Le origini e le finalità raccontate e valutate da chi l’ha vissuta…”internamente”.
Come le tutte le associazioni moderne, la massoneria trova la sua giustificazione, giuridica e storica, in uno strumento statutario che va sotto il nome di “Costituzioni”, o “Landmark “, formulate ed articolate da un dotto pastore protestante scozzese, tale Dr. James Anderson, e pubblicate in Londra nell’anno 1723.
Pur essendo indiscutibile che l’Anderson sia stato l’unico redattore del suddetto testo, tuttavia la formale approvazione delle regole massoniche avvenne in una solenne assemblea generale della “Gran loggia” di Londra , il giorno 17/1/1722.
E’ evidente che un associazionismo, formalmente ispirato al principio di parità fra gli adepti, si era già costituito nell’Inghilterra degli Hannover.
Ed è con Giorgio I Hannover, di religione protestante (salito al trono dopo la morte della regina Anna Stuart), che la classe nobiliare e dirigenziale inglese, rivendicando le proprie potestà parlamentari, riprende quelle caratteristiche decisionali che Giacomo I Stuart aveva compresse, perseguitando il movimento puritano e causando quella grande rivoluzione inglese che pervase l’inghilterra del XVI e XVII secolo, durante la quale si ebbe la decapitazione di un re: Carlo I; e l’instaurazione della dittatura di Oliviero Cromwell.
E qui, bisogna fare una breve digressione storica.
Dobbiamo riportarci all’Inghilterra del secolo XVII, quando la monarchia si incentrava negli Stuart, e, precisamente, al regno di Giacomo I, sotto il quale si attuò quella rivolta puritana, contro l’assolutismo religioso cattolico del re, che imponeva, fra l’altro, una propria pratica del culto religioso. Quella dei puritani, possiamo paragonarla alla rivolta luterana, che praticava una religione cristiana spontanea , che metteva in contatto diretto il fedele con Dio e senza intermediari ecclesiastici.
La rivolta puritana fu ferocemente avversata, per cui centinaia di inglesi si riversarono nelle colonie della Nuova Inghilterra (nord America), e , più precisamente, sulle spiagge del Massachussetts; erano, costoro, per la maggior parte, agricoltori, gentiluomini di campagna, pastori religiosi, che non sopportarono l’ossequio ad un re ostinatamente autoritario, ma che, soprattutto, pretendeva di gestire l’imposizione fiscale a proprio piacimento, superando sdegnosamente, le prerogative del parlamento.
A Giacomo successe il figlio Carlo I; anch’egli si scontrò con la serietà, la parsimonia, la forza morale e il senso dello Stato che animava lo spirito di indipendenza puritano, che si riconosceva solo nei principi morali della Bibbia, ancorché vi fosse una diversificazione di chiese bibliche, più note come presbiteriani, puritani, anabattisti e quacqueri. Proprio da costoro si originò quella struttura politica da cui nacquero gli Stati Uniti d’America, la cui forza di coesione, a tutt’oggi si fonda su tre principi:
1) Una chiesa che si sceglie il proprio pastore;
2) Una comunità che si elegge i propri amministratori fra i cittadini capaci;
3) Una scuola dove formare i giovani sulla via del sapere, unico viatico capace di far compiere scelte giuste.
Carlo I non capì questo spirito egualitario e democratico; anzi pretese di imporre tasse senza l’autorizzazione della Camera dei Comuni. Quando nel 1626 cinque componenti di detta camera si rifiutarono di sottoscrivere un prestito forzoso, richiesto dal re per le sue spese di guerra, la ritorsione reale determinò la sospensione, per 11 anni, dell’attività parlamentare dei Comuni, i cui rappresentanti, per lo più appartenenti al ceto mercantile, si rifiutarono di pagare qualunque altra forma di tassa, e iniziarono un contrasto duro con la corona , iniziando col presentare quella famosa petizione dei diritti incentrata, ancora oggi, nel noto principio giuridico dell’ “habeas corpus“, in base al quale ogni imputato ha diritto di essere ascoltato dal giudice, di ottenere la libertà provvisoria – se non viene processato entro tre giorni dal suo arresto – e di essere giudicato in base a prove certe ed inoppugnabili che la pubblica accusa deve produrre. Con tali principi sociali e giuridici, la nobiltà inglese, al fine di salvarsi dalle persecuzioni politiche del re, trovò rifugio e tutela in quelle associazioni corporative di artigiani, da cui si originarono le prime officine della massoneria.
In tal modo si creava una nuova convivenza tra l’operatività manuale e la speculazione filosofica.
Ancora oggi, fra le varie intestazioni che costellano le pergamene massoniche, vi si legge una sigla: “A.L.A.M.” che sta per: “Antichi,Liberi,Accettati,Muratori”, a significare l’accettazione di persone estranee all’arte muratoria.
E benché l’Europa, dalle invasioni barbariche al secolo scorso, si sia dilaniata in guerre, massacri, assolutismi regi e dittature, l’associazionismo massonico coltivò quei principi di libertà scaturiti dall’enciclopedismo francese dei Diderot, del D’Alambert , dei Condorcet e dei Montesquieu.
Furono i granatieri di Napoleone che diffusero, tra i fumi delle cannonate di Marengo e le furiose cariche di Austerlitz, non solo il tricolore francese e la “Marsigliese”, ma, anche, il significato profondo del trinomio “Liberté, Egalité, Fraternité”, quantunque rosseggiante del sangue che la ghigliottina sparse in “Place de la Concorde” durante la rivoluzione francese; proprio a Cosenza ed a Chieti sorsero le prime logge massoniche, ispirate ai principi illuministici, e tutelate dalla cavalleria di Gioacchino Murat.
Ancora oggi, la massoneria si identifica nella “Gran Loggia d’Inghilterra”, il cui riconoscimento è ambita prerogativa delle massonerie sparse nel mondo. E’ ciò, a partire dall’ascesa al trono d’Inghilterra della dinastia degli Hannover, con Giorgio I. Fu cosi che la classe dirigenziale inglese acquistò grande potere economico -politico, determinando il benessere del regno d’Inghilterra, ponendo la bandiera inglese sui 5 continenti, e le cui flotte percorrevano gli oceani.
Nasceva una nuova interpretazione dell’economia politica, le cui teorie regolarono il concetto di ricchezza, specialmente ad opera dei “Mercantilisti”; ricchezza equivalse al possesso di denaro e di oro, frutti, ambedue, legati alla produzione e alla relativa vendita dei beni: per cui il profitto fu identificato con l’eccedenza del prezzo di vendita sul costo di produzione dei beni stessi. Ecco perché la massoneria inglese, ancora oggi, ha salde radici nella “City” di Londra; anche in Italia le logge massoniche privilegiano, fra i propri esponenti, gli appartenenti alla ricca borghesia, i liberi professionisti; mentre è estremamente difficile che nei “piè – di – lista” si annoverino contadini, operai, operatori ecologici e “cassaintegrati”, per cui – parafrasando il Vangelo – sembrerebbe più facile che l’acqua del mare entri in una cisterna che un metalmeccanico in una loggia massonica. Eppure, nelle “tornate di loggia”, gli inscritti si impegnano a lavorare per “il bene dell’umanità”; tranne, poi, a discriminare la donna, da escludere dai propri “lavori”, e ciò in alcune Massonerie appartenenti a diverse, cosiddette, “obbedienze”.
Oggi è anacronistico suddividere l’umanità tra “eletti e profani”; ed è fuori luogo, almeno per la nostra Costituzione, subire una valutazione inquisitoria di un tuo pari, ovvero un “quisque de populo”, che decida l’ammissione, o meno, di neofiti, nelle strutture massoniche, usando la formula, per gli ammessi, di: “nati liberi e di buoni costumi”; come se il restante popolo possa essere un coacervo di sudditi rozzi ed ignoranti.
È invalso, da poco, poi, ospitare, in strutture massoniche, qualche telecamera, al fine di sfatare l’aureola di misteriosofia che le avvolge; in queste riprese televisive possiamo ammirare i cosiddetti templi che riflettono strutture architettoniche adeguate alle gerarchie che vi trovano posto, ed i cui “Gradi” sono sublimati da superlativi assoluti ridondanti, come: “elettissimo, potentissimo, venerabilissimo” con evidente inflazione dell’aggettivo qualificativo, allorché la nostra grammatica lo indica al massimo grado, anche se l’importanza di una struttura massonica fonda la propria notorietà esclusivamente sulla potenza numerica degli iscritti, alcuni, però, dei quali appartenenti sembrano pronti a dileguarsi, quasi come la neve al sole, qualora la magistratura eserciti le proprie prerogative inquisitorie, per come avvenuto, ad esempio, nelle indagini sulla nota loggia “P2″ definita, da tanti, deviata, le cui risultanze si possono sintetizzare nel famoso brocardo latino ” parturiunt montes, nascitur ridiculus mus “( la montagna ha partorito il topolino).
Un’ ultima notazione; qual è l’impegno culturale che si pratica nelle logge massoniche?
Certamente non paragonabile ai risultati conoscitivi e sapienziali che abbiamo ricavato dalle grandi Accademie nostrane ed internazionali, dall’accademia Pontaniana a quella aristotelica, dalla platonica ai Lincei, dalla prestigiosa accademia “della Crusca” alla valida, modesta solo per numero di iscritti, accademia cosentina – la seconda accademia d’Italia per prestigio e nascita –
A quanto è dato sapere, nelle tornate di loggia massonica si danno, invece, letture su argomentazioni attinenti ad un passato che si perde nelle brume del mito, per cui si discute, ancora, del mistero delle piramidi, o del santo Graal, degli influssi solari o dei poteri di Paracelso; ogni tanto qualcuno tratta anche di Pitagora o di Platone o di Aristotele; ma anche qui, basta andare a sfogliare un qualsiasi testo filosofico ad uso dei Licei; per cui….. nulla di nuovo sotto il sole, mentre, ogni giorno percorriamo il gran fiume della vita, nel costante divenire eracliteo, pur consci di pervenire al gran delta dell’Essere.
Ah! Dimenticavo di premettere che ho conosciuto queste esperienze, percorrendole dal 1° al 33° grado…
Giuseppe Chiaia (preside)
Fine Letterato, Docente e Dirigente scolastico, ha incantato generazioni di discenti col suo vasto Sapere. Ci ha lasciato (solo fisicamente) il 25 settembre 2019 all’età di 86 anni. Resta, nella mente di chi lo ha conosciuto e di chi lo “leggerà”, il sapore della Cultura come via maestra nei marosi della Vita