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Il giorno otto marzo ricorre la festa delle donne e la maggioranza di queste lo “commemora” con fiumi di parole che vengono versati sull’argomento….già fiumi di parole si dicono l’otto marzo, e tante sono le riflessioni stimolate attraverso convegni, dibattiti e conferenze….ma trascorso questo fatidico giorno cosa rimane? Niente, a ben sentire si odono solo i lamenti degli alberi di mimosa che vengono “spogliati” senza ritegno in nome del Dio denaro, infatti si spengono i riflettori e tutto torna come prima. Ognuno a recitare la sua parte sul palcoscenico della vita, di una vita che di distinzioni, discriminazioni e predilezioni, di per sè, ne fa già abbastanza e di più dannose! Ma quale può essere l’importanza di una ricorrenza come questa e per chi, se non per ristoratori e venditori ambulanti di mimose a prezzi assurdià Ritengo che l’essere umano femminile debba essere preso in considerazione sempre e le vada riconosciuta l’importanza che merita in qualsiasi giorno dell’anno solare e non, come oggi succede, solo l’otto di marzo. La rivincita sociale e culturale della donna è un fenomeno che è andato affermandosi nel tempo, con sacrifici costanza e coerenza, per cui non può essere commemorata al pari della presa della Bastiglia come avviene in Francia o al giorno del ringraziamento negli Stati Uniti o, altresì, al pari della giornata contro il fumo o contro il cancro. No! Non può essere così riduttiva, non può essere considerata come un affrancamento dall’essere umano maschile! PER CONTINUARE LA LETTURA, CLICCARE SUL TITOLO.



…A mio parere è da considerarsi figlia di un lungo processo di maturazione socio – culturale che ha riconosciuto nelle donne, esseri umani degni di rispetto, di fiducia ma, soprattutto, degni di parola, di quella cosi detta “voce in capitolo” che spesso, troppo spesso, le è mancata. In Italia, questo processo di lenta maturazione ha seguito due velocità diverse: una, più rapida al Nord, l’altra più lenta al Sud…tanto per cambiare. Il ruolo della donna in Calabria era molto più mortificato ed oserei dire.. è più mortificato, rispetto a quello di una donna lombarda, e, questo, non tanto per volontà, quanto per “retaggio culturale” che crea quelle leggi non scritte o prassi, che dir si voglia, che si rispettano perché esistono… oltre al fatto che fanno comodo! E qui la differenza di sessi c’entra poco, mentre a farla da padrone è lo sviluppo degli esseri umani, della loro maturata capacità di riflessione, dei nuovi apprendimenti recepiti e di un generale progresso, con relativo avanzamento, di un’intera Società che hanno permesso una riconsiderazione del ruolo femminile a tutti i livelli! Alla luce di quanto scritto finora perché, allora, considerare una vittoria politica, quella della istituzione delle Commissioni per le pari opportunità? Lungi da me la volontà di essere disfattista, però è necessario riflettere su millantate conquiste che conquiste non sono e che, invece, altro non rappresentano se non la conferma di quanto dovrebbe essere garantito socialmente (perché le Società avanzate non dovrebbero frapporre ostacoli di nessuna natura al riconoscimento di pari opportunità tanto ad esseri umani di sesso maschile quanto ad esseri umani di sesso femminile) e politicamente (perché le tanto decantate pari opportunità dovrebbero essere già garantite dal combinato disposto degli articoli 2-3-4 della Costituzione…leggere per credere!). Concludo, esortando le donne a continuare ad affermare il proprio spazio all’interno di una società che si definisce globalizzata e multietnica ma che poi si perde in assurde discriminazioni di varia natura, e gli uomini ad ammettere le proprie responsabilità ed a non commettere nuovi errori in tal senso perché il valore si dimostra sul campo… solo così potremo avviarci verso la creazione di una società meritocratica e per niente impositiva inquadrata da schemi rigidi e discriminanti.