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Appunti di viaggio in uno dei santuari più visitati nel mondo

Ore 4: partiamo in macchina da Cosenza alla volta di San Giovanni Rotondo aggiungendoci così alla numerosissima schiera di visitatori che, attratti dal frate con le stigmate , fanno del paesino posto ai piedi del Gargano, una delle mète religiose più accreditate nel mondo della cristianità.

Arriviamo dopo circa 4 ore di viaggio attraverso la costa dell’Alto Ionio, la Basilicata e gran parte del tavolato delle Puglie compreso tra Taranto e Foggia.

Alle 13 il termometro segna 41 gradi, quasi nella norma per un’assolata giornata di Luglio. A quell’ora ci dirigiamo verso la Chiesa di S.Maria delle Grazie già visibile da lontano in virtù di una enorme immagine del santo posta a coprire la facciata principale del santuario, a sua volta adiacente al monumentale complesso della Casa Sollievo della Sofferenza uno dei più attrezzati presidi Ospedalieri Italiani voluto proprio da padre Pio .

La prima impressione che si coglie , nonostante i numerosi pellegrini, è quella di una grande compostezza, favorita soprattutto dalla pregevole organizzazione dei Frati Minori ,custodi e continuatori del messaggio di Padre Pio, che hanno saputo creare le condizioni ideali per un corretta fruizione del santo luogo.

Tutto si svolge con ordine: la visita alle due chiese; il percorso che porta alla Tomba del santo, alle sue stanze, al crocefisso dinanzi al quale P.Pio ebbe il dono delle stigmate. Colpisce soprattutto la discrezione con cui i Frati si affidano alla carità dei fedeli: il commercio, già deprecato da padre Pio in vita, è tenuto a debita distanza consentendo al frate di Pietrelcina di continuare a “fare chiasso” nell’intimo di chi si accosta al mistero salvifico nella Chiesa di san Giovanni Rotondo.

Sta qui il secondo aspetto che ci è dato di cogliere: anche chi si accosta inizialmente per pura curiosità al Convento avverte la sensazione di non visitare solo dei luoghi della memoria, bensì di vivere l’esperienza di una presenza. Tutto parla al presente : in più parti del Santuario si trovano dei punti di raccolta di messaggi che i fedeli possono scrivere indirizzati al santo e che puntualmente ogni sera alle 20,30 i frati depongono ai piedi della sua tomba. Ogni visitatore rientra con la certezza che la sua vicenda umana ha trovato finalmente accoglienza . Fuori il mondo sembra essere troppo distratto, incapace di ascoltare, e forse il vero motivo per cui in giro c’è tanta solitudine sta proprio nel fatto che molti sono disposti a dire, pochi ad ascoltare.

Tra i tanti frati che circolano per il convento ne avviciniamo uno; siamo fortunati poiché ci imbattiamo in una delle tante persone che ha sperimentato il potere di intercessione di Padre Pio. Si chiama Padre Gherardo. Viene da Parma a San Giovanni Rotondo ogni anno per un mese intero.

“Ne parlerò a Pio….”; il suo modo di dire , comune tra i frati della comunità, avvalora quanto dicevamo: Padre Pio è avvertito come una presenza reale in mezzo a loro. Tempo fa Padre Gherardo fu in fin di vita per una grave forma di peritonite. Padre Pio si avvicinò a lui ed affondò una sua mano piagata nell’addome. Guarì all’istante e da allora non ha mai cessato di rendere grazie a Dio dando la sua testimonianza . Come lui tutti i frati operosamente impegnati nella gestione del santuario. Fra loro Fratel Modestino, 88 anni molti dei quali trascorsi alla sequela di P. Pio. La gente fa la fila per ore pur di poterlo incontrare o magari solo per poter toccare il rosario o un guanto donatogli dal santo.

Verso sera usciamo dal convento e ci sediamo nel piazzale antistante: di fronte a noi la gigantografia riproducente il santo nell’atto di benedire ; alle spalle l’Ospedale casa sollievo della sofferenza; sulla destra l’imponente scalinata della Via Crucis; tutto intorno gente di ogni razza e provenienza. In tutto questo un comune denominatore: la Croce; piccola o grande che sia , contraddistingue la sequela a questo mondo. E’ il “mistero dell’iniquità” che Padre Pio portò impresso nel suo corpo per 50 anni. Il suo Si alla sofferenza, il suo viverla non come fine a sé stessa ma in funzione del prossimo, il suo indugiarsi nella profondità delle anime senza soste, il suo sguardo rivolto alle realtà ultraterrene sono dei messaggi capaci di smuovere le masse che, come ai tempi di Cristo, pur nel mezzo della innovazione tecnologica chiedono acqua e pane, chiedono di essere ascoltate , chiedono di essere amate.

San Giovanni Rotondo continua ad essere un “centro di ascolto” importante. Quel blocco di marmo nero che racchiude le spoglie del santo del terzo millennio non è un reliquiario ma una pietra viva capace ancora di parlare con semplicità il linguaggio dell’amore.

Le ombre vespertine calano sul santuario: riprendiamo la strada del ritorno avendo impresso nella mente lo sguardo di Padre Pio, profondo e scrutatore, dolce e severo al tempo stesso. Sappiamo cosa chiede a ciascuno di noi: rispondere sarà la parte più …difficile del pellegrinaggio!

PINO BARBAROSSA