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E’ possibile realizzare una riproduzione artificiale dell’essere umano?


 

 

Un quesito che da sempre ha affascinato e affascina studiosi e non studiosi della mente è quello di riuscire a stabilire se è possibile realizzare una riproduzione artificiale dell’uomo. Questa problematica, affrontata dall’intelligenza artificiale, ha portato allo sviluppo di una metodologia nota col nome di simulazione del comportamento (S.B).

L’obiettivo primario della S.B è quello di riuscire a costruire un programma

in grado di produrre i processi cognitivi umani.

I modelli matematici rappresentano solo certi aspetti della teoria, ed inoltre spesso vengono modificati a seconda delle necessità che via via si creano. La verifica del modello può sia aumentare che diminuire la correttezza della teoria di cui deriva, questo rappresenta un problema cruciale nel processo di simulazione.

La simulazione del comportamento (S.B) passa attraverso due fasi la prima di traduzione del linguaggio da linguaggio naturale in linguaggio macchina e la seconda di implementazione del programma sul computer. Una volta implementato il programma, ha già subito un processo di verifica che prosegue con il confronto col soggetto sperimentale (ss = soggetto umano). Il successo del progetto è chiaramente dipendente da questo confronto ed infatti se i risultati del programma utilizzato sono identici a quelli ottenuti da ss il modello viene “valicato”. Una discrepanza tra i risultati comporta la necessità di effettuare una correzione che può avvenire a vari livelli nella teoria, nel modello, nel programma, nella sperimentazione o nella fase di passaggio da un termine all’altro.

Un programma di S.B deve essere in grado di riprodurre i processi cognitivi di qualsiasi essere umano per qualsiasi attività. Ciò significa che bisogna tener conto della storia personale del soggetto, della sua cultura, sensibilità, affettività e soprattutto della sua intelligenza.

È compito della simulazione completa è quindi quello di riprodurre totalmente il soggetto.

Se ad esempio ss è impegnato in un processo di Problem Solving, il programma dovrà essere in grado di riprodurre fedelmente il suo comportamento che non è da considerarsi solo il procedimento tramite il quale si perviene alla soluzione ma bensì tutto l’iter operativo impiegato, comprendente gli errori, i fallimenti, i successi, lo stato emotivo del soggetto e l’eventuale influenza della sua storia privata nel affrontare il problema.

Riuscire in una simile impresa è a dir poco pura utopia poiché un programma del genere non è neppure immaginabile in quanto ancora non è possibile realizzare una completa conoscenza dell’uomo a livello cognitivo, affettivo, evolutivo e per contro l’I.A non ha disposizione hardware software in grado di realizzare una simulazione così complessa.

Il vero scoglio, della soluzione di tali problematiche, è rappresentato dal fatto che la computer science che si occupa di S.B ha bisogno di calcolatori, magari meno veloci nel calcolo numerico, ma più adeguati alla predisposizione di un cammino logico.

Per poter concepire le realizzazioni di menti artificiali funzionanti sono state avanzate varie proposte:

  1. L’Imitation Game di Turing;
  2. L’Extended Turing Test di Abelson;
  3. La Bisimulazione.

Tutte queste proposte presentano dei limiti legati strettamente alla difficoltà di raggiungere l’obiettivo che si sono proposte per le ragioni che sono state prima espresse. Riprodurre la mente umana significa uscire da regole e schematismi che regolano l’intelligenza ad una mera funzione biologica prescindendo da aspetti affettivi, etici e psicologici che costituiscono l’essenza dell’intelligenza stessa. Discutere questi tentativi significa, comunque, capire quali siano i limiti e le difficoltà riscontrate nel tentativo di realizzare una riproduzione artificiale dell’uomo.