Posted on

Ogni volta, che…


Erotismo e sessualità

Se ho capito bene, la capacità di giudizio di un essere umano, si basa sul principio che esistono solo otto emozioni fondamentali. Otto più i loro contrari. Volere – non volere, gradire – non gradire – collera – calma, paura – sicurezza, fiducia – sfiducia, felicità – tristezza, divertimento – noia, interesse – disinteresse.

“Stai con qualcuno?”

Ogni volta mi sento sprofondare… Resto paralizzata per qualche secondo, con la mente messa in subbuglio da una marea di emozioni contrastanti, nel tentativo di cercare una risposta che non lasci trapelare turbamenti e difficoltà sull’argomento.

Il primo pensiero è: “Scusa, ma non mi hai guardato in faccia? Non la vedi la mia espressione da zitella frigida e rassegnata? No, non quella in cui mi specchio… quella dell’anima, piuttosto! Forse potrei portarmelo a letto. Ma dopo?”


Mi sforzo di sorridere, mi ritocco il trucco in maniera furtiva. Quanti uomini ho avuto? Difficile quantificare. Li ho “vissuti” in un limbo, che non saprei dire se reale o virtuale. Ma perché si aspettano sempre che io sia come mi vogliono? Io voglio essere così… anche se così non sono.

No, proprio non posso farcela a nascondere quello che questa semplice e banale domanda mi muove nell’intimo. Anche se in tutto questo arco temporale che non so definire, sul piano dello spazio, ma che pesa più della massa da cui tutto si è generato, dovrei essermi abituata… Sarei anche tentata di rispondere ironizzando sulla cosa, ad esempio dicendo che ho deciso di vincere il campionato mondiale dei singles… oppure fingere, dicendo che la solitudine è una mia scelta e che, a me, piace vivere così!

Mi sono data, ma non credo di poterla dare a bere più a nessuno a nessuno…

Sono Valery. Avrebbero fatto meglio a chiamarmi Penelope. Ma al contrario. Io tesso di notte e distruggo di giorno. La spiegazione è nel mio cognome… “Keys”… in fondo, nessuno ha mai trovato la chiave per aprirmi sul serio.

Quando è iniziato?

Un misterioso collezionista di libri, nel 1940,offrì a Henry Miller cento dollari al mese per scrivergli storie erotiche. Lui si stancò presto e passò l’incarico all’amica Anais Nin che, al contrario suo, aveva bisogno di soldi. Cominciò a scrivere ironicamente in maniera improbabile ed esagerata… troppo esagerata. Il suo committente, però, si mostrava entusiasta del lavoro: la pornografia e il suo contrario; il divertimento su commissione. E d’improvviso, inaspettato eppure tangibile, l’intervento della poesia. Nasce così “il Delta di Venere“: una poesia al femminile in un mondo di esclusivo dominio maschile.

Così sono io.

Un miscuglio di ambientazioni piccanti, “ricette amatorie” confessioni scandalose e parabole languide. Una pornoromantica.

Poi, c’è un’altra parte di me, forse quella più egocentrica e tendente ai piagnistei, che vorrebbe sfogarsi, confidarsi, ed esprimere compiutamente tutte le sensazioni più dolorose. Quelle che prova rispetto al non sentirsi “liberamente” donna e al bisogno quasi disperato di contatto fisico.

Quando resto da sola tra l’amarezza e la voglia, fantasticare su come potrebbe essere… Trovarsi in perfetta sintonia, senza ansia e senza paura, con il piacere di raccontarsi e di scoprirsi (in tutti i sensi…). Condividere e godere l’uno dell’altra, abbandonando resistenze, incertezze e inibizioni. Desiderarsi a vicenda, accogliendosi reciprocamente per realizzare l’unione più profonda che possa esistere tra due esseri umani. Donare se stessi e sentire di potersi aprire come non lo si farebbe con nessun altro al mondo.

Forse tali sensazioni restano sconosciute a molti: coppie sposate da anni che non le hanno mai provate o che non si ricordano più com’è! Credo che queste tipo di emozioni possano dare senso ad un’esistenza intera. E allora rimango muta, incapace di esprimere il bisogno di trasmettere e ricevere calore, di creare un contatto. E la polvere mi ricopre, rendendo sempre più difficile aprirmi senza sentire il bisogno di proteggermi.

Certe volte non sono in sintonia neppure con me stessa, sento la solitudine e non so cercare gli altri. Come uno strumento perennemente scordato che non può suonare da solo né, tantomeno, in compagnia.

Alla fine, un dubbio: sconfitta dalle mie paure, rimango chiusa in me stessa tenendomi le insicurezze e le frustrazioni. E se fosse questo che mi impedisse di crescere?

Perché, in fondo, è una questione di cuore. Che non si misura in centimetri…

Buona notte. Click!

 

Sempre vostra. Penelope