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Calabria: appunti di
viaggio  – 1

 

Con la serie di articoli  di questa
sottosezione si è voluto in prevalenza evidenziare l’importanza delle fonti odeporiche, intese come diari di
viaggio, descrizioni puntuali del paesaggio, degli usi e dei costumi che
consentono di ricostruire pagine di storia estremamente interessanti. Si è
inteso, inoltre, offrire agli studiosi un efficace ed esaustivo strumento di
consultazione rapida di questo tipo di fonti.

Pertanto, nella stesura
del lavoro è stato costruito un tessuto di informazioni
che provengono dai singoli “viaggiatori”, il quale consente di individuare il
punto di vista di ciascuno di loro, confrontato con le specifiche situazioni
paesaggistiche o relative ai costumi già in possesso dagli studiosi. Peraltro,
si è avvertita la necessità di fornire un quadro quasi completo dei
“viaggiatori” che hanno visitato in tempi diversi il Mezzogiorno.

La Calabria era una regione ai margini dei grandi
itinerari del viaggio tardocinquecentesco e barocco, essa fu toccata solo
occasionalmente da quei viaggiatori che approdarono sulla sua costa tirrenica
per ripararsi dalle burrasche e sfuggire ai pirati barbareschi. L’immagine
della regione fu determinata in larga misura dalla ricezione della letteratura
umanistica italiana che riproponeva, da una parte, lo
stereotipo di origine magnogreca di una terra naturalmente opulenta e,
dall’altra, lo stereotipo di origine romana di una terra abitata da popolazioni
barbare e dai costumi rozzi.  Per
imbattersi in un viaggiatore di un certo rilievo bisognerà
però
attendere il 1767, anno in cui il barone Johann Hermann von
Riedesel visita alcune località costiere dello Ionio e pochi centri
nell’interno. L’itinerario fissato dal von Riedesel diventerà l’itinerario obbligato
per generazioni di viaggiatori. Ma fu solo col
terremoto del 1783 che la
Calabria balzò all’attenzione dell’intellettualità europea
richiamando viaggiatori da ogni parte d’Europa. Saranno loro che coi loro resoconti di viaggio daranno un contributo così
importante alla conoscenza della regione.

Alla fine del Settecento
il viaggio in Calabria subì un arresto. L’attenzione che questa regione aveva
suscitato in Europa col terremoto del 1783 cedette ben
presto il posto al disinteresse di sempre. Durante gli anni dell’occupazione
francese la memoria della regione fu affidata ai diari e alle lettere degli
ufficiali francesi la cui ottica era condizionata dalla lotta contro il
brigantaggio. Iniziò nella letteratura di viaggio sulla Calabria quello che è stato chiamato il filone “pittoresco-brigantesco” che
fissava definitivamente l’immagine della regione nello stereotipo di un paese
fanatico e triste, dai costumi primitivamente strani e pittorescamente
selvatici. Vero è che sulla Calabria resistono ancora molti stereotipi.
L’immagine ne risulta così, condizionata da una stampa
non troppo tenera nei confronti di una regione, che, nel corso dei secoli ha
presentato, da una parte, un territorio segregato ed inaccessibile, senza
strade ed i cui paesi potevano essere raggiunti solo a piedi o a dorso di mulo;
dall’altra, la terra del sole e del mare, con diversi paradisi naturali. È vero
anche che il topos, ancora
prevalente, è quello della durezza, della selvatichezza, anche se esso nelle
nuove prospettive di vita indotte dalla cultura delle vacanze e del turismo
costiero, è stato provvisoriamente rimosso, ma ancora non messo in discussione.
D’altro canto, non è che, fin dal primo Settecento, siano mancati i resoconti
dei viaggiatori stranieri, che, nei loro itinerari, hanno esplorato il passato
italiano, o non siano state pubblicate diverse opere dei più importanti
visitatori europei sull’estremo lembo della penisola, anzi forse sono troppi ed
alcuni non certamente meritevoli di attenzione. Nonostante ciò il risultato non è stato, certamente, sempre esente
da pecche, in quanto, pur attenti ed interessati osservatori hanno fatto molte
concessioni al folclore e al pittoresco
. Tra i problemi della Calabria
c’è la situazione d’arretratezza, che si evidenzia come scarso rispetto del
paesaggio e dell’ambiente, giunto ad assumere proporzioni allarmanti
e drammatiche, per effetto di una speculazione edilizia sfrenata e selvaggia. La Regione Calabria,
in questi ultimi anni, s’è sforzata in tutti i modi di contrapporre a tutto ciò
una capillare azione di informazione sulle risorse
turistiche calabresi, estesa a tutti gli stati europei. Quindi si passa
dall’epoca del Grand Tour a quella
del  turismo di
massa dove si ha un immagine della Calabria in cui il condizionamento della tradizione
è ancora molto forte forse perché nuove realtà inquietanti parrebbero
confermare quegli antichi stereotipi. La Calabria si direbbe attiri
il visitatore d’Oltralpe più che per la bellezza dei suoi paesaggi per la
complessità sociologica cui rimandano i suoi problemi insoluti.

Gli autori delle guide
turistiche smettono di dare le consuete informazioni
turistiche e si trasformano in sociologi. Ciononostante la Calabria continua però
ancora a restare per taluni aspetti un enigma
. Persiste una certa difficoltà
per coglierne l’identità storico-culturale che viene
sbrigativamente omologata a quelle di altre regioni meridionali dal profilo più
marcato. Pure, paradossalmente, proprio nella sua
arretratezza che l’ha messa al sicuro e nonostante la feroce speculazione
edilizia lungo le coste del Tirreno, c’è chi vede il presupposto per un suo
sviluppo turistico
.  È evidente
che l’immagine che della regione viene data dalle
guide turistiche recupera la stereotipia negativa del passato aggiornandola con
la cronaca degli ultimi anni. Lo stereotipo positivo,
l’immagine di un paesaggio  naturale
intatto e fra i più belli d’Italia, si presenta appannato. Pur risultando l’inventario delle località d’interesse turistico
arricchito nei confronti del passato, nella realtà, questa offerta fa fatica a
raggiungere il suo destinatario. Nonostante il deciso miglioramento delle
strutture alberghiere, della rete stradale e dei trasporti in genere le
connotazioni negative, che ancora accompagnano l’immagine della Calabria e  che  queste
guide  turistiche rispecchiano e
riproducono, costituiscono una difficoltà in più per chi ha il compito di
vendere il prodotto turistico Calabria.

…CONTINUA