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Cosa succede quando siamo stressati? Come si rende proficua una giornata? Se pensate di essere interessati, accomodatevi pure.

Caro dottore, mi potrebbe spiegare cosa succede quando siamo stressati?

Lo stress non è altro che la nostra risposta di adattamento verso fattori nuovi. Durante il meccanismo di adattamento subiamo delle conseguenze, che sono legate alla massima attivazione dei nostri sistemi, dal punto di vista psicologico, metabolico ed immunitario. L’induzione ad alto livello, di questi elementi, porta ad una maggiore produzione di tossine perché è come se i nostri motori funzionassero al massimo; producono scorie in quantità maggiore rispetto a quella solita. Si devono mettere in atto, quindi, dei meccanismi di smaltimento delle scorie e questa è la fase della resistenza allo stress, durante la quale noi cominciamo a produrre ormoni che riparano danni da eccessiva attivazione. L’ormone principale che viene prodotto in questa seconda fase di risposta allo stress è il cortisone. Come conseguenza, dopo una lunga permanenza nella fase della resistenza si passa a quella definita dagli esperti “dell’esaurimento”, cioè del decadimento dei sistemi protettivi, con conseguente stanchezza considerevole.

Il fatto che io sia spesso stanca, dipende da questo motivo?

E’ un po’ diverso. La sua stanchezza è legata ad elementi di blocco e di consumo dell’energia (per motivazioni di cui stiamo discutendo da tempo) per cui necessita di pause frequenti, perché molta della sua energia è impegnata nell’adattarsi ad una condizione di vita personale che la vede attivata alla risoluzione dei conflitti e delle problematiche della sua identità. Questa situazione si eliminerà man mano che andrà a risolvere sempre di più i residui dei conflitti e delle sue problematiche.

Però, io avevo provato a mettere in atto le tue spiegazioni su come gestirmi in questo periodo: lunedì a fine giornata ero molto stanca, dopo aver fatto alcuni servizi e aver anche camminato a piedi, tanto da aver avuto bisogno di andare a letto prestissimo; poi i giorni successivi ho fatto pochi servizi esterni, con poca energia e con malesseri, fino a ieri, quando dopo essere stata in banca e alla posta non riuscivo a scendere dalla macchina ed ho avvertito per tutto il pomeriggio fastidi e spossatezza.

D’accordo, però poi mette in atto dei sistemi di riparazione, di adattamento, perché altrimenti non si spiegherebbe come sia stata in grado di sostenere, la sera, il prosieguo del suo lavoro.

Ma è normale lo stato in cui mi sono trovata per tutto il pomeriggio?

E’ spiegabile perché è legato sempre ai lavori interiori che sta facendo per se stessa, ma non durerà. il fatto che lei, ieri sera, sia riuscita a sbloccare dell’energia e ad usarla bene, vuol dire che ne è capace.

E’ un dato inconfutabile.

E’ chiaro che la motivazione era di tipo positivo, per cui la sollecitazione dal mondo esterno ha agito come un’onda di pressione che è andata a cercare nella sua memoria particelle con delle caratteristiche simili di tipo positivo ed ha attivato la sua energia di tipo positivo. Molte volte l’attivazione che crea preoccupazione, invece, si determina non da pulstimoli, ma da pulsioni, nate sull’onda di preoccupazioni, ad esempio, di tipo economico, di tipo lavorativo, relative alla gestione del rapporto con gli altri e con un eventuale partner. Sono tutte preoccupazioni che creano pulsioni di tipo quanto meno conflittuale, per cui, in memoria, cosa vuole che attivino?

Confusione!

Se valuta queste preoccupazioni come idee che si creano perché in quel momento è stanca, avendo consumato il meglio della sue capacità razionali, riduce il carico tensivo legato alla paura di perdere il controllo, lascia andare la sua mente libera, sapendo che quell’energia di preoccupazione si esaurirà e quindi riprende ad elaborare in maniera corretta.

Io, invece, mantengo lo stato di preoccupazione? Per questo mi riduco come ieri?

Questo suo modo di pensare la condiziona, la suggestiona, la preoccupa, perché ancora non valuta le sue idee in maniera distaccata. Ovviamente viene coinvolta da ciò che pensa. Ha bisogno di allenarsi per imparare ad osservarsi in maniera distaccata, così da mettersi nella condizione di spettatrice di se stessa, che osserva la produzione di idee preoccupanti e il dissolvimento, per metabolizzazione, di queste idee, in maniera tecnica.

Ma io, nel momento in cui uso quelle idee, mi sento “come” quelle idee!

Soltanto perché è coinvolta tutta, interamente. Se, invece, mentre pensa quelle cose, dice a te stessa che è un fattore transitorio, legato a quello che ho spiegato prima, si mette in una condizione di attesa per cui, pur sentendosi adeguata all’idea, quindi scombussolata e in parte angosciata, sa che passerà in poco tempo. Siccome poi si rende conto che, effettivamente, il tutto si esaurisce rapidamente, le altre volte, in circostanze simili, si sentirà meno preoccupata. Questo significa imparare a fare autoanalisi.

Come mai, ancora oggi, quando ascolto discorsi che mi ricordano problematiche personali, vado in tilt?

Abbiamo parlato molte volte di questa situazione: i messaggi del mondo esterno attivano riflessioni e reazioni, all’interno di noi! Se una persona si lamenta di problematiche di cui sei afflitta, la cosa le “risuona” in maniera ridondante. Allora, non è più la persona a crearle difficoltà, ma è lei a rimanere stravolta per quello che pensa. In quel momento, è necessario che lei si dica (anche ad alta voce, se necessario): “So che è possibile risolvere questo problema. Basta! Non continuo ad elaborarci sopra! Sono protesa a risolvere, non sto con le mani in mano”.

Più impara a gestire adeguatamente la sua personalità, più sarà in grado di affrontare gli ostacoli come se fossero allenamenti da palestra. Non è utile sfuggire alle sollecitazioni che possono attivare paure antiche: siccome fa analisi personale, non dovrà fare altro che riportare nel colloquio le preoccupazioni, ricavando le motivazioni e risolvendo le problematiche.

Come mai, ancora oggi, mi lascio influenzare dalle esternazioni preoccupate e concitate dei miei interlocutori?

Per evitare che la cosa resti dentro, si protegga pensando che, molto probabilmente, le frasi che ha ascoltato, non si attuano: si renderà conto, nel tempo, che si tratta di esternazioni inutili, che sentirà tante volte (ad esempio “io distruggo, io rompo, io ammazzo), perché rientrano nelle parole usate per scaricare la tensione. Ha bisogno di esperienza, di continuare a vivere ascoltando queste cose, per rendersi conto che sono parole vuote. Nella vita, in più cose sei coinvolto, più fastidi puoi avere. Va messo in conto!

Perché io non penso in questo modo?

Nella sua famiglia è cresciuta con la mentalità di due genitori impiegati, che non avevano preoccupazioni di perdere il posto di lavoro o di doversi barcamenare per migliorare il rapporto coi colleghi o coi collaboratori. Io, invece, sono cresciuto in un contesto in cui non c’era certezza, in un ambiente imprenditoriale e mi sono reso conto che, nonostante le forti tensioni e gli sfoghi di preoccupazione, poi non succedeva niente di così negativo! le faccio presente, comunque, che se si perdesse queste esperienze, non potrebbe rendersi conto di come funziona la realtà, perché rimarrebbe con gli apprendimenti acquisiti dai suoi genitori, che non sono stati sollecitati da difficoltà del genere. Quindi, è meglio che assista ed ascolti certe cose.

In questa fase ho qualche difficoltà a gestirmi, perché mi è capitato di impegnarmi in molte incombenze e poi avvertire eccessiva stanchezza perché non ho saputo capire che avevo bisogno di fare qualche pausa….

Ogni giorno ci si dovrebbe porre un obiettivo prioritario ed altri, via via, meno importanti. E’ necessario concretizzare l’obiettivo principale, il resto, se si può fare, bene, altrimenti si rimanda.

A volte i miei obiettivi prioritari riguardano il mio lavoro di analista, il resto può anche aspettare; in altri giorni l’obiettivo prioritario riguarda lo studio, il resto viene dopo; in altri giorni privilegio il rilassamento, e così via. È importante sapere cosa voglio realizzare per quella giornata. Bisogna mettersi nelle condizioni di quelle aziende, agili, snelle, con poche spese di gestione e molto capitale energetico per realizzare investimenti. Lasci perdere quello che costituisce zavorra (conflitti, sensi di colpa, preoccupazioni infondate, etc.)!

Certe volte mi vengono in mente troppe cose da fare, e mi sento proprio frastornata!

L’obiettivo principale deve essere uno, il resto diventa secondario. La vita non è rappresentata da una corsa verso un traguardo, ma da una lunga passeggiata, a volte lenta, a volte a passo svelto, ricca di tappe intermedie. Non sappiamo quando arriverà il traguardo. Quindi dovrà stabilire, di volta in volta, qual è la sua tappa intermedia, su cui focalizzare la propria attenzione.

Io non so se mediante pulsioni, senza stimoli dal mondo esterno, sia possibile crearsi delle gratificazioni.

Sì. È necessario, però, costruire delle idee positive, mediante cui determinare delle gratificazioni. E’ probabile che le occasioni intorno a lei ci siano, ma non le sappia osservare. Il mondo, tutto sommato, è uguale per tutti, almeno per tutti quelli che vivono in una stessa area geografica.

Non le osservo perché, prevalentemente, sto chiusa in casa?

No, perché non mette in atto dei sistemi elaborativi che inducano ad uscire di casa e ad osservare. Le occasioni le può anche costruire navigando su Internet o guardando la televisione. Newton si è reso conto della forza di gravità osservando una mela cadere (almeno così si racconta), non lavorando in laboratorio.

A questo punto, “calo” il carico da undici: come si realizza la trasmigrazione di energia nella comunicazione con se stessi?

Domanda impegnativa, soprattutto a fine incontro! Cercherò di rispondere in maniera adeguata.

Gli sbalzi d’umore, ad esempio, sono rappresentazioni piuttosto eloquenti. Cerchiamo di aggiungere qualcos’altro. Quante volte, pensando ad una fonte di calore, anche in un ambiente freddo, riusciamo a riscaldarci? Ci Provi. Chiuda gli occhi ed immagini di essere al sole.

Sì, è vero. Io pensavo che per avere certe modificazioni dell’energia occorressero stimoli dal mondo esterno.

In effetti ha ragione, di stimoli ne abbiamo sempre. Non le arriva la luce del sole, in questo momento? Siamo tutti, costantemente, immersi all’interno di stimolazioni (dai raggi cosmici, ai rumori di fondo, etc.). Se immagina di essere al sole, avverte caldo perché ha in memoria il ricordo “multimediale” da rivivere mediante l’immaginazione. La gente che cammina sui carboni roventi sviluppa un condizionamento tale da ridurre, immaginando di essere sull’erba fresca, la sensibilità termica; in più secernono una copiosa sudorazione sotto la pianta del piede che, a contatto con l’altissima temperatura dei carboni, crea delle microsfere di acqua su cui, la persona, “comodamente” cammina, rinfrescandosi mediante l’evaporazione.

E per sbloccarsi e riattivarsi quando si è in conflitto e, magari, non è possibile parlare ad alta voce, cosa si può fare?

Basta sincronizzarsi su un pensiero che, lei stessa, attiva. Molte volte un atleta, prima di una gara si stimola riproducendo mentalmente scenari particolari: ognuno ha i suoi ricordi personali. Molti anni fa, quando facevo il pugile, per rendermi più aggressivo prima degli incontri, il mio personal trainer aveva l’abitudine di ingiuriarmi con epiteti offensivi…

Cosa? Ha fatto il pugile? E come mai?

È acqua passata, potremo riparlarne in un altro momento, per oggi credo che siamo arrivati al capolinea… abbiamo “passeggiato” anche troppo.

Va bene, basta così…buona giornata e al prossimo incontro. Un aforisma prima di salutarci?

Nessuno, per quanti sforzi faccia, saprà mai abbastanza… e abbastanza presto (Ezra Pound)

G. M. – Medico Psicoterapeuta

Quanto riportato, è stato estrapolato da un colloquio di analisi personale (e reso divulgativo), con il consenso della persona coinvolta, nel pieno rispetto della tutela della privacy.