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Questione di scelte.


Non è mai stato in discussione accettare il fatto che il meridione – per fortuna in parte – dell’Italia, in particolare la Calabria, sia affetto da pesanti sacche di subcultura che impediscono di spiccare il volo a quanti, invece, ne avrebbero le possibilità.

Non si è mai compreso fino in fondo che le radici della nostra terra devono essere alimentate come quelle degli alberi da sostrati di buona cultura basata su buoni e nuovi quanto migliori apprendimenti.

Ma chi lo avrebbe dovuto comprendere?

A chi fa comodo averlo compreso e non porlo in essere?

E chi lo ha compreso, può permettersi di tentare di realizzarlo?

E chi può permettersi di realizzarlo, sa come fare?

A queste domande ognuno può dare la propria risposta, ma che sia intimamente vera perché è questo quello che conta.

Il legame con la propria terra d’origine non deve essere fatalistico e, prima e più fatale.

Risparmio ai cortesi lettori di questo coraggioso ed autofinanziato web-magazine (mi riferisco in particolare all’instancabile lavoro del nostro direttore scientifico che è capace di vestire i panni di tutte le varie figure che compongono la redazione) ogni valutazione socioantropologica, che pure sarebbe utile richiamare, per andare diretto al punto, all’oggetto, di queste mie riflessioni.

Ho saputo dagli organi di stampa televisivi di un grave quanto vile messaggio di morte al nostro editorialista avvocato Mariano Marchese.

Ho letto, dalle colonne di questo web-magazine, le amare riflessioni del nostro direttore scientifico prof. Giorgio Marchese sull’episodio.

Siamo nel III millennio, ed ancora oggi siamo costretti a sentire di simili gesti…non mi meraviglia il dato: esistono dinamiche sociali e, prima, personali così scorrette che possono produrre tali mostri dall’inconsapevole di pochi, ciò affermo per l’esperienza maturata sinora nella mia professione – avvocato penalista – e per la cura che profondo per migliorare la mia personalità; ma il non meravigliarmi non significa giustificare tali assurdi gesti.

Perché e Chi vuole spaventare Mariano Marchese? Cosa fa Mariano per essere costretto a subire tali intimidazioni? Nulla, se non parlare dei mali di questa nostra Regione…

Ho chiamato il collega Mariano per esprimergli vicinanza, e so che l’autorità giudiziaria è stata allertata, ma parimenti so che può non bastare, e, pur condividendo il pensiero del prof. Giorgio Marchese a proposito delle scelte del fratello quando scrive nell’editoriale ora pubblicato che “Non condivido la scelta di mio fratello che, da buon idealista, tenta di sovvertire l’andamento di abitudini incancrenite durante secoli di buio, responsabili di aver portato il meridione d’Italia ad autoconsiderarsi l’ultima ruota del carro di chiunque. Sono convinto del fatto che solo “quando il popolo si desta, Dio si mette alla sua testa”, voglio dire, a chiunque abbia concorso alla minaccia indirizzata a Mariano Marchese, che l’anonimato è segno di vigliaccheria.


Voglio chiedere a questi ladri di tranquillità di uscire allo scoperto, con calma e senza paura, per dirci perché non vogliono che i calabresi sappiano quanto siano vessati dalla incultura, dalla raccomandazione, dall’inciucio, dalla fame e dalla miseria, soprattutto intellettuali.

Voglio dirgli che possono stare tranquilli, non useremo le loro stesse subdole armi: no. Perché noi, e la gran parte dei calabresi per fortuna, crediamo nel dialogo a viso aperto e senza minacce.


Mariano, siamo con te.

Francesco Chiaia