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Tratti e disturbi.


1. DISTURBI DI PERSONALITA’

 

DEFINIZIONE DI PERSONALITA’

Al termine personalità si attribuisce il significato di insieme delle componenti psicologiche, morali ed intellettuali di ogni soggetto. Secondo l’attuale psiconeurofisiologia, nella personalità vi è contenuto il potenziale sviluppato in base ai tratti genetici e agli stimoli ambientali permettendo, così, di inquadrare l’essere umano come l’insieme di due facce della stessa medaglia raffigurante l’elemento corporeo e quello fisico. Essa è determinata dai fattori costituzionali dell’individuo, dallo sviluppo e dall’esperienza sociale dello stesso. Va inoltre sottolineato che la personalità è in continua evoluzione. Ciò grazie agli innumerevoli episodi di storia e di vita che contribuiscono a forgiare l’individuo. Pertanto, la personalità, non è mai quella con cui l’essere umano inizia il suo percorso di vita. Occorre associare, al termine personalità, un duplice rilievo significativo di cui uno è relativo ad aspetti più “comuni”, l’altro ad aspetti “singolari”. Per aspetti più “comuni” intendiamo le peculiarità, le disposizioni, le modalità di vita simili a molti individui, o adottati da molti di essi. Per aspetti “singolari” si indicano, invece, gli elementi che discriminano un essere umano dall’altro. La psiconeuroimmunoendocrinologia (che indicheremo più brevemente con PNEI) ha dato prova che esistono una comunicazione ed uno scambio a “reti” interconnesse in full duplex (ossia in modo biunivoco) fra tre fondamentali sistemi denominati Nervoso, Endocrino, Immunitario. A motivo di ciò, il disturbo psicologico influenza il metabolismo organico e viceversa. Secondo il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) il disturbo della personalità è un Modello di esperienza interiore (o di rappresentazione mentale) e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo e alle norme della cultura di appartenenza. E’ pervasivo e inflessibile, esordisce nell’età della adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo e determina disagio o menomazione“.

Il DSM IV esegue una fondamentale differenziazione fra tratti e disturbi di personalità. I tratti di personalità non sono altro che lo stazionario modus vivendi con cui si capta e ci si interfaccia con l’ambiente, con il sociale e con se stessi, esplicandolo all’interno di una moltitudine di circostanze, fondamentali nell’indirizzare la condotta dell’individuo. Quando tale modus vivendi diviene estremamente inflessibile e disadattative al punto da produrre onerose problematiche sotto il profilo lavorativo, affettivo e sociale, addirittura da non essere in grado di gestire e rispondere correttamente agli elementi di tensione psico-fisica, allora si parla di disturbi di personalità. Le dieci tipologie di disturbo della personalità vengono classificate, dal DSM IV, in tre importanti gruppi denominati anche cluster. Questa classificazione, pur se dimostratasi utile didatticamente, annovera delle limitazioni inerenti il fatto che coloro i quali risultano essere spesso coinvolti mostrano una contemporaneità di disturbi concernenti gruppi diversi. Diagnosticamene parlando, non di rado si verifica che tali gruppi di disturbi di personalità, si associno in un minimo di due e in un massimo di sette.


Cluster (o gruppo) A. Riguarda gli individui che appaiono strani o eccentrici.

    • Disturbo Paranoide di personalità;
    • Disturbo Schizoide di personalità;
    • Disturbo Schizotipico di personalità.


Cluster (o gruppo) B. Relativo agli individui che appaiono melodrammatici, emotivi o imprevedibili.

    • Disturbo Antisociale di Personalità;
    • Disturbo Borderline di Personalità;
    • Disturbo Istrionico di Personalità;
    • Disturbo Narcisistico di Personalità.




Cluster (o gruppo) C. Relativo ad individui che appaiono ansiosi o paurosi.

    • Disturbo Dipendente di Personalità;
    • Disturbo Evitante di Personalità;
    • Disturbo Ossessivo – Compulsivo di Personalità.



Esistono, infine, altre due categorie proposte per ulteriori studi che sono: il Disturbo Depressivo di Personalità ed il Disturbo Oppositivo (Negativistico) di Personalità.

 

I DISTURBI DI PERSONALITA’ DEL “CLUSTER A”

Disturbo Paranoide di personalità

Il paranoide è diffidente e sospettoso. Incline ad interpretare le altrui giustificazioni sempre in maniera maligna ed astiosa. Colui che è affetto da tale disturbo trascorre la vita in perenne condizione di sospetto e di sfiducia. Tutto sembra minacciarlo. Egli avverte un immaginario stato di persistente pericolo. Si ritiene continuamente vittima di complotti. Gesti e parole, anche banali, sembrano per lui una occultata minaccia. Quasi sempre il paranoide non possiede, né manifesta umorismo ed emozioni, ancorché forti. Si mostra eccessivamente serio o addirittura litigioso, freddo e distaccato. Inflessibile e moralista, particolarmente ossequioso del potere e della gerarchia. In occasione di particolare nervosismo e tensione psico-fisica, può cadere in situazioni di psicotiche, pur se effimere, o addirittura evolvere in idee deliranti di persecuzione (ad esempio hanno la forte sensazione di essere spiati). E’ tale la sensazione di forte sospetto ed immotivata diffidenza da parte del soggetto paranoide da giungere a dubitare anche della fedeltà del proprio partner, della lealtà degli amici e dei colleghi. Nutre un così profondo rancore nei confronti di ipotetici autori di azioni offensive, da non saper perdonare non ottenendo, così, di poter vivere una vita affettivamente e socialmente serena. I suoi legami li espone con imperturbabilità e lontananza. Studia ed esamina coloro i quali li attorniano al fine di rinvenire inconfutabili testimonianze circa i tradimenti ed i complotti operati a suo carico. Il timore di ciò lo induce a proteggersi, rinchiudendosi sempre di più in se stesso, annullando qualsivoglia specie di apertura verso terzi. Pur distinguendo i pensieri ed i sentimenti positivi da quelli pericolosi e spiacevoli, veicola questi ultimi all’esterno attribuendone la colpa ad altri. Avverte forte ed incessante la necessità di constatare che tutto e tutti siano sotto il suo completo controllo. Ritiene, altresì, che le sue diatribe, le seccature e le difficoltà, cesserebbero di esistere se fosse l’atteggiamento di colui che lo perseguita, a cambiare.

Disturbo Schizoide di personalità

Imperniato da distacco nelle relazioni sociali e da una ristretta gamma di espressività emotiva. Caratteristica degli schizoidi è l’introversione patologica ed il ritiro sociale. Spesso sono individui incapaci di avvertire la necessità o il desiderio di produrre legami affettivi, palesando il pressoché inesistente accostamento alle vicende sessuali. Proiettano all’esterno una manifestazione emozionale enormemente limitata. L’individuo coinvolto in questo disturbo è fortemente confuso e contrastato tra ciò che mostra all’esterno (imperturbabilità e distanza) e ciò che invece avvertono nella loro fantasia. Qui, infatti, essi ergono un proprio ideale di relazioni, sentimenti ed eventi. Professionalmente, sono inclini ad impieghi solitari e, poiché prevedono limitatissimi contatti umani, sono anche capaci di raggiungere risultati soddisfacenti. Non tollerano lunghi colloqui durante i quali si mostrano ansiosi e infastiditi, incapaci di sostenere lo sguardo del loro interlocutore dando prova di nutrire scarse emozioni e replicando con monosillabi nonché allontanando commenti spontanei. Non vedono di buon occhio una eventuale psicoterapia in quanto convinti che sia un modo completamente errato di investire e impiegare il loro tempo. Si può asserire, infine, che tale disturbo potrebbe rientrare nell’area psicotica.

 

Disturbo Schizotipico di personalità

Lo schizotipico è contraddistinto e pervaso, nella sua sfera affettiva, da un sordo disagio, nonché da alterata cognizione e percezione. Egli non manca di mostrarsi strano ed eccentrico. Pur essendo abbastanza simile allo schizoide, lo schizotipico possiede sintomi psicotici molto più evidenti. Il suo pensiero, la sua percezione, la sua eccentricità non fanno altro che palesare, nitidamente, il suo altrettanto marcato disagio relazionale. Grossolanamente macchinoso nella sua costruzione delle idee e nella comunicazione, mostra evidenti avvisaglie di fuga dalla realtà. Il soggetto schizotipico mostra tutti i sintomi annoverati nel DSM IV tra cui anche quelli del credere e del farsi condizionare da superstizioni, chiaroveggenza, sesto senso, telepatia, pensieri di magia. Egli possiede, quindi, credenze e condizionamenti che fortemente cozzano con le leggi di natura e di appartenenza culturale. Il suo è un mondo alquanto bizzarro e colmo di fantasie. Il sistema di linguaggio risulta incomprensibile all’uditorio in quanto privo di coerenza e pieno di caos e di metafore. Nei rapporti confidenziali e interpersonali presenta imbarazzo, difficoltà, incapacità di scambio, di confronto. Ancor peggio se si tratta della sfera affettiva. A motivo di tutto ciò, tale scompenso è considerato una ulteriore forma della schizofrenia.

 

I DISTURBI DI PERSONALITA’ DEL “CLUSTER B”

Disturbo Antisociale di personalità

Il disturbo antisociale di personalità è caratterizzato da violazione e trasgressione delle regole e dei diritti altrui. Non di rado, il passato di coloro che soffrono di tale disturbo, possiedono dei postumi comportamentali antisociali. Le prime parvenze del disturbo antisociale hanno inizio nella età adolescenziale (circa 15 anni) e, le manifestazioni definitive, invece, si presenta intorno ai 18 anni. Per meglio distinguere l’insorgenza di questo problema occorre verificare che vi siano almeno tre dei seguenti elementi: la inettitudine dell’individuo ad adeguarsi alle norme sociali; l’inettitudine di muoversi in ossequio alle leggi avendo, infatti, riportato magari numerosi arresti; il basare il proprio modus vivendi sulla menzogna, la falsità, la truffa a favore dei propri interessi per il gusto personale, scontrandosi abbastanza frequentemente con tutto ciò che raffigura lo stato, le autorità e la sicurezza propria ed altrui. Il passato, già quasi in tenera età adolescenziale, annovera vicende di alcolismo, droga, aggressioni verso persone, animali, oggetti. Instabile, incapace, irresponsabile nel portare avanti in modo costante, serio e continuativo, le relazioni sociali, gli impegni finanziari, eventuali cicli di studi. Gravemente superficiale ed assolutamente privo di rispetto per quanto concerne i suoi comportamenti con la collettività e con i sentimenti nei rapporti affettivi. Prova soddisfazione e non empatia e rimorso, quando maltratta e deruba il prossimo. Il soggetto antisociale nutre sentimenti ed emozioni solo relativamente a se stesso disconoscendo, quindi, riconoscenza e rincrescimento. Ha unicamente cognizione e conoscenza di sentimenti quali collera, disistima e tedio. L’individuo afflitto da tale disturbo, psicodinamicamente parlando (Gabbard 2002), è abbastanza verosimile che registri nel suo trascorso, vicende di dura crudeltà, trasandatezza, deprivazione, soprusi e prepotenza da parte dei propri genitori. Maggiore presenza di tale disturbo si censisce nei luoghi ove è già di per se presente un tratto distintivo sub culturale.

Disturbo Borderline di personalità

Il soggetto borderline ha una personalità marcatamente instabile per quanto concerne la stima di se stesso, i suoi affetti, i rapporti interpersonali e sociali. E’, altresì, fortemente impulsivo. In passato, tutti quei disturbi cui non si riusciva a trovare una appropriata collocazione poiché al limite tra la psicosi e la nevrosi, venivano situati in questo genere o tipologia di disturbo, detto appunto borderline che significa “al confine”. Tra i sintomi psicopatologici di tale disturbo che si manifestano, pur essendo essi numerosissimi, ne vengono individuati due in quanto più predominanti, e cioè l’impulsività e l’instabilità. Il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali ultima edizione, afferma che l’individuo sofferente di tale disturbo vive nel terrore continuo ed imminente di abbandono, sia esso reale o frutto della sua fantasia. Al fine di scongiurare tale evento, egli è capace di porre in essere tentativi disperati, con esclusione dei casi suicidari o automutilanti. Il tipico atteggiamento di tale individuo circa i suoi rapporti interpersonali, è appunto instabile a tal punto da rendere le sue relazioni sempre confuse e contrastanti, vigorose e collanti. I sentimenti che riesce a nutrire per le persone variano tra lo spregio o disdegno e la esaltazione o eccessiva valutazione. Questo individuo, è convinto che relativamente ai propri crucci ed alle proprie difficoltà, siano sempre colpevoli gli altri. E’ un abile manipolatore delle altrui persone al fine di raggiungere i propri obiettivi operando in maniera tale da pilotare gli altri secondo la sua volontà, riscuotendo rassicurazione e la totale attenzione per se. Per assicurarsi l’esito voluto, pone in essere i cosiddetti “ricatti affettivi” che esplica mediante crisi di ira, di pianto smodato e manovre suicidiarie ottenendo, però, solo ulteriore distacco dagli altri. La sua volubilità sentimentale emotiva, lo rende a turno e in successione, triste, depresso, irritato, ansioso. Il suo più usuale modo di essere è caratterizzato dalla rabbia con la quale insorge contro le frustrazioni e che lo spinge, altresì, a commettere azioni e gesti autolesionisti quali incidenti automobilistici, abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti, manovre suicidiarie, scorpacciate e sesso ibrido. E’ inetto nel contraddistinguere i propri pensieri e sentimenti da quelli degli altri. Vive prevalentemente generando, sentimentalmente, una enorme sensazione di vuoto cui aggiunge una preoccupante incertezza della propria identità, dell’immagine di sé, del proprio corpo e della tendenza sessuale. Il soggetto borderline è alla continua ricerca di rapporti relazionali utili a riversarvici, sistematicamente, le sue inquietudini ed i suoi contrasti. Poiché vige in lui uno stato di disgregazione e scompiglio interiore, non riesce a sopportare la solitudine. E’ difficoltoso, quindi, ottenere la scoperta e la diagnosi di tale disturbo in quanto particolarmente imprevedibile e mutevole è il comportamento di colui che ne soffre. Svariati possono essere addirittura anche i livelli di gravità ubicati in una zona prossima alla nevroticità od a quella psicotica. Un presagio certo ed unico di tale disturbo è l’autolesionismo.

Disturbo Istrionico di personalità

Il soggetto sofferente di tale disturbo è caratterizzato da una smodata emotività e dalla impellente necessità dell’altrui accortezze. Egli avverte uno smisurato disagio se e quando non riesce a centralizzare tutte le attenzioni su di sé in quanto fortemente egocentrico. Anche sessualmente parlando si mostra eccessivamente inverecondo ed inadeguato. La sua attività erotico – sessuale viene infatti esibita in maniera indelicata e sgarbata in quanto imperniata sulla melodrammaticità, espansività, disinvoltura, irritabilità, megalomania, apparendo palesemente incapace. Si nasconde scaltramente dietro esplosioni di pianto, di ira e simili manifestazioni con l’obiettivo di gestire e sottomettere gli altri, anche adoperando la sua corporeità. E’ in grado di impressionare l’uditorio attraverso la sua esposizione loquace ma è al contempo grossolano, superficiale e instabile. Anche i soggetti affetti da tale disturbo sono caratterialmente “dipendenti” assomigliando, sotto questo aspetto, ai borderline. Marcata è in loro la profonda paura della solitudine e delle separazioni, motivo per il quale sono sovente pervasi da angoscia. L’individuo istrionico esclude e rifiuta terze persone nei rapporti interpersonali poiché, secondo la sua idea, è opportuno ammettere solo relazioni diadiche. Imbrigliato in questa scorretta modalità di pensiero, mostra evidente difficoltà nel cercare di inserirsi nei rapporti con gli altri reagendo, quindi, con errata emotività, alienazioni mentali, morboso attaccamento. Pone in essere manifestazioni autolesivi e ostenta avvisaglie di mutamenti fisici. Al fine di riuscire ad ottenere sempre e comunque l’attenzione per sé, considerato anche il forte disagio e l’angoscia travolgente di fronte alle separazioni, colui che soffre di tale disturbo è sicuramente in grado di espletare gesti plateali quali il tentativo di suicidio.

Disturbo Narcisistico di personalità

Colui che soffre di tale disturbo possiede una cognizione di sé stesso assolutamente fantasiosa e irreale. Totalmente privo di sensibilità nei confronti di tutti, possiede un personale e spudorato senso di grandiosità. Bisognoso di sentirsi permanentemente venerato ed apprezzato. Avverte uno smodato senso di superiorità nei confronti altrui che sottolinea dandosi esaltata importanza e aumentando oltremodo ciò che svolge ed i risultati che raggiunge. E’ proprio il suo bisogno di auto ammirazione che lo porta a sminuire gli altri. Questo soggetto ha una totale intolleranza alle critiche. Non ama essere posto in discussione. E’ forte in lui la necessità di sentirsi approvato a tal punto da non saper godere di ciò che fa e di ciò che si occupa sprofondando, così, in uno stato di imperturbabilità, uggia, infelicità e angoscia. Poiché vive nella convinzione di essere speciale, è certo del fatto che tutto gli è dovuto e, impostando la sua valutazione personale su un livello erratamente superiore agli altri, non riesce ad instaurare contatti e legami, ancorché affettivi o interpersonali, con chicchessia. Utilizza a proprio vantaggio le necessità altrui essendone indifferente e insensibile pretendendo, addirittura, compiacenze e compensi da riservare a lui personalmente. Gli ambienti che intende praticare, devono essere di elevata prelibatezza sociale e congrui alla sua grandezza. Quando si prefigge un obiettivo, pur di ottenerlo è ben in grado di annullare e screditare chiunque senza alcuna titubanza e di compiere qualsiasi genere di sotterfugio o raggiro. Relativamente a ciò che esige arrogantemente dagli altri, si dimostra ossessivo, accurato nei minimi particolari, meticoloso. La persona che sentimentalmente vi condivide un rapporto, è considerata “un accessorio” che, pur se di bella presenza, deve compiacersi di vivere non secondo se stesso, ma riflessamente. Al pari dell’istrionico e borderline, anche il narcisista è abile nel pilotare gli altri nella direzione che più gli aggrada marcando, in più rispetto a questi ultimi, la mancanza del concetto e della cognizione del relazionarsi con l’altro, cioè il rapporto “Io – Tu”.

I DISTURBI DI PERSONALITA’ DEL “CLUSTER C”


Disturbo Evitante di personalità


Il soggetto affetto da tale disturbo possiede una personalità imperniata sulla marcata sensibilità alle critiche ed ai giudizi negativi altrui e sulla perenne sensazione di inibizione ed inidoneità. Svia molto volentieri le relazioni con la società in genere a causa del suo forte timore di sentirsi respinto, umiliato, deriso, rifiutato. Non si espone mai da solo o in prima persona. Non attiva nuove in iniziative in quanto teme di poter cadere in scenari in cui potrebbe sentirsi imbarazzato o deriso. Non possiede nessuna apertura confidenziale ma, chiuso nella sua esagerata riservatezza e nella incapacità di aprirsi al sociale, non è all’altezza di eloquire pubblicamente né di gestire ed ottenere rapporti stretti con chicchessia. Odia e teme di essere al centro dell’attenzione. Poiché inetto nell’interagire col sociale, preferisce rinunciare anche a impieghi di successo o di un certo livello di responsabilità. Traspare dal suo stile di vita un perenne stato di timore ed ansia generalizzata nonché di angoscia, soprattutto se e quando si tratta di districarsi con contatti esterni. Un fallimento o un rifiuto provocherebbe in lui un marcato dolore e una profonda umiliazione. Tiene in particolare e ansiosamente alla opinione che gli altri possiedono di lui anche se a volte è egli stesso che decodifica erratamente normali e semplici opinioni. Diversamente dallo schizoide, l’individuo evitante non ripudia i rapporti interpersonali o privati ma crede solamente di poter fallire o di ricevere un rigetto. In maniera del tutto ingiustificata vive affettivamente con una forte sensazione di vergogna.

Disturbo Dipendente di personalità

Caratterizzato da un comportamento sottomesso e proteso all’eccessiva ricerca di essere accuditi e protetti. Colui che è affetto dal Disturbo Dipendente di personalità non possiede assolutamente l’attitudine e l’idoneità tali da poter vivere autonomamente. Necessita continuamente di suggerimenti, pareri e rassicurazioni poiché non è in grado di adottare delle posizioni o di determinare delle scelte. Anche nelle piccole cose come ad esempio scegliere un abito, svolgere un lavoro, frequentare luoghi o persone, avverte la necessità che vi sia qualcun altro che gli indichi ciò che deve fare. Non si assume responsabilità ma affida agli altri l’onere di operare in una direzione o nell’altra. Si rende, così, completamente dipendente a tal punto da dover essere gestito dal partner, dai genitori, dai superiori, da chiunque gli suggerisca il comportamento da adottare e le scelte da adoperare. Talmente è necessario per lui sentire di dover essere accudito, da giungere ad accettare, pur non condividendoli, gesti o situazioni violente, siano esse fisiche e o morali. Quando è solo con se stesso, si sente attaccabile, sprovveduto, chiuso e inibito. La paura dell’abbandono, della solitudine, della separazione, lo turba a tal livello da sentirsi profondamente smarrito e disorientato. Esteriormente sa celarsi dietro una calma parvenza di equilibrio ma, nel momento in cui viene a mancare l’appoggio relazionale da cui traeva forza e motivazione per continuare a vivere, rischia di cadere in psicosi abbisognevoli di un adeguato intervento psichiatrico. Quasi mai questa tipologia di affezione psicotica si presenta come diagnosi unica in quanto sovente si aggiunge al cosiddetto Disturbo Distimico, alla Depressione e all’ansia.

Disturbo Ossessivo – Compulsivo di personalità

Relativamente al Disturbo Ossessivo – Compulsivo di Personalità, il DSM – IV sottolinea la differenza tra il Disturbo Ossessivo – Compulsivo individuato come DOC nell’Asse I ed il Disturbo Ossessivo – Compulsivo di Personalità. Essi, pur somigliandosi, differiscono fondamentalmente in quanto colui che possiede un DOC è pervaso dal porre in essere condotte rituali e pensieri incresciosi. Al contempo è ben conscio dei suoi insignificanti rituali ed ammette a se stesso di avere problemi dei quali percepisce la necessità di allontanarli risolvendoli. Per poterlo fare, consapevolmente, richiede l’aiuto necessario di chi ritiene sia competente. Colui che invece ricade nel Disturbo Ossessivo – Compulsivo di Personalità protegge se stesso compiendo i soliti rituali ossessivi inventando elaborati di pensiero con i quali giustifica il suo operato. Attento ed esigente perfezionista. Estremamente rigido nell’esecuzione dei suoi compiti al punto tale da auto convincersi che non esistono metodi più corretti ed esatti dei suoi per raggiungere un obiettivo. Dedito in maniera completa e totale al lavoro ed ai suoi impegni. Ferratamene legato ad un amplificato senso del dovere che lo rende inesausto, meticoloso e inflessibile facendo volentieri a meno di rapporti con la società e delle distrazioni. Si mostra, di conseguenza, inetto nel divertirsi, sostenuto e gelido. Poco concludente in quanto applica un forte dispendio di energie nel cercare di essere perfezionista al massimo ed inflessibile. Esageratamente legato ai dettagli abbandona l’obiettivo principale non riuscendo, così, a concretizzare il suo progetto. Non offre spazi alla fantasia ed alla perspicacia, né all’intuizione. E’ sottomesso totalmente alle regole ed ai rituali ripetendo le stesse attività come ripiegare e riporre allo steso modo gli abiti, gli oggetti e ripetere gli stessi movimenti quotidianamente alla stessa ora. Stravolgere questi rituali o l’espletamento degli stessi movimenti nelle medesime ore determina, nel soggetto che soffre di tale disturbo, lo scatenarsi di sofferenze interiori.

Bibliografia


  • DSM – IV. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Andreoli V. – Cassano G. B. – Rossi R. (curatori) – Masson 2002