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Los Angeles è la città americana del futuro possibile, dove nessuno ti chiede chi sia mai stato tuo padre e a quale “parrocchia” o “loggia” tu appartenga. Con il 47% dei suoi abitanti che non è nato negli States e la presenza di ben 37 nazionalità differenti fra i cittadini, fonda la sua forza sulla pluralità culturale che evita rigurgiti nazionalisti e mentalità campanilistiche. In Italia essere irraggiungibili è un segno di potere. Se una persona è disponibile, non ha prestigio. “Il più solido piacere di questa vita, è il piacere vano delle illusioni” (Giacomo Leopardi). Le nostre università, spesso, si concentrano su enormi quantità di nozioni teoriche utili, più che altro, a fare vendere i testi dei loro docenti di riferimento. Questo, non tanto perché l’erba del vicino sia sempre più verde quanto, piuttosto, perché esistono prove in base a cui all’estero, troviamo “oasi” di buonsenso in grado di creare ambienti fertili per la ricerca e la creazione dei leader del futuro. Magari, lì, i professori migliori sono quelli aperti al confronto e interessati al dialogo. Il loro insegnamento “socratico” sollecita gli studenti, li stimola a pensare, criticare, formarsi un’opinione, una coscienza civile. I giovani demotivati, i “bamboccioni” disinteressati alla Società, sono figli di un sistema educativo da riformare e di… PER LEGGERE TUTTTO IL TESTO, CLICCARE SUL TITOLO.



…un apparato economico incapace di offrire opportunità. Un Paese che non prepara la propria classe dirigente presente e futura è destinato al declino per assenza di opportunità basate sul merito. Qui da noi le amicizie contano più della competenza, e le reti di salvataggio per i privilegiati senza valore sono così efficaci che ne impediscono la discesa nei luoghi più consoni alle loro incapacità. “I castelli in aria che si costruiscono con poca spesa sono costosi da demolire” (François Mauriac).Qui da noi, fra un’emergenza rifiuti e una sequela di morti sul lavoro, dove a quarantacinque anni ti puoi ritrovare a dover ricominciare da zero, Walter Veltroni propone di fare subito un governo di grande coalizione, presieduto dall’attuale presidente del Senato Franco Marini, per votare con nuove regole; Silvio Berlusconi si dice disposto, ma solo dopo le elezioni, da tenersi al più presto. Se è vero che, “in democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica” (Gandhi ), è altresì duramente reale che le energie politiche vengono spese tutte per combattere l’avversario. “Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che è dentro di noi” (Hermann Hesse). Dove trovare la forza per arginare il disfacimento? L’opinione pubblica, stanca di uno spettacolo inconcludente e a volte indecente, chiede uno sforzo comune su cose concrete. “Non dispiacerti di ciò che non hai potuto fare, rammaricati solo di quando potevi e non hai voluto” (Mao Tse-tung). Pigri, iracondi, sfacciati… un po’ penosi: un mondo dove vale la regola dell’uno contro tutti. Ricorda tanto la “paperopolese” scenografia disneyana, con la “paperinità” che ci avvolge della sua disarmante, inconcludente, voglia di non fare. Solo in questa “paperineide” si capisce la sorte avversa e le motivazioni conseguenti. A queste condizioni, si decodificano gli incontri che ognuno di noi fa con il suo zio Paperone personale e con l’odiato Gastone della porta accanto, che ti offrono un lavoro a pochi spiccioli e ti rubano la fidanzata. È possibile che, a volte, ci si possa riconoscere in questo ingenuo indolente che ammanta con un velo di speranza il proprio, personale, male di vivere. In fondo, è proprio vero: “non esiste notte tanto lunga che impedisca al sole di risorgere” (Anonimo ).



“Qualcuno era democristiano perché la DC era il massimo partito di governo. Qualcuno era democristiano perché Gesù, Giuseppe, Maria siate le salvezza dell’anima mia! Qualcuno era democristiano perché i comunisti mangiavano i bambini. Qualcuno era democristiano perché con una mano si dà e con l’altra si prende. Qualcuno era democristiano perché si vergognava di essere fascista. Qualcuno era democristiano perché era buono e ubbidiva alla mamma… santissima. Qualcuno era socialista perché il PSI era il più autorevole partito di governo. Qualcuno era socialista perché più a sinistra di così si godeva di meno. Qualcuno era socialista perché Pertini… Qualcuno era socialista perché ci derubavano come gli altri ma più allegramente e senza sensi di colpa. Qualcuno era socialista perché tra i due litiganti il terzo fa il sindaco! Qualcuno era socialista perché meglio governare dieci anni da leoni che festeggiare cento anni da coglioni. Qualcuno era repubblicano perché il PRI era il più serio e preparato partito di governo. Qualcuno era repubblicano perché non potendo più incazzarsi coi Savoia era diventato nervoso e non gli andava mai bene niente. Qualcuno era repubblicano perché, comunque, era sempre lì al governo, avvinto come l’edera. Qualcuno era liberale perché il PLI era il più civile partito di governo. Qualcuno era liberale… ma pochi. Qualcuno era liberale perché per la nostra salute uno solo basta e avanza. Qualcuno era socialdemocratico perché il PSDI era il più curioso partito di governo. Qualcuno era socialdemocratico perché… non l’ho mai capito. Qualcuno era… Qualcuno…” (Giorgio Gaber – Qualcuno era…).