I rischi, ormai, sono a portata di un click!
Il Web è, in generale, ormai, uno strumento sempre più utilizzato da tutti. In particolare dai minori che, sia da casa che da scuola, si connettono in rete quotidianamente per tenersi aggiornati sulle nuove tendenze, per studiare, effettuare download di file, per scaricare musica e suonerie, ed, anche, per condividere e socializzare in modo semplice ed immediato e a costi zero, visto che, comunque a pagare sono, di solito, mamma e papà.
Mentre in passato era l’email il mezzo di comunicazione più diffuso, oggi questo sta cedendo il posto sempre di più a sistemi che permettono di comunicare con gli amici in tempo reale, tipo i messenger.
Se da un lato, dunque, muta il modo di utilizzare il Web da parte dei minori, dall’altro crescono i timori di genitori ed insegnanti collegati ai rischi che possono correre i ragazzi che navigano in rete.
Aiutare gli adolescenti a navigare in tutta sicurezza è un compito abbastanza complicato, perché spesso conoscono molte più cose dei genitori in fatto di Internet.
Comunque sia, i genitori devono avere un ruolo attivo nell’uso corretto di Internet da parte dei figli, affinché non “cadano nella rete” cioè in tutti quei tranelli ad opera di malintenzionati che puntano, quando va bene, al furto di dati per estorcere denaro, quando, invece, va male, hanno mire sessuali sui minori.
Tutto ciò perché è aumentato il tempo trascorso dai minori in rete e, di conseguenza, i pericoli legati anche ai cosiddetti ” Social Network” , come Facebook e My Space, a causa del “grooming”, ossia l’adescamento in rete.
Cos’è il grooming?
E’ una nuova forma di violenza contro i bambini e adolescenti che navigano sul Web. L’adulto potenzialmente abusante “cura” (dall’inglese “grooms”) la potenziale vittima, portandola gradualmente a superare le resistenze emotive attraverso tecniche di manipolazione psicologica. Tale tecnica viene usata anche attraverso i più moderni strumenti di Social Network (Face Book) o Istant Messaging (Messenger) in un primo momento per entrare in contatto con i minori, e successivamente, per conquistarne poco a poco le confidenze e la fiducia necessaria che può portare all’incontro offline.
Il groomingger è spinto dal desiderio di usare il bambino per gratificazione sessuale. Nell’approccio col minore, il malintenzionato si informa dove è posto il Pc del bambino, se i genitori o i fratelli sono presenti e cerca di isolare la vittima dal resto delle relazioni istituendo una “relazione privilegiata”, divenendo un amico a cui confessare i propri sentimenti e segreti. Naturalmente si tratta di persone molte esperte nel manipolare gli altri a proprio piacimento, che, anche se minimamente o per studi, o per esperienza sanno come approcciarsi con un bambino o con un adolescente.
Quando l’adulto è sicuro di non correre il rischio di essere scoperto, inizia la fase dell’esclusività che rende impenetrabile la relazione ad esterni. A questo punto la fiducia del minore è conquistata, al punto di poter inviare e/o scambiare fotografie dal contenuto sessuale esplicito e di richiedere un incontro.
Al rifiuto del minore, durante l’incontro, di avere un rapporto sessuale, il pedofilo può minacciare di mostrare a genitori ed amici le foto scambiate oppure i testi inviati dal minore in cui, ingenuamente, soprattutto se adolescente, ha confessato le sue prime fantasie sessuali.
Vittima, dunque, di un ricatto, e per la paura di essere rimproverato o, peggio, punito dai genitori, il minore può cedere e condannarsi ad un inferno sicuro.
Il genitore deve dunque assistere il bambino nella sua navigazione, soprattutto in un luogo come Messenger, dove vige l’anonimato e dove dietro un nickname può nascondersi chiunque.
In particolare per contrastare il triste fenomeno della pedofilia occorre combattere l’anonimato in rete. Dietro nickname fantasiosi e delicati si celano spesso terribili pericoli per i bambini, dei veri e propri orchi.
La responsabilità di quanto accade è soprattutto del legislatore che dovrebbe pensare ad una normativa più severa, in caso di individuazione e arresto dei molestatori, prevedendo l’obbligo della tracciabilità di chi pubblica e di che cosa viene pubblicato su Internet.
Una parte della responsabilità è da imputare anche ai fornitori di accesso della rete, i cosiddetti “Internet Provider”, ai quali compete il compito di rendere più sicura la rete, registrando con cura i propri abbonati, in modo da poter rintracciare l’autore di eventuali illeciti, se solo non si ispirassero nel loro lavoro alla bieca logica del guadagno.
Può essere molto utile, come prevenzione, inoltre, fare in modo che il computer collegato ad Internet si trovi in una zona aperta della casa e non nella stanza dei ragazzi, inoltre prima di consentire ai minori di accedere ad Internet è bene insegnare loro a utilizzarlo in modo sicuro.
I genitori devono dunque stabilire per i loro figli, dopo averne spiegato le motivazioni a fondamento, le seguenti regole :
- A quali siti si possono collegare e le attività che possono svolgere;
- Quanto tempo possono trascorrere collegati ad Internet;
- Cosa fare se qualcosa che viene visualizzato li mette a disagio;
- Come proteggere dati e informazioni personali (numeri di telefono, indirizzo, scuola frequentata, luogo utilizzato per giocare);
- Come proteggere la propria sicurezza negli ambienti interattivi (se visitano gruppi di chat, utilizzano programmi di messaggistica immediata (IM), videogiochi online oppure se svolgono su Internet altre attività che richiedono un nome di accesso per identificarsi, aiutarli a scegliere un nome che non sveli nessuna informazione personale che li riguardi)
- Non devono mai accettare di incontrare di persona gli amici conosciuti online. Spiegando loro che non sempre gli amici sono realmente chi dicono di essere.
E’ possibile controllare le attività online dei minori tramite un sofware avanzato per Internet.?
Gli strumenti di filtraggio possono essere utili in presenza di bambini piccoli, come integrazione alla supervisione dei genitori ma mai come loro sostituto. La funzione Controllo genitori permette di filtrare il contenuto dannoso, monitorare i siti visitati dai ragazzi e rilevare quali attività online svolgono. Se da una parte i filtri possono risultare utili quando siamo in presenza di minori molto piccoli, dall’altra è importante che i bambini sviluppino un comportamento maturo e responsabile quando sono collegati ad internet, anche perché come è noto nella maggior parte dei casi i ragazzi hanno ormai molta più dimestichezza con Internet e la tecnologia in genere rispetto ai propri genitori.
Cosa è necessario fare quando un minore è molestato online?
Se il bambino viene molestato quando è collegato ad Internet siamo in presenza di “cyber bullismo” o del gioco scorretto (detto anche griefing) che è molto diffuso tra i ragazzi.
Se si verificano episodi di molestie è possibile bloccare le comunicazioni che provengono dalla persona che invia messaggi servendosi delle opzioni di blocco di cui dispongono molti programmi di posta elettronica e di messaggistica immediata. Inoltre è consigliabile salvare i messaggi di posta elettronica contenenti le molestie e inoltrarli al provider del servizio di posta elettronica.
La maggior parte dei provider istituisce apposite norme di utilizzo che vietano le molestie. I ragazzi possono essere molestati dai cyber-bulli anche quando utilizzano giochi in linea.
Qualora le molestie consistono in commenti pubblicati su un sito Web, bisogna contattare il provider dei servizi Internet e chiedere assistenza nella ricerca del provider che ospita il sito in questione. A questo punto, contattando il provider, bisogna comunicargli i commenti offensivi ed il sito che li pubblica.
E’ sempre bene contattare la polizia in quanto le molestie, qualunque sia il mezzo attraverso il quale si realizzano, si configurano come reato.
Ciò che emerge, in generale, è una scarsa attenzione e protezione dei minori soprattutto da parte degli internet provider che non considerano, pur conoscendoli bene, i pericoli per i più giovani.
Internet è un luogo virtuale molto utile e ricco di opportunità per tutti, ma, ad una condizione: che si abbiano le idee chiare su ciò che si cerca e si abbia la conoscenza dello strumento che, come la vita reale, può riservare brutte sorprese e pericoli.
Nei minori ciò che deficia, e non potrebbe essere altrimenti, è lo sviluppo dell’identità che caratterizza o dovrebbe caratterizzare invece gli adulti, con conseguente incapacità di un’adeguata e realistica valutazione delle situazioni e degli eventuali pericoli.
La marcata sottovalutazione delle situazioni porta nei minori a fidarsi di chi, artatamente, fingendosi amico, entra nel loro mondo e concede quelle attenzioni che, soprattutto nell’adolescenza, o anche prima, sono ricercate per sentirsi importanti e sicuri.
Ciò che è fondamentale è il tempo e la qualità dello stesso che il genitore deve trovare per il proprio figlio, vigilando in modo continuativo e discreto sulla sua crescita, in particolare su quella psicologica, prevedendo e prevenendo difficoltà, esigenze e bisogni.
Solo in questo modo, è possibile scongiurare ogni forma di pericolo, dalla più evidente a quella più velata e nascosta dietro un monitor.
Maria Cipparrone
(avvocato e counselor)
Iscritta all’Albo degli Avvocati del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, Patrocinante in Cassazione, esercita la professione di avvocato in materia di diritto civile, in particolare diritto di famiglia, del lavoro e della previdenza, diritto dei consumi, recupero crediti. Dal 1995 è Giurista d’Impresa. Dal 2006 al 2012, presso varie emittenti radiofoniche e televisive locali, ha partecipato come ospite fissa in trasmissioni di informazione giuridica. Dal 2015 si dedica alla tutela degli animali, rappresentando cittadini privati e associazioni animaliste sia in processi civili che, come parti civili, nei processi penali (Abilitazione all’esercizio della professione di avvocato conseguita in data 29/06/1998). Iscritta all’Albo dei Giornalisti- Elenco pubblicisti dal 26/10/2002.