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Quando la musica, cura mente e corpo.


Approfondimenti tecnici

“Stasera, ripensandoci, con il cuore e lo stomaco in subbuglio, mi dico che forse in fondo la vita è proprio così: molta disperazione, ma anche qualche istante di bellezza dove il tempo non è più lo stesso. È come se le note musicali creassero una parentesi temporale, una sospensione, un’altrove in questo luogo, un sempre nel mai.” (Muriel Barbery, L’eleganza del riccio)

Il suono, l’energia e la materia

Il suono nel suo vibrare mette subito in evidenza la sua dimensione energetica, la sua forza. La musica che viene da noi percepita vibra, batte respira, si muove, entra in relazione con noi come se fosse un’entità animata, una “biologia sonora”, una presenza vitale. Si tratta di energia che passa attraverso i nostri organi di senso e che percepiamo attraverso le nostre orecchie, la nostra pelle, le nostre ossa e nostri muscoli. Come dimostrano diversi esperimenti condotti nel campo della fisica, le vibrazioni sonore interagiscono con la materia. Nel 1787, Ernst Chladni, giurista, musicista e fisico tedesco, pubblicò “Scoperte sulla teoria dei suoni”, (“Entdeckungen über die Theorie des Klanges”): in questo lavoro pionieristico Chladni si adoperò per rendere visibile ciò che veniva generato dalle onde acustiche. Questo fu possibile attraverso della sabbia che, al suono del violino, si conglomerava in diverse forme geometriche. Questa fu la prima dimostrazione “scientifica” che indicava chiaramente come il suono interagisse con la materia.

Intorno agli anni 60′ il dottor Hans Jenny (1904-1972) si dedicò a studiare (tali studi sono denominati “Cimatica”, dal greco Kima= onda) a fondo gli effetti dei suoni sulla materia. Fotografò al microscopio diversi tipologie di sostanze: plastica, impasti, liquidi, polveri e molto altro, mentre venivano sottoposti a dei suoni. I risultati portarono alle seguenti conclusioni: ciò che prima del trattamento era semplicemente un insieme di materia organica, una volta sottoposta ai suoni assumeva diverse forme geometriche.

Dal 1999 il giapponese Masaru Emoto ha pubblicato una collana di libri intitolata Messages from Water” (Messaggi dall’acqua). L’autore ha documentato i suoi studi (sui quali sono in corso una serie di studi e verifiche) fotografando dei cristalli d’acqua congelata sottoposti a varie forme di energia: tali studi dimostrerebbero gli effetti della musica sull’acqua , una sostanza estremamente ricettiva ad assumere le influenze vibrazionali imposte.

La musica risuona dunque nella materia e produce degli effetti. Così il nostro corpo “vibra” e risponde al suono anche quando non ne siamo consapevoli.

” La musica non trasporta più le virtù celate nelle sostanze, essa è efficace sul corpo grazie alle qualità che gli impone. Essa costituisce perfino la più rigorosa meccanica della qualità, poiché giunta all’orecchio diventa subito effetto qualitativo. Il valore terapeutico della musica proviene dal fatto che questa trasformazione si disfa nel corpo, che le qualità si decompone nei movimenti, che le il piacere delle sensazioni diviene ciò che era stato, cioè vibrazioni regolari ed equilibrio delle tensioni. L’uomo, in quanto unità dell’anima e del corpo, percorre in senso inverso il ciclo dell’armonia, ridiscendendo dall’armonioso all’armonico. La musica vi si scioglie, ma la salute si ristabilisce” (Michael Foucault, Storia della follia nell’età classica, 1963)

Risposte fisiologiche alla musica

Il suono è prodotto dal moto oscillatorio compiuto dalle particelle di un corpo elastico (in grado di vibrare) intorno alla loro posizione di equilibrio. Le onde sonore si propagano nell’aria per mezzo di onde di condensazione (pressione) e rarefazione (depressione) molecolare, trasmettendo energia da un punto all’altro: dalla sorgente sonora il movimento oscillatorio è comunicato alle molecole dell’aria circostante, le quali lo trasmettono a quelle immediatamente più vicine, e cosi, di molecola in molecola il suono raggiunge il nostro orecchio. Una volta giunto alle nostre orecchie, il suono viene convogliato dalla parte esterna dell’apparato uditivo e trasferito all’orecchio medio, dove le vibrazioni sonore colpiscono il timpano e vengono rimbalzate all’orecchio interno. Qui le cellule ciliate (la cui parte terminale è detta ciglia), che comunicano con il nervo acustico reagiscono muovendo le ciglia: proprio questo movimento trasferisce il suono al cervello attraverso il nervo acustico.

La percezione degli stimoli uditivi può avvenire in maniera più o meno consapevole. La presa di coscienza di questi stimoli innesca un sistema a catena che, partendo dal cervello, ne registra l’arrivo e informa il corpo in maniera diretta (tramite impulsi elettrici) o attraverso la mediazione del sistema endocrino. Le ghiandole endocrine, stimolate dal cervello, liberano una serie di ormoni che distribuendosi in periferia vanno a modificare il nostro metabolismo e informano il sistema immunitario della situazione che stiamo vivendo. Numerosi studi hanno dimostrato che la musica provoca reazioni fisiche quali variazioni della pressione sanguigna, del battito cardiaco, della respirazione, della temperatura della pelle, dell’attività elettrodermica e delle onde cerebrali. Tali variazioni rappresentano il riflesso dei processi psicologici (sensazioni, pensieri, emozioni) sul sistema vegetativo messi in moto dalla musica, e possono essere diverse in base al tipo di musica.

La musica può essere stimolante, quando potenzia l’energia corporea, aumenta il battito cardiaco e la pressione arteriosa, oppure rilassante, quando riduce il battito cardiaco, i livelli di attivazione ed ha in generale un effetto calmante.

Elementi potenziali della musica stimolante :

    • Cambiamenti imprevedibili nel tempo,nel volume nell’altezza, nell’armonia e nel timbro

    • Dissonanze e accenti inaspettati

    • Mancanza di struttura e di forma

    • Accelerando, ritardando, crescendo e diminuendo improvvisi

  • Intervalli inaspettati

Elementi potenziali della musica rilassante:

    • Stabilità (o cambiamenti graduali) nel tempo, nel volume, nell’altezza, nell’armonia e nel timbro

    • Modulazioni armoniche prevedibili

    • Ripetizione del materiale

    • Struttura e forma

  • Pochi accenti

Esistono tuttavia diverse ragioni per le quali le reazioni fisiche suscitate da un determinato brano musicale non vanno considerate in senso assoluto, e possono variare in base a diversi fattori. La risposta vegetativa dipende:

    • dalla reattività individuale, cioè dalla stabilità dei processi di regolazione vegetativa a loro volta influenzati dalla predisposizione personale, dall’età, dal sesso dal tipo di vita, dallo stato generale di salute, o da fattori occasionali quali la stanchezza, l’assunzione di alcool o caffè ecc…;

    • dalla reattività emozionale individuale;

  • dall’atteggiamento verso la musica, dalla sua importanza nella vita del soggetto come pure dalle sue sensazioni estemporanee nei confronti di uno specifico brano musicale in un determinato momento.

Terapia vibroacustica e vibrotattile

Nella terapia vibroacustica la musica è utilizzata specificatamente come trattamento fisico. La musica viene prodotta mediante altoparlanti inseriti in una sedia, in un materasso o in un letto sul quale il paziente è seduto o steso. Il paziente sperimenta, quindi direttamente le vibrazioni create dalla musica. In Europa i pionieri della terapia vibroacustica sono stai Olav Skille in Norvegia, Petri Lehikoinen in Finlandia e Tony Wigram in Danimarca. Molti dei congegni utilizzati in questo tipo di terapia sono stati sviluppati negli Stati Uniti e in Giappone.

L’uso di specifiche frequenze viene utilizzato nel trattamento di diverse patologie: anomalie funzionali causate dal dolore, problemi muscolari, affezioni polmonari, disturbi fisici generici e disordini psicologici. Ad esempio Skille consiglia l’utilizzo di frequenze tra 70 e 90 Herz per l’emicrania, mentre per la poliartrite consiglia l’uso di frequenze tra i 40 e i 60 Herz.

Emozioni, memoria e musica

“Cara stanno suonando di nuovo la nostra canzone…”

Prima di percepire la musica da un punto di vista intellettivo, la sentiamo a livello emozionale: essa può commuoverci, donarci consolazione e sollievo, tranquillità, oppure può stimolarci all’attivazione. In alcuni casi può essere l’unica mezzo attraverso il quale riusciamo ad accedere alle nostre emozioni più profonde e a modulare i nostri stati d’animo. L’esperienza musicale è intimamente connessa alle nostre emozioni, e rievoca il vissuto intrauterino, poiché ogni essere umano è in grado di percepire i suoni ancora prima della nascita. Il feto è immerso in un bagno di suoni costituito da rumori intestinali e respiratori, voci esterne e rumori ambientali filtrati dal liquido amniotico e scanditi dal pulsare cardiaco. Da questi elementi si evidenzia una struttura ritmico-fonica primaria costituita dal battito cardiaco e dalla voce materna. Tale struttura è composta da stimoli dotati di forma e carichi di affettività: essi fungono da contenitore ideale per lo sviluppo fisico e mentale (Mancia 1990). Per tali ragioni i ricordi musicali sono carichi di contenuti emotivi, e possono essere recuperati in memoria con relativa facilità anche da soggetti gravemente debilitati dal punto di vista cerebrale. Inoltre, sembra che la componente emotiva del ricordo sia in grado di riattivare, almeno parzialmente quella più cognitiva. Le funzioni cognitivo-intellettive sono strettamente collegate con la loro parte emotiva e, gli avvenimenti con forti connotazioni emotive sono memorizzati tenendo conto dello stato emotivo del momento. Tutto ciò influirà al momento del loro successivo recupero. John Sloboda, uno dei maggiori psicologi della musica inglesi, ha fatto riferimento al cosiddetto effetto “DTPOTA” (“Darling they are playing our tune again”-Cara stanno suonando di nuovo la nostra canzone) proprio per sottolineare il potente effetto della musica nel rievocare i ricordi.

Musica fra mente e corpo

Numerosi studi hanno dimostrato che la mente, il corpo e le emozioni non sono entità separate. La scienza che studia tali legami è la psiconeuroendoimmunocrinologia: psico sta per mente; neuro sta per sistema neuroendocrino ( sistema nervoso e sistema endocrino); infine, “immunologia” sta per sistema immunitario.

Gli stessi messaggeri chimici che operano nel sistema immunitario sono anche quelli più frequenti nelle aree cerebrali che regolano le emozioni. Ogni stato emotivo quale amore, paura, piacere, dolore, ansia, rabbia, ecc…, con le sue complesse sfumature, si genera nel cervello e si diffonde in tutto il corpo (e, quindi, nei singoli organi e apparati) mediante una via bioeletttrica e grazie all’intervento di sostanze biochimiche (tra cui neurotrasmettitori e ormoni).

Ciò significa che il benessere da un punto di vista emotivo viene trasmesso all’intero organismo, e a lungo andare può avere ripercussioni positive sullo stato generale della nostra salute e contribuire a mantenere del l’equilibrio funzionamento dei tre principali sistemi dell’organismo (sistema nervoso, sistema endocrino, e sistema immunitario). Al contrario, eventi stressanti dal punto di vista emozionale e psicosociale non compensati possono scatenare una serie di reazioni a catena a carico del sistema endocrino e del sistema immunitario che conducono all’instaurarsi di patologie anche gravissime come ad esempio i tumori.

Ma in quale modo la musica può influire sul nostro benessere psicofisico? È possibile che i suoni incidano sul nostro stato di salute generando modificazioni organiche?

La “medicina umorale” (dottrina che risale al 400 a.c.) considerava la salute come il risultato dell’equilibrio tra quattro fluidi corporei o “umori”: sangue (la cui sede è il cuore), flegma (che ha sede nella testa), bile gialla (detta anche collera e che ha sede nel fegato), e bile nera (che ha sede nella milza). Secondo tale dottrina la predisposizione all’eccesso di uno dei quattro umori avrebbe dipendevano, oltre alla costituzione fisica, anche il carattere e il temperamento:

    • il flegmatico, con eccesso di flegma, è grasso, lento, pigro e sciocco;

    • il melancolico, con eccesso di bile nera, è magro, debole, pallido, avaro, triste;

    • il collerico, con eccesso di bile gialla, è magro, asciutto, di bel colore, irascibile, permaloso;

  • il tipo sanguigno, con eccesso di sangue, è rubicondo, gioviale, allegro e goloso.

Si pensava che la musica potesse influenzare e ripristinare l’equilibrio tra gli umori, e avere ripercussioni positive sulla salute.

Studi moderni hanno dimostrato che l’ascolto musicale, nell’uomo normale o iperteso può determinare modificazioni neuroendocrine, con una riduzione dei livelli circolanti di quegli ormoni generalmente aumentati in corso di stress (come ad esempio il cortisolo). È stato anche dimostrato che la musica alza la soglia del dolore migliorandone la sopportazione perché stimola la produzione di alcune sostanze biochimiche che influenzano le cellule preposte alla percezione del dolore; anche la produzione di endorfine è aumentata quando si ascolta della musica adatta: questo può spiegare il relax che proviamo mentre ascoltiamo determinate musiche.

Il neuroscienziato Danile J. Levitin nello studio “Life Soundtracks“ha indagato le risposte biologiche del cervello agli stimoli musicali. Egli sostiene che la musica è in grado di attivare il cervello alla stregua di uno stimolante chimico e di offrire sensazioni amplificate di piacere, eccitazione o soddisfazione. Durante una ricerca condotta all’Università McGill di Montreal l’equipe di Levitin ha monitorato le reazioni biochimiche dei volontari che si sono sottoposti all’esperimento agli stimoli musicali. I risultati dello studio hanno condotto a concludere che la musica produce una risposta a tutti gli effetti chimica, grazie alla quale i circuiti nervosi interessati aiutano a modulare i livelli di dopamina, il cosiddetto ormone “del benessere” nel cervello.
Quando ascoltiamo una canzone che ci piace, si attiva lo stesso meccanismo di ricompensa che si attiva anche quando i giocatori d’azzardo vincono o i tossicodipendenti consumano la loro droga preferita.

I risultati della ricerca di Levitin dimostrano che “la musica ha effetti precisi sulla fisiologia del corpo, compresi il battito cardiaco, la respirazione, la sudorazione e l’attività mentale. La musica è efficace nel moderare i livelli di eccitazione e concentrazione e aiuta a regolare l’umore con la sua azione sulla chimica naturale del cervello”.

Conclusioni

La psiconeuroendoimmunocrinologia mette in evidenza la profonda interazione tra sistema nervoso, sistema immunitario e sistema endocrino, e l’importanza di considerare la salute dell’essere umano da diversi punti di vista, e di operare globalmente per migliorarne l’efficienza. La musicoterapia essendo, una disciplina che utilizza un approccio olistico e che si occupa dell’individuo nella sua unità mente-corpo, può inserirsi in questa concezione della salute. La musica può migliorare la percezione del benessere psicologico che viene espressa per mezzo dell’umore. Essa determina ed esplicita risposte psicologiche modulando gli stati d’animo, e può influire a lungo andare sull’intero apparato neuro-endo-immunocrinologico. La musica può, anche in approcci passivi, influenzare l’attività del sistema neurovegetativo autonomo e determinare delle modificazioni a livello neuroendocrino. Infine, è sensato pensare che, la percezione di benessere di un individuo suscitata dalla musica possa agire anche sul mantenimento delle sue condizioni fisiche generali e sulle capacità cognitive anche nel corso della vecchiaia.

“…La musica allunga la vita rubando gli amati luoghi della memoria alle tenebre dell’oblio…”(M. Maranto, G. Porzionato”

Bibliografia

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Francesca D’andrea – Musicoterapista