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Brevi riflessioni per chiedersi i perchè di una condizione sperequativa nei confronti del “sesso debole” e come far capire agli uomini l’importanza di trasformare la donna da controparte ad altra metà del cielo.



La Corte d’appello islamica dello Stato di Sokoto, in Nigeria, ha assolto Safiya Husaini accusata di adulterio e condannta alla lapidazione. Purtroppo la condizione femminile nel crepuscolo mattutino del terzo millennio, è fortemente penalizzata da parametri attuativi inclini ad una situazione sperequativa. La violenza commessa contro le donne è un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza, sviluppo e pace, violando, di fatto, il godimento dei più elementari diritti umani.

In ogni Società, i soprusi e le sopraffazioni in tal senso, sono perpetrati in misura inversamente proporzionale alla creazione di un tessuto sociale in cui l’istruzione “illuminata”, crei i presupposti di maturità e benessere.

Questa imposizione dura e prepotente nei confronti del “sesso debole”, costituisce una palese manifestazione delle relazioni storicamente ineguali fra uomo e donna rafforzata da fattori culturali e religiosi ed esacerbata da pressioni sociali. Per contrastare questo trend, diviene basilare rafforzare le strutture produttive legate all’innovazione (per favorire la prevalenza del lavoro mentale su quello basato sull’utilizzo della forza, tipicamente maschile), investire nei settori che migliorino, attraverso una formazione adeguata, la qualità della vita.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una Società “sana” non si occupa soltanto di prevenire e curare le malattie, ma si adopera per garantire un complessivo benessere psicofisico della persona.

È sempre più evidente, la necessità di adottare misure appropriate inerenti l’adeguamento dei meccanismi istituzionali del mainstreaming (coordinamento strutturale per riesaminare normative, politiche, programmi e proposte ) affinché, soprattutto dall’alto, giungano segnali tesi a modificare modelli comportamentali negativi stereotipati ed a creare un dialogo nelle leggi sociali, che metta in condizione i cittadini (uomini e donne) di capire come appagare ciò di cui hanno bisogno.

Uomini migliori, dialogano meglio con l’universo femminile, trasformando la donna da controparte ad “altra metà del cielo”.

La migliore garanzia di sviluppo, poggia sugli sforzi che tutti compiono, dopo aver ricevuto gli apprendimenti necessari, ciascuno al proprio livello. C’è bisogno di educatori che ci insegnino a godere di interagenze pacifiche, ad avere consapevolezza del proprio spazio vitale per poterlo difendere dagli insulti di chi vuole prevaricare. Un vero Welfare State ( il sistema, cioé, con cui lo stato assume un ruolo promotore del benessere dei cittadini attraverso provvidenze istituzionali), deve avere come obiettivo quello di aiutarci a crescere rendendoci autonomi ed indipendenti.

Questo conduce alla convivenza pacifica in un consorzio umano che lavori compatto.

La conoscenza dei requisiti per lo sviluppo e la maturazione della Società, rappresenta un patrimonio che non è dell’uno soltanto ma dell’uno e di tutti e deve costituire un momento di unità, un’occasione di stare insieme, vivere insieme, insieme lavorare e credere nell’avvenire, perché ogni essere umano abbia il diritto di realizzare tutto quello che può esprimere, non quello che gli altri credono che si debba fare…nel bene o nel male!