accompagnatore quindi l’unico iimpegno che ha è adeguare il suo sforzo fisico a quello dell’accompagnatore, ma il pacemaker, generalemente non fa solamente un lavoro fisico fatto bene perché corre ad un ritmo a lui non proibitivo ma anche un lavoro di aiuto mentale per l’accompagnato qualora non riesca a tenere il ritmo di corsa che si è prefissato, in fatto in quel caso l’accompagnatore deve possedere la capacità di sostenere l’atleta, incoraggiarlo, tirare fuori le sue risorse e questo non è facile perché ognuno è una persona diversa dall’altra con una propria personalità, proprie caratteristiche, può essere una persona che ha bisogno di essere stimolato, incoraggiato altrimenti non rende, o al contrario può essere una persona che non c’è parola che lo possa aiutare se crede, se è convinto di non farcela si pianta e basta e se insisti gli diventi un nemico.

La lepre aiuta l’atleta assoluto fino ad una certa distanza, siccome stare davanti ha degli svantaggi, lo fa per te la lepre, così il top runner corre coperto da un punto di vista delle condizioni climatiche, corre più libero mentalmente perché non deve stare attento al percorso, non deve fare un lavoro mentale per avere un passo costante prefissato, ma in genere la lepre non corre ad un’andatura più bassa rispetto alle sue potenzialità, ma corre al suo limite e a volte succede che la lepre si rende conto di non conoscere il suo limite che è superiore a quanto si sarebbe aspettato e quindi fa le scarpe alla persona che l’insegue, nel senso che gli fa lo scherzetto arrivando prima al traguardo, quello che non succede per il pacemaker per il quale l’obiettivo è accompagnare la persona al traguardo non per vincere ma per arrivare al traguardo o per fare una migliore prestazione personale che per lui sarà un record mentre per il pacemaker sarà stato un allenamento con il valore aggiunto di aver reso felice una persona.

Per le donne possiamo dire che sia per le master che per le assolute ci sono i pacemaker, generalmente uomini, quando le gare sono miste, in questo caso, generalmente le donne sono accolte da stormi di gabbiani che l’accudiscono, l’imbeccano ai ristori e l’accompagnano durante la sua migrazione dalla partenza al traguardo.

Circa l’eticità non penso che si possa avere da ridire a proposito, in quanto si tratta di gare in gruppo dove entrano in gioco tattiche, strategie altrimenti si dovrebbe decidere che ognuno gareggi da solo e organizzare gare, ad esempio, a cronomentro.

Per quanto riguarda i pacemaker c’è un gran movimento a proposito ed un gran business, ed i pacemaker sono sempre più preparati e formati da un punto di vista psicologico, si è capito che non basta avere solo una buona gamba ma anche delle caratteristiche, predisposizioni a stare con l’altro, a saper comunicare con l’altro, non solo con le parole, con l’incoraggiamento, con le imprecazioni, ma anche con un linguaggio non verbale, con qualche segnale che permette un’intesa con l’altro ed allora succede che alla fine della competizione c’è un valore aggiunto, c’è un incontro non solo con la fatica, con le proprie forze, ma con la fatica dell’altro, la sofferenza dell’altro, della gioia di arrivare nel tempo stabilito, ci può essere anche un contatto fisico, una pacca sulla spalla, un arrivare mano nella mano, un abbracciarsi all’arrivo, un farsi le foto assieme, lo scambiarsi le email e telefono.

Tutto questo non avviene per le lepri maschili, c’è più un rispetto di sudditanza tra il re della strada che vince e fa i primati e la lepre che può stargli davanti fino ad un certo punto ed è una concessione che ti ha fatto.

Un altro servizio che viene messo a disposizione nelle grandi manifestazioni è il servizio “scopa” che già il termine dice tutto, non è bello che un’atleta che si trovi in crisi ad un certo chilometraggio della gara venga spazzato via come immondizia, sarebbe opportuno istituire un servizio di presa in carico, di accoglienza ad un chilometraggio critico, per esempio al 30° o al 35°, perché, in maratona, capita che arrivati a questi chilometri ci si accorga di avere crampi, di aver esaurito energie, e qui si può decidere di fermarsi o di continuare ed una persona potrebbe sapere accoglierti, sostenerti ed accompagnare per qualche km o fino al traguardo e quindi in questo caso hai voluto fare da te dall’inizio convinto delle tue possibilità ma puoi rimediare avvalendoti di una figura preposta.

Matteo SIMONE

Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR

www.psicologiadellosport.net www.psicoterapie.org/659.htm