Tra politica, costume e cronaca non si direbbe roseo…
Dalla lettura quotidiana dei giornali, oltre che dalla sintesi delle notizie che ricaviamo da televideo, balza, evidente, una serie di fatti di cronaca, avvilenti e violenti, verso i quali, ormai, non si avverte nemmeno quella curiosità morbosa che si rifà all’ istinto verso il macabro, e che è uno dei componenti della nostra psiche.
Ma il problema che ci interessa riguarda la causa, o le cause, da cui ha origine questo prevalere della violenza alla quale nessuna remora, giuridica, morale e religiosa, sembra porre freno.
Se si analizzano le notizie, spesso esposte nella stringatezza di una prosa aliena da considerazioni personali, notiamo che non c’è giorno che non veda all’opera le forze dell’ordine e la magistratura nel tentativo di reprimere, arginare, o limitare i danni di una delinquenza, la più varia, messa in opera da migliaia di persone.
“Retata dei carabinieri che arrestano 52 persone, inquisite a vario titolo per spaccio di droga, sequestro di persona, riduzione in schiavitù, contrabbando di armi, avviamento alla prostituzione, truffe aggravate, frodi in commercio, frodi allo Stato, alla Comunità europea, traffico di rifiuti tossici, inquinamento di fiumi e mari…” a volte, i fermati sono 35, altre volte, 92; comunque, sempre nell’ordine delle decine.
Ci si domanda, allora, se sia possibile – e più facile – un censimento per conoscere quante siano le persone dabbene, dal momento che la contabilità in questione ne risulterebbe agevolata, vista la minoranza degli interessati!!!
Ma bando alle celie; c’è, invece da rabbrividire se si pensa che, a macchiarsi di reati a vario titolo ( comunque, per la maggior parte connessi all’avidità verso il denaro ) sono, spesso persone notorie per censo e professione; funzionari pubblici e privati, banchieri d’assalto o grandi imprenditori; persino lo Sport non è immune da simile pestilenza:
Ma da dove nasce questa malvagia propensione verso il male?
La mia età, avanzata e consolidata, mi consente di riandare, con la memoria, alla recente storia italica, almeno da quando cadde il Fascismo e si instaurò la Repubblica.
E gridammo la nostra gioia per le piazze per inneggiare ai padri della rinata patria, e mi vengono a mente i nomi prestigiosi di De Gasperi, di Pella, di Lombardi, di Pertini, e persino di Togliatti.
Noi, giovani liceali, si manifestava, qualche volta, per “Trieste Italiana”; ma questa era più l’ occasione per una mattinata festiva – che ci consentiva di evitare una pesante giornata di studio – che non un vero impeto d ‘amor patrio. Evviva l’onestà…
Poi, quasi inavvertitamente, cominciò un lento disgregarsi della coscienza politica; grazie all’ I.R.I., vi fu la statalizzazione di Enti privati e pubblici, di banche, delle autostrade, dei trasporti, dei giornali, di varie industrie manifatturiere, industriali ed alimentari, e, naturalmente, si crearono decine di Consigli di Amministrazione, con i relativi presidenti, tutti legati, a filo doppio, con la politica che contava; persino la sanità, che prima era gestita con efficienza e senza sprechi di denaro, fu travolta con la creazione delle odierne A.S.L.: e così, i costi di gestione si moltiplicarono all’inverosimile, per garantire migliaia di retribuzioni che si aggiunsero a quelle dei dipendenti, onesti e capaci, dei vecchi Enti Previdenziali, esautorati e sviliti nelle loro funzioni. Ma è possibile arrivare all’assurdo che per dirigere un ospedale c’è bisogno dell’avvocato che magari ha solo il titolo formale senza mai aver esercitato la nobile professione?
Chi non ricorda la grande Democrazia Cristiana degli Andreotti, dei Fanfani, dei Moro, dei Forlani, dei Piccoli, dei Rumor, dei Gava? Fu così che uno strapotere politico si perpetuò per quasi quarant’anni, spavaldo di sé, perché convinto di essere inamovibile, avendo occupato le grandi leve dell’economia. Veniva a mancare ogni incentivo, ogni inventiva commerciale; e se la produzione dei panettoni era scadente, se i pastifici non sfondavano sul mercato estero, se le stesse automobili erano surclassate dalle concorrenti russe e polacche, che importava? Tanto c’era pantalone che pagava; e lo Stato si indebitava.
Mancava liquidità monetaria? nessuna preoccupazione: bastava emettere qualche milione di obbligazioni statali all’11%, ed il fabbisogno veniva coperto. Ed intanto si accumulava il debito pubblico; e, parimenti, cresceva la delinquenza organizzata che offrì i propri servigi elettorali in cambio di favori occulti e di lauti appalti. La Sinistra, invece, preferì mandare i suoi giovani migliori alle Università, alle facoltà di Giurisprudenza, ove studiarono intensamente per diventare, molti di loro, giudici e procuratori: con le conseguenze di quel repulisti che portò alla sbarra nomi prestigiosi della D.C e del P.S.I.
Resta il fatto che non tutti pagarono per quella spaventosa malversazione della Cosa Pubblica: e c’è chi resiste, impavido sotto l’usbergo della nomina senatoriale a vita.
E’ di qualche settimana fa un’indagine della Guardia di Finanza calabrese che ha scoperto uno sperpero ingiustificato ed offensivo, operato da alcune aziende ospedaliere, circa l’acquisto di apparecchiature sanitarie, in numero sproporzionato, per la popolazione della nostra regione; con la beffa, che questi costosissimi macchinari giacciono ancora imballati, perché mancano tecnici e medici capaci di adoperarli.
Il fatto è che tutto nasce da un sistema feudale di ripartizione dei proventi, da una smodata frenesia di guadagni, spropositati, perché, oggi, i rampolli di quelle classi politiche non possono vivere senza tre televisori in casa, con due o tre automobili di grossa cilindrata, con la villa al mare e in montagna, con la grossa barca da diporto; insomma, con un’agiatezza che quasi sempre non è meritata, per cui la tentazione dell’illecito titilla ambizioni e volontà: e quando non c’è il beneplacito del ras politico locale, c’è sempre, in agguato, la delinquenza organizzata che lusinga o minaccia, a seconda dei casi, chi ha responsabilità pubbliche e poteri decisionali economici. Così illustrano le quotidiane cronache nazionali in ogni parte d’Italia.
Diceva il grande Salvemini che la classe politica meridionale è la più miserabile essendo le regioni meridionali d’Italia le più degradate: e, forse, aveva ragione fin d’allora…!
E se fosse vissuto ai nostri giorni?
Lascio al cortese lettore la scelta di aggettivi più drammaticamente appropriati!
Giuseppe Chiaia (preside)
Fine Letterato, Docente e Dirigente scolastico, ha incantato generazioni di discenti col suo vasto Sapere. Ci ha lasciato (solo fisicamente) il 25 settembre 2019 all’età di 86 anni. Resta, nella mente di chi lo ha conosciuto e di chi lo “leggerà”, il sapore della Cultura come via maestra nei marosi della Vita