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Come ci si organizza, dopo il “nuovo arrivo”?


PER CRESCERE MEGLIO – 5

Dopo aver osservato il parto nei suoi elementi essenziali, cominciamo ad occuparci del bambino, dal “giorno zero”.

Quanto è importante il fatto che un padre assista al parto?

Il padre in sala parto, rappresenta il completamento di nove mesi vissuti bene e di una gravidanza desiderata. In genere è il padre che taglia il cordone ombelicale perché, simbolicamente, è come se interrompesse quello stato di simbiosi tra madre e figlio, dando luogo ad una triade in cui è presente anche lui. Perdersi questo momento significa non avere capito l’importanza della gravidanza e non avere iniziato bene un rapporto con il proprio figlio.

Mi è capitato di sentire uomini che, all’inizio della gravidanza della loro compagna, hanno manifestato la voglia di assistere al parto e così è stato; uomini che hanno detto ” no, non ce la faccio” e poi ce l’hanno fatta; uomini che erano sicuri di farcela e poi, in sala parto, sono svenuti!

Che ne pensi?

Guarda…. La preparazione alla gravidanza (e quindi al parto) non dovrebbe riguardare esclusivamente la donna (come è frequente constatare), ma anche l’uomo…. proprio perché la gravidanza è qualcosa che, in genere, si sceglie insieme e quindi va vissuta insieme sino al momento in cui il figlio, finalmente nasce! Preparandosi bene, si superano le preoccupazioni per quello che può accadere in sala parto anche perché, condotto bene, l’evento non è poi così traumatico! Se consideri il parto in acqua… per alcune, è praticamente un divertimento!

Beate loro!!!

Nel momento in cui il bambino nasce, nei primissimi istanti, qual è il modo migliore, l’approccio più corretto per iniziare il rapporto col proprio figlio?

Preponderante è la parola rispetto e cioè, la tutela di questa nuova creatura rispettandone la sensorialità. Ci troviamo di fronte, infatti, ad un essere umano molto delicato poiché è rimasto per molto tempo in un ambiente, tutto sommato, abbastanza ovattato e protetto… per cui, questa condizione, dovrebbe essere mantenuta anche dopo la nascita… il più a lungo possibile.

Le moderne metodiche di parto non prevedono che il bambino venga preso per i piedi, messo a testa in giù e quindi scosso (per provocare il pianto al fine di determinare la respirazione sganciata dal circolo sanguigno materno) perché il cordone ombelicale, attualmente, viene lasciato integro per diversi minuti per consentire un’adeguata ossigenazione… e allora si può dare il tempo, al bambino, di abituarsi a respirare aria senza causare un trauma agli alveoli polmonari; di conseguenza, appena fuoriuscito dal canale del parto, viene preso fra le braccia dell’ostetrica ( in questo caso ci vuole personale esperto poiché il padre inesperto ed emozionato potrebbe farlo cadere in quanto il neonato, rivestito dalla vernice caseosa, è scivoloso) e viene deposto immediatamente sul addome materno…

… cosa che, purtroppo, con me non hanno fatto…

….in maniera tale che, con ancora il cordone ombelicale integro e quindi mantenendo un legame concreto con la madre, riassapori l’odore ed il sapore della pelle in quanto viene posizionato vicino al capezzolo per iniziare la suzione.

In questo modo, si riduce al minimo il trauma del cambiamento di stato.

Questa fuoriuscita dall’utero materno può essere resa ancora meno traumatica dal parto in acqua perché consente al bambino di passare da un ambiente liquido ad un altro, ugualmente liquido ed alla stessa temperatura.

Poi, come raccomanda Frederick Le Boyer, è importante far stare il bambino a contatto con la madre, subito dopo il parto, il più a lungo possibile e, solo dopo un lasso di tempo che si valuta di volta in volta, può essere preso in braccio dal padre e deposto delicatamente in una vaschetta con acqua a temperatura corporea avendo sempre cura di tenere il braccio dietro la sua schiena: è importante che il neonato continui a sentire il contatto per tutto il corpo perché, fino a qualche momento prima, era costretto all’interno della stretta “capsula” uterina, in cui si era abituato. Perdere bruscamente questi “confini” corporei produce uno shock che può costituire, ad anni di distanza uno degli elementi prodromici che, associati ad altri eventi della vita, potranno creare quel disturbo che si chiama agorafobia e cioè la paura degli spazi aperti.

Per un principio similare, l’essere sollevato per i piedi e sospeso a testa in giù, rappresenta uno dei motivi per cui, molti di noi, soffrono di vertigini (me compreso, in situazioni di forte stress)

Come è possibile che accada una cosa del genere?

Scusa, cos’altro potrebbe accadere dopo essere sospesi come di salami, all’improvviso? Ti senti precipitare verso il basso per sovrasaturazione di informazioni dei centri nervosi che registrano la nostra posizione nello spazio!

Torniamo alla cura dei primi momenti dopo la nascita, che è meglio!

È inutile arrabbiarsi, questo trattamento, noi della “vecchia guardia”, lo abbiamo subito tutti, perché si credeva che fosse giusto.

Tornando al neonato…. andrebbe deposto con cura nella vaschetta, sempre abbracciato, e non strigliato, non strofinato (perché la vernice caseosa non lo danneggia), ma massaggiato delicatamente rispettando i suoi tempi… il che può richiedere anche più di mezzora, possibilmente usando un sottofondo musicale che gli ricordi le melodie ascoltate in gravidanza, per dargli modo di riconoscere degli elementi amici.

Dopo i controlli di rito, è bene avvolgerlo avvolgerlo in una coperta morbida (non troppo pesante, perché gli ambienti sono riscaldati!) e recarsi nella stanza: da quel momento in poi, comincerà la dura battaglia per proteggerlo dall’invasione dei parenti.

Beh… questo è un altro grosso problema!

Un genitore cerca di rispettare il figlio e di proteggerlo, ma dall’altra parte si rischia di offendere i parenti che sembrano non capire…. finchè il bambino cominicia a piangere disperatamente….

E’ un errore quello di mettere il neonato “a disposizione” dei parenti perché, il piccolo, non riconosce l’energia delle persone nuove e quindi avverte la sensazione inconsapevole di essere abbandonato; deve stare a contatto, quasi come i marsupiali, della mamma e del padre (perché ne ha sentito la voce e l’energia durante la gravidanza) e, per le prime settimane, è importante che le figure principali rimangano queste due. Si può derogare solo se esiste l’esigenza improrogabile di affidarlo alle attenzioni di una baby-sitter (certo, non è il massimo, ma si cerca di limitare i danni!).

Soltanto con molta gradualità il bambino si aprirà al mondo esterno, man mano che il sistema nervoso comincerà ad “andare a regime”, acquisendo dati dall’esterno e diminuendo la tensione per il “nuovo”.

Invece.. c’è la tendenza a non considerare l’aspetto psicologico dei bambini… si dice “tanto…anche se piange! …poi comunque dimentica!..”

Non è vero niente! Considera che un trauma, sia fisico che psicologico, nella mente di un bambino, in cui ci sono pochissimi ricordi, occupa uno spazio immenso… mentre nella mente di un adulto si può pensare e sperare che venga diluito nella massa delle idee.

Diciamo che adesso noi stiamo valutando un parto…. così come dovrebbe avvenire…

Sì…, un parto nel rispetto dei sensi del bambino, della madre e… del padre.

Ma quando un parto è traumatico, come è successo a mia figlia che ha avuto la rottura della clavicola edc una paresi ostetrica al braccio sinistro…

Che si può fare per aiutare il neonato? …. Ci sono comunque mille tipi di problemi possibili… Un genitore come si deve regolare?

Un genitore dovrebbe informarsi ancor prima che si presentino situazioni del genere, sapere in quale centro andare per ottenere un parto che sia il migliore possibile e quale specialista contattare nel caso di qualche “inconveniente”… oggigiorno, con tutti controlli che si effettuano durante la gravidanza e l’efficienza raggiunta nei centri preposti, è veramente difficile che si verifichino imprevisti di rilievo come, invece, nel passato.

Bisogna prepararsi per tempo ad affrontare con calma e razionalità anche eventuali problematiche perché, vittime della stanchezza o del trauma di aver visto un figlio in difficoltà, non si può essere sufficientemente lucidi per scegliere la soluzione migliore.

Tu hai avuto delle spiegazioni dall’osteopata, in base alle quali hai capito che, probabilmente, un bambino può essere aiutato molto dalle metodiche messe a disposizione da questa “pratica medica non convenzionale”… ma tu non lo sapevi perché, altrimenti, avresti potuto seguire (prima ancora della tua gravidanza) qualche trattamento su altri bambini per verificarne “sul campo” l’effettiva validità e quindi metterti in in una condizione di massima tranquillità, magari facendoti seguire anche da un consulente psicologo.

Con queste premesse ed in un centro migliore, quasi certamente tu e tua figlia, non avreste subito tutti quei disagi!

Quello che mi dispiace è che soprattutto lei, pur non avendone coscienza, se lo porterà dietro per tutta la vita.

Questo rientra negli imprevisti che possono verificarsi quando non si programma bene e si incappa in una struttura sanitaria non all’altezza della situazione…

Certo, sono inconvenienti che NON dovrebbero esistere!

Comunque, se lo riterrai opportuno, potrai chiedere la consulenza di uno psicologo dell’età evolutiva per scoprire eventuali strascichi ed approntare strategie terapeutiche adeguate.

Mi hanno detto che, nel centro dove io ho partorito, le paresi ostetriche sono all’ordine del giorno… purtroppo… e c’è chi è stato meno fortunato di mia figlia e non l’ha superata ed è rimasto “offeso” per tutta la vita.

Veramente queste cose sono davvero assurde! Infatti, il bambino, nell’uscita del canale del parto, compie due rotazioni fondamentali che sono dettate da leggi di meccanica fisica… Non può non ruotare… ma se l’operatore è maldestro, può produrre dei danni… Ah! Se si lasciasse fare a mamma e figlio!


Nel caso, come il tuo, di rottura precoce della borsa amniotica, si può anche decidere di scegliere di non rischiare sul bambino e procedere col parto cesareo… Sono valutazioni che andrebbero fare prima del parto e che un operatore (ginecologo o ostetrico che sia) dovrebbe tenere in considerazione… e comunque, visto che hai partorito naturalmente, avrebbero potuto usare anche dei lubrificanti… ci sono molti rimedi!

Non hanno usato un bel niente!

Hanno danneggiato mia figlia e mi hanno incisa e poi “cucita” per un lungo tratto con il risultato che non sono stata in grado di sedermi per più di 20 giorni!

E’ assurdo perché, per la mia famiglia, le cose sono andate diversamente. Noi abbiamo scelto, tutto sommato, un centro in un piccolo paese e mia moglie ha dato alla luce Mariarita prima e Valentina poi, senza problemi. Come ti ho già riferito ce ne siamo tornati nella stanza e non sembrava neanche che avesse partorito. Con la seconda figlia (che è nata di sera, in 18 minuti), dopo mezzora dall’uscita dalla sala parto, mangiavamo panzerotti e pizzette (erano chiusi tutti i ristoranti)!

Non ci posso credere!

A dirla tutta, mia moglie, il giorno dopo, si è scoperta dei puntini rossi tipo morbillo: erano capillari rotti perché, per far cercare di velocizzare le operazioni, nella fase espulsiva aveva “spinto” con troppa irruenza. Ma non c’è da meravigliarsi, perché in quel periodo si era tenuta molto allenata dal punto di vista fisico. Pensa che, una settimana prima del parto, abbiamo guadato dei ruscelli in campagna, in compagnia di due amici!

Se avessi avuto un altro figlio, te l’avevo già detto, avrei partorito in acqua, ma.. ormai… è una cosa che non potrà accadere mai più!… Ho già dato!!!

Senti, quanto è importante volere allattare? Io ho notato che ci sono molte mamme che, già da prima del parto, preannunciano di non volerlo fare… perché si rovina il seno…. e, guarda un po’, il latte non lo producono! Io volevo allattare e l’ho fatto finche mia figlia non ha compiuto 8 mesi….. Che ne pensi?

L’allattamento rappresenta la prosecuzione di un dialogo molto intimo fra mamma e figlio perché non arriva solo cibo, ma anche affetto, calore, disponibilità, accettazione proprio dall’organismo materno e dal contatto con esso. Si possono verificare anche delle situazioni anomale per cui una donna ha dei disturbi (come la mastopatia fibrocistica o dei fibroadenomi che le danno fastidio) rendendo l’allattamento qualcosa di veramente difficile… Tranne che in questi casi, bisognerebbe preparare la futura madre, quindi ancora prima della gravidanza, all’accettazione del bambino perché, soprattutto se è una giovane donna, può vivere dei momenti conflittuali, una volta avuto il bambino, di accettazione e di rifiuto perché quest’ultimo in definitiva è comunque un estraneo (avendo solo il 50% del proprio patrimonio genetico). Quindi, se la madre non è cresciuta in un ambiente dove c’è stato il culto dei figli, può andare incontro a questo tipo di conflittualità fisiologica: a queste condizioni, rifiutare l’allattamento consente di preservarsi dalla produzione di ulteriori conflitti (accettazione e rifiuto) che il bambino avvertirebbe e “somatizzerebbe”. Bisogna valutare in maniera elastica e flessibile il rapporto madre-figlio.

...Ma, comunque, conta il fatto di “volere” allattare?


….Siccome l’allattamento viene determinato dal rilascio di alcuni ormoni il cui controllo è ipofisario e l’ipofisi viene gestita in gran parte dall’ipotalamo (che dialoga con le emozioni), è ovvio che, se una donna non è disponibile all’allattamento, molto probabilmente non produrrà latte …anche se di tutto questo può non accorgersene…. però vorrei non colpevolizzare le donne che hanno difficoltà ad allattare… perché comunque perdono molto… Perdono dei momenti molto particolari di dialogo col figlio… ma, come ti ho spiegato prima, tutto rientra in una non adeguata preparazione alla gravidanza, al parto ed alla presenza di un essere che, comunque è nuovo e, in parte, estraneo.

Il dialogo che avviene con l’allattamento, continua con le parole, ma anche con i gesti… cioè… la mamma ha occasione di “toccare” il figlio… Anche se oggi l’informazione è maggiore rispetto ad un tempo, vogliamo spiegare quale è il migliore approccio, a livello fisico, con il figlio?

Più accarezzi un bambino, più stimoli lo sviluppo della sua sensorialità… che va di pari passo con le capacità intellettive; di conseguenza, un rapporto aperto, sia da parte della madre che dalla parte del padre, nei confronti di questo nuovo arrivato, facilita di molto la vita di quel periodo e favorisce un migliore sviluppo auxologico (psicofisico). E’ importante che il bambino si senta protetto e questo avviene anche e soprattutto con il contato fisico… che poi è sempre di tipo psico-fisico…e quindi, a seconda di come si accarezza un bambino, della pressione che si esercita su di lui, si trasmettono delle emozioni che possono essere positive, negative o conflittuali.

Questo è valido non solo per i neonati?!

Vale per tutti!… solo che l’adulto può aver sviluppato una sorta di corazza che gli riduce la percezione inconsapevole, mentre il bambino no.

Mi riferivo a bambini più grandi… come mia figlia e tua figlia che, a sei anni, probabilmente ricevono ancora in toto questo pacchetto emozionale che viaggia con le carezze….

Ma se noi osservassimo, attraverso i documentari, la vita degli animali, ci accorgeremmo di quanto è importante il contatto quando i cuccioli si strofinano al corpo della madre o del padre…. .proprio dalla testa alla coda… perché, in questo modo, si trasmettono tanti messaggi e se ne ricevono altrettanti che contribuiscono alla costituzione di una solidità psicologica in quanto, sentirsi accettati, significa camminare tranquilli e senza paure nei confronti del mondo.

E’ vero… io lo riscontro in mia figlia… anche se, nel darle un buon contatto fisico, ho avuto pure io i miei momenti di crisi dopo la sua nascita…

Diciamo che non sei stata nemmeno tanto aiutata…

No! Diciamo che tutto quello che ho fatto, l’ho fatto da sola… ho fatto solo un corso di preparazione al parto… avevo “lavorato” su me stessa con te, ma diverso tempo prima…

Comunque… io, nel rapporto con mia figlia, ho dato sempre molta importanza ( e lo faccio ancora) al contatto fisico… per me è un aspetto fondamentale del nostro rapporto…. e mia figlia, forse anche per questo, è legatissima e me.

Mia madre, alle volte, è meravigliata e seccata da questo attaccamento… mi sottolinea che, pur vedendomi poco , la piccola stravede per me… e non se ne spiega il motivo… si lamenta del fatto che alle volte urla…” E vabbè”, le ho detto, “pure tu, alle volte, le sbraiti in faccia!”

Beh, questa è una cosa che io faccio molto raramente, anche se talvolta sono costretta a richiamarla…, però c’è modo e modo!

Quando mia figlia era ancora molto piccola ricordo con rammarico che… forse perché non ero abbastanza matura… , in preda alle mie crisi, ero capace di gridarle in faccia… ed aveva magari sei mesi!

Eh, che vuoi fare! Anche una persona matura, quando è sottoposta a tensioni…. cede!…

Quando una persona non dorme bene per un mese, due, tre… e poi deve lavorare ed affrontare le difficoltà quotidiane, il rapporto con un figlio diventa problematico… perché si comincia a vedere di più gli aspetti positivi di quelli negativi…. Ecco perché bisogna programmare la gravidanza in due e stabilire una divisione dei compiti.

Comunque, tornando ad oggi, che mi ritrovo da sola a crescere questa figlia, da mamma matura, devo dire che posso affermare con certezza di fare senz’altro meglio di mia madre; non dimentichiamo che, una volta, si diceva che i bambini si baciavano solo mentre dormivano!

Si evitava il contatto tra genitori e figli...

Evitare il contatto aveva a che fare con la paura di non sapere come comportarsi e, mantenere il distacco, proteggeva più il genitore che il bambino! Non si aveva la conoscenza dell’importanza di uno sviluppo di tipo affettivo diretto e questo non solo per un corretto rapporto interpersonale, ma per un corretto rapporto con se stessi.. Un bambino, amato in maniera anomale, senza farglielo capire, diventerà un essere umano difficilmente in grado di amare se stesso… perché non ha mai imparato a farlo!

È vero, lo so per esperienza personale. Io sono stata sicuramente amata dai miei genitori, ma in una maniera sbagliata.

Ognuno di noi si porta vantaggi e svantaggi dell’epoca in cui nasce. Se tu fossi nata fra 100 anni avresti avuto meno possibilità di vivere in un ambiente come quello nel quale sei cresciuta, ma se fossi nata 200 anni fa, un ambiente familiare come il tuo, sarebbe stato addirittura all’avanguardia!

Come ho avuto modo di affermare in un’intervista televisiva, “Chi ti offre una serpe, può darsi che non abbia altro da darti: il suo, quindi, è comunque un gesto d’affetto!”

….Beh…. anche oggi ci siamo superati! ..Tu a spiegare ed io ad apprendere…. eh… voglio “crescere” ancora!

Continuiamo la prossima volta! Puntuali eh?!

Ciao-ciao!

G. M. & S. L.