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Questa non è una storia comune, ma di sicuro è una storia possibile.


Sono anni che rifletto su me stesso con me stesso e vado avanti sempre più. Ho compreso alcune mie verità alcune mie difficoltà e…me ne dispiace; soprattutto nei miei confronti…e nei confronti degli altri, ma loro possono salvarsi, basta allontanarsi da me, mentre io…resto con me. Sempre.

Una scelta, oggi, finalmente consapevole.

Ho appena finito di scontrarmi, per l’ennesima, inutile, volta, per telefono con una persona che ho sempre creduto essere uno dei miei punti di riferimento, sino a quando non ho capito che tale mia considerazione era eccessiva e che i ruoli nella vita devono essere ben compresi e vissuti nel rispetto di sé e degli altri, altrimenti va tutto a rotoli…

Ad un certo punto ho acceso il mio pc e mi sono posto alla lettura dell’articolo “il valore delle persone” – pensieri degli anni difficili– pubblicato su questo web-magazine nel, del, quale articolo mi ha colpito il passo sulla “sintonia fra le persone”.


L’autrice, Fernanda, infatti, con i suoi pensieri mi ha fatto venire in mente il concetto dell’accettazione che connota – dovrebbe esserne alla base secondo me – tutti i rapporti umani: in positivo ed in negativo, con se stessi e con gli altri.

Ed ha captato la mia attenzione perché da qualche tempo ho capito e compreso che bisogna che mi accetti perché possa poi accettare l’altra/o: non appaia scontato questo pensiero, né lezioso perché…

È qui che sorgono i problemi.

E parlo di me evidentemente.

Ho scoperto, infatti, che quando mi sono accettato l’ho fatto con delle riserve, troppe.

E così ho fatto con chi mi stava accanto.

Per legge di natura ognuno sente di valere molto di più rispetto agli altri, questo perché “è nelle cose”, ma poi, dobbiamo fare i conti con la scelte da compiere e con quelle compiute.

Nei miei rapporti affettivi sento che è mancato tutto quello che Fernanda ha descritto sulla sintonia fra le persone.

ho avuto, anzi, un bel da fare a vivere sdoppiato.


Sdoppiato, sì.

Perché nei vari rapporti umani alcune parti di me venivano accettate da un certo tipo di personalità alcune altre venivano accettate da altri tipi di personalità. Ed io lì, a darmi da fare, per…continuare a farmi accettare da tutti, per far “quadrare i conti”, per riconoscermi, per dirmi che ero sempre io quello che piaceva ad alcuni, e che ero sempre io quello che piaceva ad altri, il tutto condito da una dose di egocentrismo e di presunzione che mi portava sempre fuori misura, fuori target.

Il fatto è che in questo sdoppiamento c’è tutto il mio percorso, la mia sofferenza, la mia rinascita, il mio tormento e la mia estasi.

Mentre, in questi anni, andavo avanti e “crescevo” le parti di me che non cambiavano ancora si legavano a certe personalità che avevano tratti assai in comune col mio passato – aggressivo conflittuale, rabbioso, duro, pronto allo scontro – mentre quelle parti che stavano assaporando il gusto della libertà si legavano a certe personalità che contraddistinguono il mio futuro – sicuro, solido, consapevole della vita e dell’impegno per viverla, contento di essere uno tra tanti con molta esperienza e…tanta giovinezza da godere a lungo – in mezzo… io, e chi mi stava accanto, che vedeva il mio futuro, ma respirava l’odore acre del mio passato. Scusami se puoi e se lo ritieni utile, non ho saputo capire, non ho saputo vedere, ed oggi porto con me questa tristezza. Che tu non accetti e che ritieni pesante.


Oggi sono ancora io…ma molto più free.

Potrei considerarmi socialmente “uno di successo”, lo sono in verità, ma soffro tanto per me stesso in relazione ai rapporti più veri più pieni: quelli con l’affettività.

Sono cambiato e sono in cambiamento costante, e lo so perché c’è una novità.

La novità è che, in questa burrasca, in questo tormento che è la mia identità di oggi so andare avanti senza perdere di vista tutto il “resto”, anche con affianco un’ingombrante angoscia che mi compagna a letto la sera, mi abbraccia tutta la notte e mi sveglia al mattino ( quando riesco a dormire, cosa che mi riesce sempre più difficile ormai);

la novità è che riesco a vivermi, che sto imparando ad essere padrone dei miei pensieri – anche di quelli più bui, più tormentati, quelli che ti fanno stringere lo stomaco e battere il cuore in gola, quelli della paura e del pianto di disperazione .

Questo sono io, in questo momento, e convivo con me stesso: senza infingimenti, senza falsi perché, senza giustificazioni; ed ho compreso in larga parte i miei errori di maschio.

Fino a qualche mese fa non avevo voluto capire un concetto fondamentale: non accettare l’idea di essere quello che si è in un certo momento storico comporta dei costi notevoli da pagare in termini di vita piacevole o spiacevole, gradevole o sgradevole, in termini di rapporti umani, in termini di affetto.

Purtroppo il passato è un maestro duro ed ostinato, non cambia, è lì di fronte a te come un memento.

Ma forse…sì… si potrebbe…non lo so…sì ma…e se poi?…

Torno all’articolo di Fernanda e mi penso…e mi si gonfiano gli occhi…ma devo riuscire a dirmelo, per me, e per la persona che mi ha voluto bene forse più di tante altre che hanno sempre dimostrato di tenere a me.

Quando Fernanda scrive: “…Il piacere di capirsi al volo e di immergersi insieme nel mare dell’allegria e, nella fase di massima esaltazione, nella seduzione della follia. Ed infine la complicità. Lega due anime in maniera indissolubile, si uniscono fino al punto da perdere i confini l’una dell’altra e l’una nell’altra” afferma una verità incontrovertibile: le emozioni vanno vissute tutte, con se stessi e con la persona adeguata…quella giusta.

Ed ora me lo dico e me lo scrivo: non ho saputo vivere le mie emozioni e non posso dare ad altri la responsabilità di non averle vissute anche per me. Recriminare su ciò è sbagliato. Ma davvero non so trovare una soluzione a questo stato d’animo…

Per questo motivo credo che sia arrivata l’ora di dare un senso alla mia vita affettiva.

Voglio diventare un uomo.

Ed ho bisogno di “sentire” sotto la pelle quel brivido, descritto da Fernanda, del piacere della complicità con me e con chi mi starà accanto, che non significa necessariamente un nuovo partner ma anche e soprattutto, rinnovamento del rapporto esistente, con l’impegno di “…riscoprire gli sguardi che legano e di intesa, quelli che cogli solo tu e chi ti sta viaggiando accanto.

Grazie Fernanda per i tuoi pensieri così profondi e così ben rappresentati. Grazie alla Str@da per averli pubblicati.

Fernanda è una donna e non si può sottacerlo: certe donne hanno insito nel loro dna un avanzamento maturativo maggiore rispetto a quello dei maschi. Ed è per questo che è meglio se continuo a svilupparmi progredendo in quel percorso impegnativo quanto necessario – quindi impegnativissimo – a diventare uomo, perché solo così, solo colmando il gap esistente tra me e questo genere di donne saprò come canta Ligabue che c’è solo da mettersi in pari col cuore… che niente è perduto che il cielo è leggero però non è vuoto….

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