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Come un filo diretto…


 

Racconti, riflessioni ed emozioni


“io vorrei avere la stessa capacità di accordare parole e pensieri, quello che mi passa per la testa e quello che scrivo. vorrei scrivere con la stessa corrispondenza perfetta che c’è fra una nota scritta e una suonata” (Tiziano Scarpa)

Dovrebbe esistere un filo diretto che collega la mente alla mano, ed il pensiero alla parola senza interruzioni o deviazioni di sorta, senza nodi che ostacolino il loro naturale congiungimento. Ed invece alcune volte le parole, quando si staccano dalla mente che le ha concepite per propagarsi nell’aria sottoforma di onde sonore, stridono entrando a contatto tra di loro, e stridono ancora di più quando si confrontano con una realtà che troppo poco è stata vissuta. Come se fossero note prodotte da uno strumento scordato, con le corde troppo tese oppure troppo allentate. Come se il suono arrivasse sempre in ritardo, una battuta dopo, quando ormai l’armonia è già cambiata. Qual è la giusta tensione, quella che consente di autosostenersi resistendo agli urti, mantenendo al contempo quella flessibilità che permette l’adattamento al mutare degli eventi, e che consente ai pensieri di trovare la loro strada senza intoppi e senza blocchi per diventare parole in grado di esprimere ciò che continua ancora a rimanere materia astratta ed incorporea? Parole che non possono essere svelate, per proteggerle dagli sguardi di chi potrebbe non capire, o forse semplicemente restano taciute per tenerle al riparo da quella paura che continua ad albergare in me mentre la capacità di fidarsi non riesce ancora ad attecchire.

Ma da dove nasce la fiducia? Da quale fonte trae la sua linfa vitale, quella linfa che la nutre rafforzando i legami giorno dopo giorno, rendendoli sempre più solidi? Fidarsi è un bisogno innato, indispensabile alla vita, eppure ancora una volta sembra così complicato tendere la mano, senza avere paura che potrebbe essere stretta tanto da provare dolore, oppure venire lasciata e abbandonata all’improvviso. La fiducia implica la disponibilità a schiudere la porta delle proprie emozioni, e anche quella delle proprie difficoltà, richiede di spogliarsi da ogni avidità e da ogni ostilità al condividere. Non può prescindere dal guardare e dal lasciarsi guardare negli occhi, non può prescindere dal saper accogliere e dal sapersi donare.

Alcune situazioni probabilmente risulterebbero infinitamente più semplici di quanto potrebbe apparire ad un primo superficiale sguardo se solo non ci privassimo della fiducia. Altre volte persino ci si potrebbe forse stupire rendendosi conto di ciò che si ha di fronte. Un paesaggio privo di tutti quegli orpelli che avevamo immaginato di dover eliminare, scevro da quelle strade intricate che credevamo di dover o di voler percorrere… E si rimane un po’ perplessi, con il dubbio che torna come sempre ad insinuarsi nei pensieri, facendo ombra fra le riflessioni che cercano una spiegazione chiara, come se all’improvviso ci venisse a mancare l’equilibrio che avevamo dato per scontato di avere, come se sollevassimo il piede per salire un gradino che in realtà non esiste. Quel gradino mancato non solo fa vacillare il passo, ma ci rende anche incerti sulla direzione da prendere. E ciò che forse destabilizza maggiormente è la sensazione di non aver ben compreso come si è vissuto fin al momento in cui il nostro piede ci ha “tradito”. O forse la verità e che nel secondo in cui si barcolla ciò che ci viene a mancare, tanto da farci sentire come se il terreno sotto di noi cedesse senza preavviso, è l’abitudine:

C’è una grande consolazione nella monotonia. Le abitudini servono a cullare gli animi che non hanno nessun altro abbraccio che le riscaldi . il mondo si ripresenta sempre uguale. non è troppo doloroso, non aggiunge sofferenze inattese, non pungola con inspiegabili desideri.” Ma sono proprio quei desideri a volte forse inspiegabili ed irrazionali a tenerci vivi, è proprio quando ci si sente “pungolati” che siamo stimolati a cercare nuove soluzioni, nuove riflessioni che conducano al fatidico punto in cui diventa possibile vivere nel presente, qui ed ora, liberi da condizionamenti. Impedendo alle angosce del passato che nascono da dentro di continuare a rendere muto il desiderio.

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