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L’Ue bacchetta l’Italia per i costi dei c/c. Prevista una direttiva se l’Abi farà orecchio da mercante. Intanto il colosso Macquarie chiude alle richieste di finanziamento.



 

 

Tempi duri per le banche italiane… Stavolta ad insorgere non sono né i consumatori né le loro associazioni, ad avercela con loro è la Commissaria Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, pronta ad utilizzare l’arma della direttiva, qualora il settore bancario non dovesse autonomamente decidere di intervenire. Ancora una volta la diatriba riguarda i prezzi al dettaglio e la mobilità dei consumatori da un istituto all’altro. L’affondo dell’Antitrust Ue all’Italia è arrivato nel Parlamento Europeo in occasione dell’approvazione di una relazione sulla concorrenza nel settore dei servizi bancari al dettaglio dell’eurodeputato del Pd, Gianni Pittella, approvata quasi all’unanimità.

Il testo chiede alle banche di potenziare il livello di mobilità dei consumatori, di eliminare qualsiasi vincolo contrattuale non necessario e di migliorare le procedure per la chiusura di un conto corrente.

Ma la vera novità è la proposta di creare un motore di ricerca europeo per aiutare il consumatore a scegliere il prodotto più adatto alle sue esigenze. “In alcuni paesi europei, dice Pittella, i costi a carico dei consumatori sono troppo elevati, per fortuna in Italia non esistono più grazie al decreto Bersani”.

E’ evidente che quest’ultima affermazione lascia di stucco e fa pensare che l’eurodeputato trascorra più tempo a Bruxelles che in Italia, atteso che una delle leggi più disattese e non applicate degli ultimi anni nel Belpaese è proprio la legge Bersani per quanto riguarda il settore bancario. Probabilmente Pittella lo sa, nonostante le affermazioni fatte, tant’è che si affretta ad aggiungere che “la palla a questo punto passa alle banche che, dopo questo voto chiarissimo, sarebbe grave non intervenissero per cambiare”. Anche perché l’Ue non scherza, la Kroes, che è una tosta, ha annunciato, in diretta, un intervento legislativo ad hoc, di cui però non si conoscono i tempi, tutto dipenderà da come le banche reagiranno di fronte a questa presa di posizione dell’Europarlamento.

Non è la prima volta, comunque, che la Commissione Ue alla concorrenza, tiri le orecchie al settore creditizio nostrano; di gennaio scorso è, infatti, la sua ultima indagine con cui chiedeva di abbattere i costi e di stimolare il libero mercato. E’ evidente senza esito.

Ed è evidente anche che, nonostante gli ultimi accordi tra l’Abi e l’esecutivo italiano, aventi ad oggetto la rinegoziazione dei mutui da parte delle banche con il bene placito dell’Antitrust italiano,

sbandierati in lungo e largo, ciò non ha per niente convinto l’Ue, tornata alla carica, appunto, con le richieste della Kroes, decisa a non farla passare liscia agli istituti di credito di casa nostra.

Ma le novità, purtroppo in questo settore, non finiscono qui. Un paio di giorni fa, il “big” australiano dei mutui, Macquarie, ha deciso di chiudere i rubinetti del credito ipotecario anche in Italia.

Fino a questo momento, il nostro Paese era considerato un punto fermo nel panorama del risparmio “sicuro”, ma date le difficili condizioni di finanziamento e del mercato creditizio a livello globale, la banca di Sydney ha deciso di cessare l’attività di erogazione di nuovi mutui.

A convincere Macquarie è stata Bankitalia quando ha parlato della difficoltà degli italiani a pagare il mutuo. La decisione di Macquarie, che, quel che è peggio, potrà condizionare altri istituti di credito che potrebbero imitarla, sarà operativa da lunedì 9 giugno. Dopo l’Australia e gli Stati Uniti, dunque, è toccato all’Italia vedersi chiudere la porta in faccia dal gruppo australiano a cui non è piaciuta la relazione di Mario Draghi del 31 maggio da cui emerge “un incremento del tasso medio di insolvenza fra il 2006 e 2007”. Se ciò non bastasse, per luglio la Bce potrebbe decidere di rialzare i tassi, peggiorando di non poco la situazione, già grave per l’alta inflazione e per la crescita rallentata. Insomma, c’è poco da stare allegri; a dirlo sono pure le associazioni dei consumatori, che per niente inclini a credere agli accordi tra il governo e l’Abi, denunciano un aumento delle rate dei mutui a tasso variabile al ritmo di 180/200 euro al mese, sottolineando che quelli delle banche italiane sono i tassi più alti rispetto alla media europea.

Basterà, dunque, l’intervento della Commissaria Ue, N. Kroes a mettere in riga il sistema bancario italiano, costringendolo all’osservanza delle leggi vigenti? E nel caso, così facendo, si riuscirà a salvare il mercato finanziario e creditizio italiano? E l’Ue cosa potrà fare per i consumatori?

Per il momento non ci sono risposte, ma le aspettative sono tante e forse le uniche, vista l’incapacità dei governi che si sono succeduti a dare risposte concrete e soluzioni, e visto il perdurare delle condizioni di incertezze ed instabilità da parte dei consumatori, colpevoli soltanto di avere di fronte la solita razza padrona.

 

Maria Cipparrone