Posted on

Report del progetto-pilota “LA CETRA DI ORFEO” condotto presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.

A cura della Dott.ssa Antonietta Di Renzo

Progetto di un ciclo di incontri per l’ascolto di musica suonata con l’arpa, in collaborazione con la Seconda Circoscrizione (Commissione Servizi Sociali e Pari Opportunità del Comune di Verona, coordinata dalla dott.ssa Palmieri), l’Associazione Sigizia, la Prof.ssa di arpa Marina Bonetti e la Dott. ssa Antonietta Di Renzo, (psicologa, infermiera professionale, ideatrice e responsabile del progetto-pilota).

PREMESSA

Nella realizzazione di questo progetto pilota di musica ho fatto riferimento ad alcuni costrutti teorici: la qualità di vita connessa alla salute e la musica, quest’ultima in grado di coinvolgere, rilassare, permettendo l’affioramento di emozioni e di ricordi.

La musica, da sempre, ha esercitato ed esercita uno straordinario potere sull’animo delle persone.

I Greci consideravano la musica come l’arte delle arti, la cui musa era Euterpe. Quest’ultima nata da Zeus e dalla ninfa Mnemosine (dea della memoria) era considerata sia la dea della poesia lirica, che della musica.

Il mito di Euterpe sembra indicare come i sentimenti dell’animo umano, possano scaturire attraverso il connubio sia della comunicazione basata sulla logica e sul linguaggio, sia da un simbolismo non verbale che si sprigiona dalla sonorità di un brano musicale.

Il suono dell’arpa in particolare muove l’anima e il corpo, grazie alla sua cassa armonica, che amplifica notevolmente le vibrazioni delle corde, in modo tale che la melodia raggiunge il sentire dell’individuo.

Infatti le corde dell’arpa vibrando secondo lo stesso principio della voce umana raggiungono il sentire emotivo della persona, creando un benefico effetto interiore, uno stato di calma e di rilassamento.

Tutto questo è facilitato dal fenomeno acustico delle onde sonore, create dalla percussione della corde che infondono una condizione di benessere, esercitando un effetto calmante e stimolando un vero e proprio massaggio corporeo. Ecco quindi il benefico risultato della musica anche per i bambini, le donne in gravidanza, i malati terminali, gli anziani e l’influenza positiva sul benessere nel ridurre il distress e nel migliorare la qualità di vita in ospedale.

Negli ultimi decenni la qualità della vita connessa alla salute è al centro di numerose ricerche. L’argomento è di grande interesse in relazione all’allungamento della vita nella popolazione sana e malata e all’aumento delle patologie croniche, gravi e invalidanti, nelle quali l’obiettivo è la lotta alla malattia o almeno il controllo dei sintomi (Majani, 2001).

Il concetto di qualità di vita connessa alla salute è definito secondo il WHOQOL Group (1994) come: “La percezione che le persone hanno della loro posizione nella vita, nel contesto della cultura e del sistema di valori nel quale vivono, in relazione ai loro obiettivi, alle loro aspettative, ai loro standard e alle loro preoccupazioni” e scaturisce dall’ampliamento della definizione di salute dell’OMS del 1946.

In ambito sanitario il concetto “Qualità di vita connessa alla salute” rileva un ambito della qualità di vita che comprende il benessere, la condizione di salute fisica, mentale e sociale e la percezione generale di salute e pone maggior enfasi sulla centralità dalla persona.

A partire da questi costrutti teorici ho pensato di proporre un’attività ludico-ricreativa a carattere musicale per sperimentare un percorso che integrasse la musica nel vissuto istituzionale della persona ricoverata.

Il progetto proposto, infatti, ha l’intento attraverso la musica dell’arpa, di ricercare una relazione profonda con le proprie emozioni e i propri vissuti e si pone nell’ottica di aprire un’area di riflessione sulla possibilità di migliorare la qualità dell’accoglienza e del ricovero, inserendosi nel percorso di umanizzazione dell’ambiente ospedaliero. La musica in ospedale non si rivolge solo ai degenti, bensì anche ai familiari e agli operatori che vi lavorano.

In particolare con le persone anziane ho osservato come la musica ha il potere rievocativo di far emergere i ricordi e rilassare. Essa secondo la letteratura si pone come strumento ideale per le persone malate di Alzheimer o con deficit cognitivi, possiede le caratteristiche di migliorare lo stato d’animo, ha un potere liberatorio, alleviante e catartico delle tensioni psichiche, “accordando” la mente ad una dimensione emozionale.

In particolare la musica d’arpa ha quasi sempre effetto calmante” dice Eleonora Perolini, che un anno fa ha aperto a Biella la prima scuola di Arpa Curativa Italiana. “Nel caso dell’arpa entrano in gioco le vibrazioni emesse dalle lunghe corde dello strumento. Vibrazioni che sembrano muovere l’anima e il corpo, che raggiungono il sentire dell’individuo in modo da esercitare un massaggio interiore, in particolar modo sugli anziani.”” Credo sia importante prendere in considerazione lo sviluppo di questo progetto anche nel nostro paese” afferma Marina Bonetti, l’arpista che ha realizzato la musica in ospedale. In particolare il suono dell’arpa ha caratteristiche simili alla voce umana, essa viene impiegata in percorsi terapeutici per attutire il distress, favorendo il relax e il benessere della persona.

“Negli Stati Uniti si sono prefissati di inserire nell’organico sanitario un’arpista per ogni ospedale entro il 2020, mentre in Italia le Cliniche geriatriche Pietro Redaelli di Milano nel reparto Hospice e altri istituti Neurologici su territorio nazionale hanno introdotto l’arpa in ambito sanitario, apprezzandone i benefici terapeutici offerti da questo magico e affascinante strumento.

COME E’ NATA L’IDEA DEL PROGETTO-PILOTA

Dai presupposti teorici che ho appena illustrato è nata l’idea di questo progetto-pilota , che ha visto il coinvolgendo della seconda circoscrizione del comune di Verona (ha finanziato il progetto) e l’associazione Sigizia, la quale insieme alla dott.ssa Antonietta Di Renzo, hanno seguito i vari incontri di musica in ospedale.

Nel periodo novembre 2009 e gennaio 2010 si è deciso di avviare un ciclo di ascolto musicale di arpa (6 incontri), nelle U.O. di medicina, geriatria, dermatologia e reumatologia, dell’Azienda Ospedaliera Universaria Integrata di Verona.

Gli interventi sonori presentati si basano fondamentalmente sull’effetto salutare del suono di musiche scritte o improvvisate, eseguite su arpe celtiche di piccole e medie dimensioni ed elaborate secondo le situazioni che si sono presentate di volta in volta.Gli incontri si sono svolti nel soggiorno del reparto di dermatologia, con piccoli gruppi di sei/otto persone, che hanno fruito di un’ora di musica per ogni seduta (non di rado qualche ospite ha richiesto di voler prolungare il suo ascolto).

Le prime sedute sono state caratterizzate dalla novità di ascoltare l’arpa, strumento che si è rivelato mezzo privilegiato di comunicazione spontanea ed immediata. Le domande sull’arpa sono state stimolate dalla bellezza dello strumento in sé e dal suono. Alcuni operatori sanitari, portantini e addetti alle pulizie hanno gradito molto i momenti di incontro e alcuni si soffermavano nell’ascolto attento e rispettoso.

Il clima d’ascolto di ciascuna seduta è stato differente e stimolante e l’arpista è sempre stata ben accolta dai degenti. Diverse situazioni hanno rivelato l’interesse per il tipo di musica e in particolare alcuni pazienti seguivano le melodie dell’arpa con la voce, altri chiedevano il bis per melodie particolarmente coinvolgenti, alcuni si addormentavano… sprofondati nelle poltrone della sala d’accoglimento.

Altri degenti, per lo più anziani, si intrattenevano alla fine dell’incontro, raccontando della loro passione per la musica, condividendo ricordi e motivetti musicali con l’arpista o con i responsabili del progetto. Queste testimonianze mi hanno fatto pensare all’importanza delle sensazioni di benessere e ai ricordi piacevoli che la musica o una voce familiare ci possono donare e all’aspetto che la produzione artistica musicale può assolvere, ad esempio, come linguaggio espressivo ed evocativo di sensazioni pre-verbali e di emozioni.

La musica, infatti, nella sua capacità di rievocare le emozioni ci “tocca” in profondità, risvegliando il piacere: forse non è un caso se il nome della musa Euterpe deriva dal greco eu (bene) e τέρπ-εω (piacere) e significa “colei che rallegra”… Il suono, diventato nell’aria come movimento ondulatorio, può metterci in armoniosa risonanza con un vissuto interiore di maggior sensazione vitale, le cui competenze sembrano essere già sviluppate fin da neonati.

Di recente alcuni ricercatori italiani hanno esaminato, attraverso la fRMI l’attività cerebrale di bimbi appena nati (prime 24-48 ore) ai quali hanno fatto ascoltare, attraverso le cuffie, brani di Mozart, Schuman, Schubert e Chopin. Ebbene, hanno scoperto che ad attivarsi erano le aree uditive dell’emisfero destro, incluse insula e il circuito amigdala-ippocampo, aree legate all’esperienza creativa e alle emozioni. Sorprendentemente si è scoperto inoltre che essi erano in grado di riconoscere le stonature, infatti la decodifica della musica atonale avveniva ad opera dell’emisfero di sinistra. Questi risultati indicano che i neonati non solo riconoscono la buona musica, ma che il cervello del bambino si presenta con una specializzazione emisferica per la musica già appena nati e sensibili alle differenze di consonanza e dissonanza (Perania, 2010).

PROGRAMMA MUSICALE

Il ciclo di incontri musicali 2009-2010 è stato allietato dal seguente programma di brani musicali, scelti dalla Prof.ssa Marina Bonetti: brani anonimi della tradizione popolare lucana e della tradizione celtica, autori di musica rinascimentale e barocca, tra cui Kircher, Kapsberger, Gastoldi, Raimondo, Monteverdi, Frescobaldi, Merula, O’Carolan.

RISULTATI

L’analisi delle risposte fornite dai degenti ha mostrato un generale consenso positivo alla musica in ospedale. Nello specifico riguardo le aspettative inerenti la partecipazione all’ascolto della musica è emerso preponderante l’aspetto dell’ascoltare la musica per rilassarsi, ma anche per la curiosità e l’interesse che stimola la vista di uno strumento così bello e melodioso come l’arpa. Alla fine dell’incontro è stato riportato da tutti i pazienti un piacevole benessere, suscitato dall’ascolto della musica e la sorpresa di tale iniziativa in ospedale, dove al contrario l’aspettativa del ricovero è di una degenza noiosa e spesso triste.

Tra i suggerimenti segnalati dai pazienti con i quali si è intrattenuto un breve colloquio alla fine del ciclo di musica è emersa la necessità per alcuni di essi, non solo di proseguire gli incontri, ma che ne potessero usufruire anche i pazienti a letto. Questo aspetto è molto interessante, poiché, fa pensare a come la musica in ospedale apra un area di “riflessività” in merito a all’esperienza di beneficio che alcuni pazienti sembra ne abbiano tratto e che desiderino riproporre anche per altri degenti non autosufficienti.

Uno dei più illustri studioso dei neuroni specchio ha posto in enfasi come la percezione delle emozioni altrui (gioia, disgusto ma anche dolore, ecc.) dipenda dal coinvolgimento delle aree della corteccia somatosensoriale e dell’insula, che fa parte del circuito corporeo “come se”, necessario per comprendere le espressioni facciali, ma anche gli stati d’animo altrui. In tale dinamica entrano a far parte i anche i neuroni specchio, che intervengono in “circuiti della condivisione” rientrando nella funzione riflessiva e dell’intuizione (Rizzolati, 2006).

L’insula, inoltre, è la regione corticale nella quale sono rappresentati gli stati interni del corpo e centro di integrazione viscero-motoria, in grado di trasformare gli input sensoriali in reazioni viscerali, dalle quali dipenderebbe la definizione delle nostre emozioni, della realtà del “mondo esterno” e alla base del processo empatico.

Così l’ascolto della musica non solo sembrerebbe favorire una maggior presa di consapevolezza del proprio “mondo interno” cognitivo ed emozionale, bensì diviene motivo di condivisione affettiva, empatia, comunicazione, ed aspetti elaborativi e di riflessione per il benessere degli altri degenti ricoverati.

Alcuni pazienti particolarmente interessati avevano avuto già precedenti esperienze di fruizione di musica classica e questo era motivo per ricordare e rievocare altre melodie o episodi della propria vita. La condivisione di tali esperienze personali potrebbe essere intesa come un’esperienza di natura estetica (l’ascolto della musica) che permette la capacità di simbolizzazione.

Per altri utenti che spesso non avevano occasione di fruire musica classica, l’ascolto dell’arpa si rivelava essere un episodio singolare, in grado di coinvolgere, interessare, incuriosire, emozionare, rilassarsi e pensare meno alla malattia e al dolore. Indipendentemente dalla tipologia dell’utenza spesso venivano richieste nozioni inerenti il repertorio musicale o su alcuni singoli brani musicali (anche durante l’ascolto), sugli autori e il periodo storico. Questo approfondimento sembra permettere una miglior comprensione e fruizione dei brani che venivano proposti.

L’analisi delle risposte degli operatori sanitari è stata condotta rilevando la correlazione tra i risultati delle risposte ai questionari, secondo la scala likert a 5 punti, applicando la correlazione di Pearson, attraverso il pacchetto software SPPS.

Dall’analisi di tali dati emerge come da parte degli operatori sanitari ciò che è importante è il coinvolgimento e l’utilità che il paziente dimostra nei confronti dell’evento musicale (r = 0,91; p.<0.05), soprattutto se è in grado di diminuire lo stress e influenzarne il benessere (r = 0,98; p.>0.01). L’atteggiamento di accettazione degli incontri, seppur con alcuni disagi superabili inerenti l’orario degli incontri che coincideva con la distribuzione delle medicine, sembra essere meritevole di essere ripetuto (r = 0,99; p.>0.01) e potrebbe considerarsi come punto di partenza per proporre eventi che hanno la caratteristica di rivelarsi momenti ludico-ricreativi per la degenza ricoverata in un ottica di umanizzazione aziendale.

OBIETTIVI FUTURI

Sarebbe interessante riproporre il progetto di ascolto musicale anche ad altri reparti (maternità, pediatria, fibrosi cistica, sala operatoria, ecc.), ma soprattutto in neurochirurgia e rianimazione .

Approfondire negli adulti l’area del distress e quella emozionale dei degenti ricoverati, con questionari validati, per chi è in grado di collaborare, mentre potrebbe essere utile la rilevazione di parametri medici come (pressione arteriosa, battito cardiaco, frequenza respiratoria e alcuni ormoni dell’asse ipofisi surrene) per i pazienti che non sono coscienti o collaboranti.

Una successiva rivisitazione nell’implementazione dell’ascolto della musica per degenti autosufficienti, potrebbe offrire momenti di presentazione del brano, attraverso un ascolto guidato della musica, in modo che il fruitore possa avere un quadro sintetico e alcune linee interpretative, che offrano spunti per rendere più agibile e comprensibile il brano da ascoltare per permetterne un miglior apprezzamento e un maggior beneficio.

Un momento di intrattenimento durante il ciclo di incontri di musica in reparto

PROTAGONISTI E RUOLI:

COMMISSIONE SERVIZI-SOCIALI E PARI OPPORTUNITÀ DELLA SECONDA CIRCOSCRIZIONE: partecipa come sostenitrice economica nella realizzazione del progetto.

Prof.ssa MARINA BONETTIcuratrice e responsabile del progetto “LA CETRA DI ORFEO: MUSICA IN AZIENDA OSPEDALIERA”.

Ha iniziato lo studio dell’arpa al Conservatorio di Verona con Mirella Vita. Dopo il conseguimento del diploma in arpa moderna si è dedicata allo studio della musica antica sulle arpe senza pedali. Da oltre dieci anni svolge la sua attività professionale partecipando ad importanti festival in prestigiosi teatri e sale da concerto in Europa e in Sud America. Particolarmente significative sono le sue esperienze nell’ambito dei progetti di “Arpaterapia” presso la Casa Famiglia (Cooperativa Sociale Spes di Trento) e le sue partecipazioni a “Musica per la Salute” progetto che per la sua rilevanza nell’ambito dell’attività svolte nel campo del “sociale” ha ricevuto la Targa d’Argento dal Presidente della Repubblica Italiana.

Dott.ssa ANTONIETTA DI RENZO. Laureata in psicologia clinica-dinamica presso l’Università di Padova, ideatrice e coordinatrice del progetto. Lavora come infermiera professionale presso i reparti di endocrinologia/radioterapia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.

ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE SIGIZIA: cura la parte operativa e la gestione economica del progetto.

Bibliografia

 

  1. Perondi. Athenaeum Musicale Fiorentino. La musica in ospedale. Un progetto e i primi risultati. Quaderni acp 2005; 12(5): 210-211
  1. BONETTI. “INCONTRI DI ARPATERAPIA”RELAZIONE DEL PROGETTO “TRACCE ED EMOZIONI” PRESSO LA CASA FAMIGLIA DI VIA BORSIERI, TRENTO. Coordinatore del progetto Dott. P. Coser
  2. Perania, M. C. Saccumana, P. Scifob, D. Spadae, G. Andreollia, R. Rovellif, C. Baldolic, and S. Koelschh. Functional specializations for music processing in the human newborn brain. PNAS 2010.
  1. Rizzolati, C. Sinigaglia (2006). So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio. Raffaello Cortina Editore. Milano.
  2. Di Renzo. Tesi di laurea triennale.Caregiver Quality of Life Index-Cancer: la qualità di vita del familiare del malato oncologico. Relatore Prof. Giulio Vidotto. Anno Accademico 2005-2006. Padova.
  3. Di Renzo. Tesi di laurea specialistica: “Il preverbale in arte e psicoanalisi”. Relatore Prof.ssa Maria Vittoria Costantini. Anno Accademico 2008-2009. Padova.
  1. Majani. Introduzione alla psicologia della salute. Centro studi Erickson. 1999. Trento

Link: http://www.pnas.org/content/early/2010/02/17/0909074107.abstract

Link: http://www.eleonoraperolini.com/Arpaterapia.html