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Nella Comunità Casa del Giovane sono venuti a trovarci tanti giovani del decanato meneghino, per conoscere la nostra proposta educativa, per discutere di quel disagio che apparentemente aggredisce il mondo adolescenziale, ma appartiene alla collettività tutta, divenuta essa stessa fornitrice di cultura bullistica. I bulli si moltiplicano nelle classi come nelle strade, le droghe sono intese come prodotti di uso comune, le regole un optional. Gli adolescenti si difendono attaccando, la famiglia alla finestra a aspettare, la scuola ricompone la trama trascinando i piedi come un vecchio che ne ha viste troppe per rimanere almeno un po’ indignato. Forse occorre chiedersi se l’autorevole assente in questo protrarsi di contraddizioni e accuse incrociate, sul disagio e la devianza dei più giovani, non sia il fantasma della comunicazione, quella che sottoscrive la soglia di attenzione necessaria affinché la volontà ad ascoltare e discutere si propaghi nel rispetto dei ruoli e delle competenze, e non scompaia furtivamente alle prime stanchezze dovute ai fallimenti. Raccontandoci le nostre storie personali, inizia a crearsi una via maestra dove meglio osservare per scoprire se qualche bullo/a c’è in prima fila, se qualcuno uno spinello l’ha provato… PER LEGGERE TUTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.




se insegnanti o genitori, chi per un verso e chi per un altro, sono pronti a incamminarsi verso una carriera sindacale, che però non sfornerà idee e pratiche di riconciliazione, ma ulteriori divisioni e sprechi di sogni adolescenziali. Cosa dire a un bullo arrabbiato, a un ragazzo impreparato, quando sostiene che occorre pestare duro per ottenere le cose, per non essere superati, che la droga è una specie di orgasmo…. Forse siete troppo giovani per comprendere bene dove ci stiamo incontrando, quanta sofferenza è contenuta in queste stanze, quanta lotta e quanta sconfitta tanti ragazzi hanno dovuto attraversare per rialzarsi. La regina delle bugie è proprio la droga, che ti fa intendere la libertà come una prostituta da inseguire e pagare per avere una prestazione, un piacere dal valore di un’illusione già morta, un piacere come dici tu, scomparso prima ancora di averlo raggiunto. Bullismo che si rigenera, normalità della droga, infantilismo adulto, sono cronaca quotidiana di eventi drammatici, come se ogni tragedia e ingiustizia fosse disadorna della più misera motivazione, anche quando la realtà ci mette a con le spalle al muro. C’è silenzio in quest’aula, gli occhi dei ragazzi confermano il tentativo di elaborare una riflessione, di mettere in discussione il proprio vissuto attraverso quello del narratore, nella difficoltà di non incorrere in rappresentazioni sommarie, opache. Forse proprio in questo denudare di ogni giustificazione la violenza, c’è la chiave di accesso per ridefinire il problema di un disagio che riguarda tutti, e il senso di questo incontro nella comunità Casa del Giovane, forse non occorre trasformare il presente in una sorta di rivoluzione per veterani della morale e dell’etica, forse occorre solamente consegnare ai giovani buoni esempi, autorevoli perché credibili, smettendola di banalizzare le proprie mancanze, rifiutando di arrenderci all’avanzare di una vita troppo spesso travestita da fannullona, forse in questo modo saremo più vicini alla nostra libertà e alla nostra capacità di riscattarci.