…a che punto siamo?
“Dopo 55 anni di Repubblica, possiamo dire che tutti i dettami costituzionali sono stati attuati e continuano ad essere garantiti?”
Questo si chiede Giuseppe Chiaia in un acuto articolo, del tutto condivisibile, apparso di recente su questo giornale, ove conclude “E noi, illusi detentori del potere ideale ci consoleremo con Trilussa…”.Mi sono sentito sollecitato ad ulteriori allargamenti dell’importante tematica magistralmente da Lui aperta. Invero, e per generalizzare, la tanto evocata democrazia appare utopia in Italia anche nel terzo millennio, e non è solo la democrazia ad essere non garantita, ma anche la libertà: Michele Ainis, ordinario di diritto pubblico ed editorialista de “La Stampa”, nel suo recentissimo saggio ed. maggio 2004 “Le libertà negate – Come gli italiani stanno perdendo i loro diritti”, sconsolatamente osserva “siamo sicuri che i Paesi occidentali che si presentano al mondo come paladini del diritto contro l’ingiustizia, siano davvero la patria della libertà?”.
Come riportano le cronache, in Italia è alto il dibattito su chi abbia vinto, e perché, nelle elezioni di giugno 2004, ma la valenza collettiva di tale evento assume connotati assai singolari se esaminiamo bene le norme vigenti; infatti, al di la della solenne proclamazione costituzionale che l’Italia è un Paese democratico e la sovranità spetta al popolo (art 1), e tutti i cittadini hanno pari dignità (art 3), da noi il cittadino è considerato e trattato da suddito di un regime (dei delegati plenipotenziari, proposti e sostenuti da Poteri forti spesso sconosciuti, o comunque, di fatto non conoscibili), oppure da minus habens: il cittadino non conta, l’unico potere ( ma l’uso di questa parola è improprio, poiché si tratta invero di una semplice facoltà, sia pur assicurata come diritto) che gli è concesso è, appunto, recarsi periodicamente alle urne per scegliere delle “bandiere” strutturalmente vuote, cioè senza obblighi né garanzie di rispetto della sovranità popolare. Infatti:
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- Agli eletti la Costituzione garantisce una delega in bianco (art 67 ),ed allora, se in bianco fu deliberata dal Costituente in buona fede, fu presunta nei cittadini incapacità di intendere, volere e decidere, se così fu stabilita in mala fede, si deve presupporre voluta dal Costituente una prosecuzione di dittatura nell’era repubblicana, mutando solo i….. “governanti – despoti”;
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- Gli eletti non hanno obblighi di precostituire precise e riscontrabili promesse -programma da realizzare;
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- Gli eletti non hanno obbligo di rendiconto a fine mandato, né possono essere revocati anticipatamente dagli elettori in caso di loro insoddisfazione (art 60 “Camera e Senato sono eletti per 5 anni”) ;
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- Gli eletti non rispondono degli errori e degli abusi nell’esercizio di quello che non è strutturato come un servizio ma un potere(art. 68 Cost.) , esempio, leggi incostituzionali, ingerenze nei diritti individuali, dilapidazione di risorse pubbliche e del territorio, vedi fallimento patrimoniale dello Stato col mastodontico debito pubblico, che si va trasferendo agli Enti locali, gestioni fallimentari anche in termini di funzionalità, uso iniquo della leva fiscale ,o pericoloso della politica estera (qui la Costituzione -art 75- vieta , addirittura, a chiusura del cerchio, i referendum abrogativi) ,ecc.;
- Gli eletti, di fatto, non possono essere individuati e scelti liberamente tra tutti i cittadini con sperabile successo; vengono usualmente proposti dai partiti, poiché sono necessari ampi finanziamenti per la propaganda, e vengono sorretti da risorse e Potentati spesso sconosciuti e fuori controllo, e da forti risorse mediatiche.
Le leggi repubblicane, poi, in connessione non casuale con le specificità sopra elencate, fissano un principio che oggi suona beffa e contraddizione, quello della segretezza nel voto (art 48 “il voto è…libero e segreto.”): come mai in uno Stato che si dice libero e repubblicano, e che si fa vanto di essersi liberato da dittature, si continua a prescrivere la segretezza, quando l’Ordinamento garantisce il rispetto di tutte le opinioni ? A tutto concedere, la segretezza appare funzionale solo a giustificare l’assenza di riscuotibilità del diritto sovrano dei cittadini, cioè, sia di chiedere, sia di ottenere, non essendo possibile ,oppure lecito ,stabilire un rapporto tra eletto ed elettore, e pretendere di ritirare il consenso, se non a fine mandato, occasione nella quale ,però, si ripropone l’impotenza strutturale del singolo elettore a scegliere, come detto. A queste condizioni, differenze strutturali tra regimi nel mondo, e quello italiano non se ne scorgono sul punto democrazia, né sul connesso punto libertà, solennemente proclamate da noi, ma non riscuotibili in concreto, come documentato ad es., dalla perdurante produzione di innumerevoli norme incostituzionali, dichiarate o no.
Sono forse tante le riforme necessarie in Italia, ma questa dovrebbe essere considerata in prima posizione come importanza ed urgenza. Anche il sistema di finanziamento dei partiti dovrebbe, di conseguenza, essere modificato, disponendosi che i fondi pubblici siano messi a disposizioni in parti uguali per tutti i candidati, e non sia ammessa altra fonte di finanziamento o propaganda. Risulta palese, insomma, che le regole a valore legale espresse nel tempo dagli eletti non sono state pensate da cittadini, né svolgono una funzione per servirlo come dovrebbe competere ad un sovrano. Ma non finisce qui: gli eletti, a fronte di così scarse responsabilità concrete, non hanno lasciato stabilire ai cittadini neppure quello che il palese conflitto di interessi imponeva: i loro trattamenti retributivi e pensionistici(art 69 Cost. “i membri del Parlamento ricevono un indennità stabilita dalla legge”), e per giunta, questi sono stati fissati tra i più elevati nella UE e ,pare, nel mondo “democratico”. Del pari, gli eletti hanno usato il potere per esentarsi da soli da comuni responsabilità, anche penali, senza chiedere il preventivo permesso dei cittadini che invece vi rimangono sottoposti ,e si sono riservati il diritto esclusivo di nominare importanti Organi come il Presidente della Repubblica, la Corte costituzionale, il CSM, i Difensori civici, e tanti altri che è lungo enumerare, erigendo un fortilizio contro l’ingerenza del popolo amministrato, cosa ancor più incisiva se si considera l’enorme allargamento dell’invadenza dello Stato nella vita dei cittadini negli ultimi decenni. Il Potere legislativo, poi, ha espropriato anche quello giudiziario, visto che la Costituzione non prevede autonomia normativa del potere giudiziario sulle norme dell’Ordinamento giudiziario, con ……pregiudizio per la imparzialità ed indipendenza dei magistrati; Molte di queste situazioni sono dovute, certo, al fatto storico che i cittadini italiani sono stati per troppo tempo adusi al sopruso; però, il Costituente uscito effettivamente da un difficile e tragico periodo storico ,sembra aver pensato a rendere in concreto comoda la vita solo al Potere pubblico , ai cittadini solo con affermazioni di principio, ed anche qui, a fronte di tante rinunce e doveri, non si è sentito di arrivare a fissare, ad es., come nella Dichiarazione francese 1789, il diritto di tutti cittadini “di constatare da loro stessi, o per mezzo di loro rappresentanti, la necessità dei contributi pubblici, di consentire liberamente ad essi, di seguirne l’impiego e di determinarne la quantità, ripartizione, riscossione, durata”(art 14), di “domandare conto ad ogni agente pubblico della sua amministrazione”(art 15),ecc..
F. B.