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Dal Carcere di Pavia, una poesia per la Messa di questo Santo Natale.


Nel silenzio senza rumori,

questo mio tempo

in suoni intimi.

Nei detriti frantumati

della memoria,

i ricordi agitano

il mio mare

sommerso.

Odissee inenarrabili,

rigurgitano onde

impetuose,

che gridano

di credere.

A chi e per cosa?

Se l’universo cosmico

ha perduto

il suo tempo,

il suo spazio.

Ma Tu nasci!

Per chi e per cosa?

Nella mia bestemmia

la condanna

alla condanna.

Poi trovo la forza

di pensare a Te,

che nasci e già ami.

Pensando a Te,

riesco persino

a ritrovare la mia arte,

e se mai sarà arte

maledetta,

la parola

mia scritta,

o vissuta,

chiedo a Te perdono,

che nasci e muori,

anche per me.