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Non proprio una passeggiata. Ma ne vale la pena!


 

Saggi monografici di approfondimento

Il genio aristotelico è, senza dubbio, il simbolo della ragione umana, al quale fa da parallelo quello di Leonardo; e molteplici furono gli studi che appassionarono lo Stragirita : così, per citarne alcuni, s’interessò di Fisica e di Zoologia, di Economia e di Politica, di Retorica e Poetica; ma, soprattutto, elaborò il pensiero della Logica, giammai superata nella storia della Filosofia : conseguentemente, elevò il suo interesse allo studio più alto che la mente umana possa immaginare: gli studi sulla “Filosofia Prima” che Andronico da Rodi – il sistematore degli scritti aristotelici – chiamò Metafisica, perché individuati dopo quelli relativi alla Fisica ( dal greco: metà-fusyké ) .-

In aderenza all’insegnamento di Platone, egli individua, nel pensiero del suo Maestro, il medesimo stretto rapporto che esiste fra felicità e virtù ( oggi diremmo: tra Fede e Ragione ).-

Ma se per Platone la filosofia s’incentra nella ricerca dell’ ” Essere ” il cui procedere si sviluppa in modo scientifico, sì da realizzare la vita stessa dell’uomo, per Aristotele, tale studio esula dal vivere dell’uomo, per diventare ” scienza oggettiva ” che, a sua volta, si ripartisce in una miriade di scienze particolari; e fra queste, la Filosofia occupa il primo posto, in quanto, come le altre, ha per fine la ricerca di un’ “oggettività ” che le è propria, grazie alla quale essa assume una superiorità rispetto alle altre scienze e che dimostra nella Metafisica in 2 punti:


1° – La Filosofia – anzi, l’analitica prima come Egli la definisce – ha come oggetto di studio l’Essere Immobile o Trascendente ( chiaro il riferimento a Parmenide ) o Motore dei Cieli ; ma, anche così intesa, Aristotele si accorge di ridurre la Filosofia a scienza particolare, per cui perderebbe quell’universalità che dovrebbe esserle propria. Contraddizione, questa, che Egli risolve nel secondo punto:


2° – Se le singole scienze s’incentrano nello studio particolare di singole realtà ( pedagogia, etica, politica, economia, ecc: ) la Filosofia considera tutta la realtà; cioè, l’ “Essere in quanto tale “.-

E’, questa, la grande intuizione di Aristotele, per cui considera la Filosofia come il fondamento che illumina ogni ricerca, anzi diventa il presupposto indispensabile per ogni scienza, da non confondere come un trattato di teologia, perché non studia solo l’ “Atto Puro” o Dio, né la più modesta realtà naturale, ma l’ “Essere” in quanto tale, proprio perché ” E’ ” tale , per necessità ( Se non ci fosse la realtà dell’Essere avremmo il Nulla; ed il Nulla né si studia, né esiste ).-

Ogni scienza ha,quindi, per oggetto, il ” possibile ” ed il ” necessario “.-

Il “possibile ” comprende sia l’ “azione ” ( o praxis ) e sia la ” produzione ” ( o poiesis ), per cui, ad esempio, la politica e l’etica presuppongono un agire ( ecco perché oggi si dice che la politica sia l’arte del possibile, ma per una malintesa interpretazione del pensiero aristotelico):

Il ” necessario”, invece è proprio delle scienze speculative ( da Speculum : specchio, quindi,riflessione ) e teoretiche, per cui la Metafisica ha per oggetto le quantità – intese queste come i numeri – e le dimensioni, cioè la geometria.-

E se la Fisica studia l’ “Essere” nel suo divenire, la Filosofia studia l’ “Essere” spoglio di ogni particolarità, per cui le sue conquiste procedono per ” astrazioni ” :-

Ma tale scienza è possibile? Come si possono ridurre i vari significati dell’ “Essere” ad un unico significato ? Come è possibile spogliare l’ “Essere” dei molteplici attributi ( qualità, quantità, tempo,luogo ecc.), se, persino del ” non Essere” diciamo che ” non E'” ?.-

Aristotele, per dimostrare che sia l’ “Essere” che l’ “Uno” si identificano, ricorre a dei ” Principìì Primi ” che diano stabilità e necessità all’ “Essere “; essi sono :


1°- ” principio di NON contraddizione “; che, in formula matematica corrisponde a ” A non è

NON A”: vale a dire che un’entità non può essere ,contemporaneamente, se stessa ed il

suo contrario; non possiamo dire che la “frazione” è la stessa cosa del suo “intero”.-


2°- ” Principio di identità ” : A è uguale ad A; cioè, ogni soggetto è uguale a se stesso;

prendendo ad esempio la geomatria, è inconfutabile il teorema che dice : se il segmento

A-B è uguale al segmento B-C ed il segmento C-D è uguale al segmento B-C. ne consegue

che anche C-D è uguale ad A-B e viceversa.-


3*- ” Principio del terzo escluso” : il che vuol dire che un soggetto ” o è A o non è A “, vale a

dire che non può essere usato un termine intermedio, per cui o si afferma o si nega,” aut

aut” direbbero i latini.- Oggi, questo principio sarebbe confutabile circa la dualità dei

sessi, fra i quali si interpone l’ibrido.-

Ecco perché, per Aristotele, l'”Essere” deve essere ” necessariamente” : e la necessità dello “Essere” trova la sua prova nella propria esistenza, perché il non necessario corrisponde al ” Nulla” : dice giustamente ABBAGNANO che oggetto della scienza è soltanto il necessario, per cui la scienza è, pur’essa, necessaria , quindi, ” apodittica “, cioè, dimostrativa.-

E qui, sorge l’altro problema : che cos’è la sostanza ?

Cominciamo col dire che la ” sostanza” è, per Aristotele, cosa del tutto diversa dalla concezione che della stessa aveva il suo Maestro: Platone.- Pertanto non è un’ “Idea”, una pura forma che si è calato dall’alto dei cieli iperuranici per concretizzarsi nel mondo informe della realtà, ma per Aristotele è un connubio indissolubile tra materia e forma; anche una roccia, la piò scheggiata ha, in sé, una forma.- Ne deriva che la ” sostanza ” non solo è la causa dell’ “Essere”, ma anche del ” Divenire “.

E perché ciò avvenga sono necessarie quattro cause:

  1. causa materiale ( ad es. il seme ),
  2. causa efficiente ( la messa in moto del processo dello sviluppo );
  3. causa formale ( la forma che il seme assumerà ) ;
  4. causa finale ( il soggetto nella sua completezza ).-

Solo con la causa finale si avrà la dimostrazione reale della sintesi tra materia e forma, che Aristotele definisce ” SINOLO ” ( dal greco syn- hòlos, = tutto insieme )

C’è da spiegare quale forza, quale ” QUIDDITA’ ” abbia potuto consentire al ” Sinolo ” il riprodursi secondo un modello precedente ( l’uomo, il cavallo, la statua):

E qui subentra un’intelligenza superiore : l’ ” ATTO PURO “, PERFETTO, privo di materia, che non dipende da qualcosa a Lui esterno; un atto perfettamente compiuto, spoglio di qualsiasi materia, che i medievalisti così definiscono : ” priorem non habet,secundum non vidit “. Quest’atto che è ” Pensiero di Pensiero “, che è ” Pensiero di se stesso “, ” Causa Sui “, Arisrotele lo definisce ” Primo Motore Immobile “: concetto che sembra una contraddizione in termini, oltre che rinnovare il dualismo platonico.-

A tal proposito è illuminante la spiegazione di questo ” absurdum ” che dava, a noi alunni del Liceo “Telesio ” di Cosenza ( negli anni 30-50 ), il professore Mario Cristofaro, brillante docente di Filosofia ; così diceva : ” consideriamo, sul verde panno di un biliardo, una serie di biglie ben allineate; ebbene, l’ultima sarà mossa dalla penultima, e così via, a ritroso, solo se la prima sarà mossa dalla stecca del giocatore, la cui volontà determinerà il movimento, pur senza toccare la prima bilia – se non con la stecca- e non avendo, poi, alcuna influenza sullo sviluppo cinetico delle bilie tutte”.- Viene dimostrata, così, la Spiritualità e la Trascendenza che di Dio avrà Plotino; altro filosofo del 299 d.C., la cui metafisica si concretizzava nell’Intelletto Divino, da cui promana ” l’ Anima del Mondo “:per poi atomizzarsi nel mondo materiale, nel quale l’Anima si diffonde con la spiritualità delle Idee.-

Ma l’originalità della Metafisica aristotelica non poteva non sostenere lo sforzo della Ragione ad intraprendere il processo a ritroso verso Dio, quantunque, quest’ultima, sia costretta a fermarsi sul limitare dell’infinito, di cui ne percepisce l’estasi ma non il significato scientifico e razionale.-

E’ lo stesso turbamento che prova Dante nel 33° Canto del Paradiso, allorchè avverte la Trinità, ma non riesce a trasmetterci, comprensibilmente, la divina visione, se non ricorrendo all’estasi.

Nasce, così, la più grande teoria sistemica della Logica.-

Aristotele prende in considerazione lo studio dei ” concetti “, dalla cui connessione si origina il discorso.- Analizzando il termine concetto, è necessario che esso sia comprensibile, oltre che valutarne la sua estensione.-

Pertento,un concetto è ” comprensibile ” allorchè si compone di tutte le sue caratteristiche; infatti, se descriviamo un quadro, un mobile, un idividuo non possiamo non far riferimento ad una molteplicità di caratteristiche ( colore, forma, soggetto, autore, altezza, peso, luogo, tempo,ecc.).-

Invece, un concetto, riguardato sotto l’aspetto dell’ ” estensione “, evidenzia di più l’ampiezza della realtà in cui opera o è situato,per cui , quanto più il concetto è esteso,tanto minori saranno le caratteristiche di cui è composto. Ad es. se considero Raffaello uno dei rappresentanti della pittura del ‘400, esprimerò concetti più generici; se poi parlo del colore, mi limiterò ad individuare le tonalità principali.-

Ne deriva che i concetti seguono una classificazione secondo il rapporto che va da specie ( comprensibilità) a genere ( estensione ).-

Ad es. se mio figlio è specie, diventa genere se lo individuo come cosentino,che, a sua volta diventa genere se lo considero italiano, e così di seguito, se europeo, se uomo, se mammifero,se animale, se vivente; si arriverà alla sommità di una classificazione oltre la quale non si può procedere ( è lo stesso procedimento della connessione effetto-causa, che, procedendo a ritroso dovrà pur fermarsi ad una ” Causa Prima “).-

Questi ultimi ” generi ” Aristotele li chiama ” Categorie “( dal greco ” categorein “= predicare), capaci di diventare predicati di ogni soggetto.-

Le Categorie, secondo Aristotele, sono dieci:

1° ” Sostanza ” ( es.il cane);2° “Qualità” ( è fedele);3° “Quantità ( pesa 50 kg.) 4° ” Relazione

( è più alto del gatto ); 5° “Luogo” ( è nella cuccia ); 6° “Tempo ” ( ha tre anni ); 7° “Situazione ” ( dorme) 8° ” Azione ” ( rosicchia un osso ); 9° ” Passività ” ( soffre il caldo) ;

10 ° ” Condizione o modo ” ( non sta bene ).-

Da questa elencazione emerge la ” sostanza”che è la vera categoria; le altre, ne costituiscono gli attributi.-

Ovviamente, la nostra attività intellettiva è capace di formulare una miriade di concetti, ma, per far si che essi si rapportino tra loro, è necessario un ” trade-union ” ( ancora una volta, il famoso termine medio ), cioè: il Giudizio, grazie al quale un determinato attributo si collega ad un determinato soggetto;sarà,poi,il “ragionamento” a stabilire una correlazione fra più giudizi.- Questa gradualità che va dal soggetto al predicato, al concetto, al giudizio e al ragionamento trova preciso raffronto nelle regole del linguaggio che apprendiamo fin dall’età scolare.- Quanto più il ragionamento è capace di raccordare giudizi, tanto più saremo vicini alla verità: ed Aristotele elabora un ulteriore metodo che definisce “Sillogismo” ( dal verbo greco: ” loghizesthai ” e dalla congiunzione proclitica ” syn”, cioè: ragionare,calcolare insieme).- che ci dà la ceretezza di pervenire alla verità.-

A tutti gli studenti di filosofia è noto il più classico dei sillogismi; ” Tutti gli uomini sono mortali;Socrate è un uomo,quindi Socrate è mortale.- A ben rivedere c’ è un termine medio:l’uomo che nel primo concetto fa da soggetto ( premessa maggiore); nel secondo concetto diventa predicato ( premessa minore ); nel terzo concetto (Sintesi) riappare il predicato della premessa maggiore, “mortale”.- Se usiamo concetti matematici, possiamo certamente essere nel vero se diciamo che il numero 100 contiene il 50; il 50 contiene il 10; a ben ragione il 100 contiene il 10 : si ripresenta il Principio di identità sopra indicato ( A=A).-

Ma perché un ragionamento così strutturato sia possibile, è necessario che “premessa maggiore e premessa minore ” siano verità: solo così la sintesi sarà una conseguenza necessitata.- Se al posto delle verità apodittiche ( che non necessitano di dimostrazioni) usiamo, invece “opinioni”, ne vengono fuori falsi sillogismi,come ad es. ; ” I ladri camminano di notte, Nicola cammina di notte, Nicola è un ladro ” In questo esempio manca il termine medio che non può essere né ” ladro “, né ” notte”, per cui Nicola verrebbe ingiustamente accusato.-

Anche con i sillogismi può essere usata la stessa sequenza che va ” da specie a genere” e “da genere a specie “, usando i principii logici di ” non contraddizione”, di “identità” e del “terzo escluso ” sopra esposti. Pertanto tutte le proposizioni che si originano da una universalità (Genere) per approdare ad una particolarità (Specie) vanno sotto l’attività razionale della “Deduzione ” ; il procedimento contrario è detto “Induzione”, il quale ultimo Aristotele consiglia di usare in modo limitato, per come si evince dall’esempio còassico che il filosofo Abbagnano riporta: ” l’uomo,il cavallo e il mulo sono animale senza bile (1°termine); tutti gli animali senza bile sono longevi (2° termine); l’uomo,il cavallo e il mulo sono longevi (sintesi)”.- In questo esempio il termine medio è dato dal fatto di essere senza bile,da cui deriva la longevità ; ma può darsi che qualche uomo,cavallo o mulo muoia giovane; ed allora l’induzione non sempre ha il carattere dell’Universalità, per cui non può essere applicato con risultati certi nella ricerca scientifica, la quale procede per ipotesi che devono essere sottoposti sempre al vaglio della vcerifica: Invece, il metodo induttivo dà ottimi risultati nell’arte della dialettica e della oratoria, stante la sua forza di persuasione, molto usata nel Foro e nella Politica ; arti,queste, da non confondere con l’esasperazione della dialettica, ossia dell'”eristica” che è quella ” calliditas oratoria ” con la quale si affermano e si negano due o più proposizioni, prescindendo dalla loro effettiva verità ( ed in tal caso il….povero Nicola verrebbe ingiustamente accusato) : celebre è l’altro esempio : ” ciò che dev’essere è Bene; ma il Male deve pur essere per discernere il Bene; dunque il Male è Bene “.-

Dopo 2370 anni la logica aristotelica rimane insuperata.-

 

Giuseppe Chiaia – preside

Maggio 2008.-

Dedico questa modesta sintesi del pensiero aristotelico alla cara memoria del mio professore di filosofia Maestro Mario CRISTOFARO, che ci profuse nel Liceo ” B.Telesio ” di Cosenza i fiori della Sua sapienza, insegnandoci, soprattutto come ” ad ora ad ora l’uom s‘eterna “.-

Con imperituro affetto giuseppe chiaia.-